Oscar e Shingen: le origini
Nell’antica Nyra, potente regno dei draghi d’oro, venne stipulato un patto che avrebbe per sempre unito due razze: quella dei draghi Gialli, a cui appartenevano Bestor e il figlio North e quella dei draghi Verdi, a cui appartenevano Atheros e la figlia Atma.
North, tra le tante regole da rispettare, se avesse sul serio voluto Atma in sposa, non avrebbe più avuto il permesso di conoscere i segreti del potente Cristallo di Luce custodito a Yeur. Bestor attraverso un giuramento con Sacor, il suo protetto; ruppe il sigillo che custodiva il cristallo. Questo permise a Sacor di divenire il cavaliere dei Draghi.
L’accordo fu rispettato da entrambe le parti ma North nel suo profondo si sentì tradito e con il passare del tempo nel suo cuore si insinuò una grande voglia di vendetta.
Rubò, purtroppo aiutato da Sacor, il Cristallo di Luce decretando così la fine dei regni dei Draghi e fuggirono dove nessuno sarebbe stato più in grado di trovarli.
Di Nyra restò solo un piccolo pezzettino di terra, una piccola pietra ed un albero.
Nei secoli la storia di Nyra venne tramandata come un’antica leggenda poi venne del tutto dimenticata. La vita andò avanti. Storia e fantasia si mescolarono tra loro e tutto sembrava essere ritornato alla normalità.
Il mondo popolato da esseri umani iniziò a progredire, la natura crebbe rigogliosa grazie all’aiuto di chi da secoli sapeva come prendersi cura di essa.
Purtroppo la pace non regnò a lungo.
Anche se considerati esseri benevoli i draghi portavano con loro le vicende di un antico disastro e gli esseri umani condussero una vera e propria guerra contro queste mistiche creature. Così ripiombò il buio per anni fino a quando Rillith e Baulino non riportarono pace e serenità dividendo regni e mondi.
È da qui che iniziano le avventure di Oscar sulla sua piccola isola di Lemuria insieme ai suoi amati amici Leodor e Karin e la sua sorellina Hea.
0scar è un ragazzino di dodici anni, curioso e sognatore, ama viaggiare anche se solo con la fantasia ma crede vivamente che oltre la sua Lemuria esistano sicuramente altri regni e persone che attendono di essere conosciuti, esplorati, vissuti.
Decide a questo punto di parlarne con la sua migliore amica Karin, una ragazzina di dieci anni ma da sempre compagna di avventura di Oscar.
Così una mattina, Oscar, esordisce: <<Io vorrei tanto viaggiare e conoscere altri mondi lontani, tu non ti sei mai chiesta cosa o chi troveresti?>>
Karin, che non aveva mai e poi mai pensato che oltre Lemuria ci potesse esistere dell’altro, per un attimo pensò a quanto sarebbe stato bello se sul serio si sarebbe potuto viaggiare e scoprire nuovi mondi. Condivisero, così, il loro sogno con Leodor e Hea.
Il loro segreto venne percepito da chi da sempre si prende cura dei sogni dei ragazzini rendendoli meravigliose realtà.
Magicamente un elfo, Baulino e una graziosa follettina, Rillith, si presentano agli occhi dei quattro ragazzini spiegano loro di non aver nessuna paura perché grazie a loro quel sogno si sarebbe presto trasformato in realtà e anche se, in realtà, non avrebbero potuto seguire tutti e quattro, perché erano stati assegnati a Karin e Oscar, poterono fare una piccola eccezione visto che questo avventuroso sogno li accumunava.
Miku e Asia, rispettivamente l’elfo e la follettina di Leodor e Hea, inoltre, non avrebbero mai e poi mai potuto stare al loro fianco perché impegnati in una battaglia oltre l’etere.
Baulino e Rillith provengono da due meravigliosi regni; Baulino è
l’ elfo del Sole. Il suo elemento principale è il fuoco ma, dato il suo alto grado di saggezza, ha il controllo assoluto sui quattro elementi, ossia, aria, terra e acqua e può usarli tutti indifferentemente. Può agire solo ma se viaggia preferisce farlo in compagnia e può scegliere con chi. Da anni viaggia con la follettina Rillith perché hanno lo stesso compito, ossia quello di vegliare sugli uomini e sui loro sogni e desideri, soprattutto quelli dei più piccini.
