Lo Stato Tributario del Sud

La letteratura cinese costituisce senza ombra di dubbio uno dei patrimoni più preziosi per l’umanità; in particolare, la poesia e la narrativa raggiungono il loro massimo splendore durante la dinastia Tang (618-907 d.C.), grazie anche all’apporto di una classe intellettuale di cui facevano parte i nuovi funzionari della burocrazia imperiale che, per passare l’esame di Stato, erano tenuti a cimentarsi anche nel genere letterario per fare una buona impressione sugli esaminatori. La storia che mi piace raccontare, quella del “Governatore dello Stato tributario del Sud” (attribuita allo scrittore Li Gongzuo), è sicuramente uno degli esempi più suggestivi della fiaba cinese.

LO STATO TRIBUTARIO DEL SUD[1]

Racconti della dinastia Tang

Chunyu Fen era uno dei funzionari più stimati di tutto l’impero e conduceva una vita per molti invidiabile. Aveva tuttavia il brutto vizio di bere e non di rado veniva ripreso dai suoi superiori per questo motivo: una volta venne sorpreso da un potente generale completamente ubriaco, per cui venne destituito dal suo incarico.

Tornato triste e sconsolato alla casa paterna, nei pressi della città di Yangzhou, passava le sue giornate tra bevute e divertimenti, per dimenticare le sue disgrazie.

Un giorno, Chunyu si era addormentato ai piedi di un frassino dopo l’ennesima delle sue sbronze, quando venne risvegliato da un rumore improvviso quanto inaspettato.

Aperti gli occhi, il giovane Chunyu Fen vide due messaggeri vestiti di abiti color porpora presentarsi a lui con modi assai cerimoniosi; i due si inginocchiarono e dissero di essere due inviati del regno di Frassinide: “Sua Maestà il nostro amatissimo sovrano ha inviato noi, suoi umilissimi sudditi, per invitarvi nel nostro regno”.

Chunyu, senza riflettere, si vestì come meglio poteva e seguì i due messaggeri; trovò una vettura dipinta di verde trainata da quattro cavalli e scortata da otto valletti: i due inviati dal regno di Frassinide diedero i primi ordini e la vettura si diresse verso una cavità sita sotto un frassino e vi entrò dentro.

Dopo aver percorso alcune leghe, Chunyu venne condotto alle porte di una città dalle alte torri, dove fu accolto dal Primo Ministro del regno; in modo molto cerimonioso, questi affermò che era ferma intenzione del suo sovrano stringere un’alleanza tra il regno di Frassinide e la terra di Chunyu attraverso un matrimonio.

“Un umile servitore come me potrebbe osare di aspirare ad un onore così alto?”, rispose il giovane con modestia ed un pizzico di imbarazzo.

Il Primo Ministro sorrise, compiaciuto del tono umile di Chunyu, e lo condusse al palazzo reale; il giovane rampollo della burocrazia cinese non poteva fare a meno di notare la magnificenza della capitale del regno di Frassinide, ricca di palazzi dai pilastri finemente lavorati, di balaustre dai colori vivaci e con giardini pieni di alberi in fiore e frutti rari.

Chunyu giunse, infine, al palazzo reale e venne accolto dal sovrano del regno, una figura alta ed imponente che indossava un vestito scarlatto ed impugnava uno scettro in avorio; sopraffatto dall’onore che gli veniva tributato, il giovane non osava proferire parola ma si inginocchiò dignitosamente secondo il rituale dei burocrati dell’Impero.

Il re di Frassinide sorrise, ammirando i modi cortesi del suo ospite, e disse: “Poiché vostro padre rese dei