Baulino parlò a lungo del suo regno facendo appassionare i quattro amici a questi fantastici regni.
<<Io sono nato da un raggio di Sole. Il mio regno si chiama Finrod-Acalìon, ossia regno degli Elfi di Sole.
La maggior parte degli elfi del Sole vive su un’isola al centro dei Mari chiamata Rielv-Aëaň.
Siamo famosi per la nostra padronanza nell’uso della magia e siamo i responsabili di tutte le altre città elfiche.
Gli elfi del Sole hanno la pelle bronzea, i capelli biondi e gli occhi verde-azzurro o color oro.
Indossiamo abiti semplici, amiamo i colori freddi, soprattutto il verde e il blu.
Ci piacciono le canzoni allegre, amiamo i giochi di abilità e astuzia. Il nostro regno è fonte di calore e coraggio.
Da qui deriva l’elemento fuoco.
Il fuoco simboleggia la forza e l’immortalità e lo usiamo in magia per ottenere risultati rapidi. Inoltre, serve per cucinare o riscaldarsi nelle giornate fredde!
Gli elfi del fuoco, proprio come me, possono prevedere le cose e grazie a questo evitare di fare errori.
Siamo caratterizzati da una vivace intelligenza.
Il Sole, infine, dona la vita, da questo otteniamo il nostro elemento Fuoco che ci aiuta nelle imprese>>.
Anche Rillith fece conoscere il suo magico regno e parlò di quanto fosse incredibilmente straordinario essere una follettina delle cascate.
<<Io sono una follettina delle cascate però posso abitare anche nel mare, nei boschi o sulle montagne. Vivo in un regno lontano dove vi è pace e tranquillità. Un luogo avvolto da un profondo mistero, tra il vento e le foglie, tra i riflessi delle onde e l’acqua cristallina di una piccola cascata di montagna.
Dormo sotto le stelle, tra il trillare dei grilli e lo scorrere dell’acqua dei ruscelli. Sono amica di tutti gli animali, cavalco delfini e aiuto uomini e marinai in pericolo, posso vivere anche sulle nevi. Il nostro magico regno è detto “Regno tra realtà e fantasia.”
Al centro del mondo umano, nella sua profonda essenza, sorge il meraviglioso regno di Aref-Rion.
Nel regno dei folletti il tempo trascorre molto lentamente e anche se gli an-ni passano noi sembriamo sempre piccini e il nostro aspetto, è simile a quello dei bambini. Inoltre non ho ombra alla luce del sole e molte razze sono immortali come ad esempio la mia. Io faccio parte della razza Nìvet.
Sin da quando ero piccola, il mio principale compito è stato quello di viaggiare attraverso i mondi. Mondi oltre il mio, per conoscere e aiutare, per sperare e far sognare. All’inizio viaggiavo con il folletto del bosco, il folletto più grande e saggio, il quale mi ha insegnato moltissimo, poi, per completare il mio insegnamento mi hanno assegnato il compito di viaggiare con gli elfi e hanno scelto Baulino come mio valoroso compagno e ora è passato non so più quanto tempo e da millenni viaggiamo insieme».
Queste importanti spiegazioni da parte dei loro nuovi magici amici furono date a Oscar, Leodor, Karin e Hea all’interno del fantastico mondo di Dolcilandia. Il loro magnifico viaggio infatti ebbe inizio sin a subito. Baulino e Rillith quella magica notte fermarono il tempo su Lemuria e iniziarono il viaggio in posti incantati che nessuno avrebbe potuto mai immaginare.
A Dolcilandia conobbero fantastici omini fatti interamente a forma i dolci, caramelle, confetti. Piccoli e teneri uomini che un tempo vivevano a stretto contatto con Lemuria. Impararono sul serio tantissime cose, “lavorarono” nella fabbrica di cioccolato capendo non solo l’importanza di quanto sia essenziale essere tutti uniti ma soprattutto che nulla è più rilevante di credere in quei valori che sono le basi per un mondo migliore: “l’amicizia, il rispetto per se stessi, per gli altri, l’amore e l’importanza di mantenere un giusto equilibrio tra uomo e natura affinché ci possa essere serenità.
Conobbero il piccolo e pasticcione drago Nelko il quale, purtroppo, spaventato iniziò ad attaccarli ma grazie all’aiuto di Rillih e Baulino e grazie agli oggetti magici a loro donati tutto ritornò alla normalità…
Realtà a loro sconosciute si prostrarono ai loro occhi facendo crescere i quattro amici e rendendoli consapevoli della grandezza che nascondeva la loro piccola Lemuria.
Rientrati nelle loro casette dopo questo primo lungo viaggio i nostri quattro amici non smisero di avere sogni e aspirazioni anzi l’ansia di viaggiare, di conoscere, di sapere e scoprire li rendeva ancora più uniti a Rillith e Baulino.
Molto distante dalla piccola isola di Lemuria, sorgeva lo sconosciuto, continente di Linde anch’esso avvolto in misteriose leggende. Furono proprio queste leggende ad attirare il povero Isak, padre del piccolo Shingen, sul monte Iyron.
Shingen e la sua famiglia abitavano nella tranquilla cittadina di Aleran ma furono costretti a trasferirsi a Talalum-Brich. Hania, mamma di Shingen iniziò a lavorare nella taverna del signor Carter per assicurare a Shingen un buon riparo e cibo caldo ogni giorno. Accertatosi che la sua famiglia stesse bene e in ottima compagnia Isak proseguì il suo solitario viaggio verso quel tanto ambito monte.
Hania però non perdeva la speranza, sapeva che un giorno la sua famiglia si sarebbe riunita e finalmente la vita avrebbe riavuto senso. Nel frattempo si prendeva cura del piccolo Shingen, affinché non gli mancasse nulla e si dedicava al lavoro.
Shingen crebbe forte. Il suo unico scopo era quello di diventare un uomo coraggioso e un guerriero come il padre.
Era un bambino solitario e tutt’ora, all’età di soli sedici anni è così.
Era un ragazzino impavido, sveglio e dall’occhio vispo, non molto alto, dalla corporatura robusta ma non grassa, molto agile e veloce. Era molto carino: aveva grandi occhi marroni, capelli scuri molto corti e lineamenti molto dolci.
Aveva un carattere forte e spesso dava l’impressione di essere arrogante, sfrontato e insolente ma era solo un modo per non affezionarsi alla gente.
Era un ottimo ascoltatore, però di sé non parlava mai a nessuno.
La taverna del Sig. Carter era la sua casa e, anche se gli procurava dolore, era l’unico posto dove poter tornare e dove vi era gente che conosceva.
Purtroppo, Shingen, a soli sette anni perse la madre.
Ora era un giovanotto e il suo passato non lo scalfiva più. Lo teneva custodito dentro sé e andava avanti giorno dopo giorno con la speranza di poter vendicare la sua famiglia.
Prima di partire, Isak, regalò a Shingen una spada in legno, fatta da lui: «Ecco figlio mio, fino al mio ritorno sarai tu l’ometto. Questa spada ti aiuterà a proteggere te e la mamma.»
Non si diede mai pace per la perdita dei genitori e forse, dentro sé, si sentiva in colpa per non aver fatto nulla per impedire il rapimento della sua e di quella di Ikyo.
Il Sig. Carter, quel lontano giorno di nove anni fa, era fuori per delle commissioni e portò con sé il piccolo Alan. Al suo rientro vide che della sua taverna erano rimaste solo rovine e nascosti in un angolino, tremanti e pieni di paura, c’erano la sua piccola Ikyo e Shingen.
Ikyo era una ragazzina di sedici anni, molto bella, aveva lunghi e morbidi capelli lisci e neri, adornati sempre con legnetti o perline. Si presentava con un fisico asciutto ma formoso, occhi a mandorla non molto grandi ma intensi e profondi. Il suo sguardo era deciso e intrigante. Aveva un carattere forte per l’amarezza di ciò che la vita le aveva portato via ma nascondeva tanta dolcezza e nel suo profondo aveva paura della gente che la circondava.
Queste vicende portarono Shingen a cercare fama e vendetta lontano da Talalum-Brich, quindi si allontanò da quella taverna lasciando un vuoto incolmabile nel cuore della dolce Ikyo.
Si diresse prima di tutto ad Aleran dove un famoso forgiatore di spade gli fece da maestro, gli forgiò il “Battito Tagliente”. Poi da lì proseguì come un valoroso guerriero il suo viaggio alla scoperta di quali misteri nascondeva non solo Iyron ma l’intero continente di Linde.
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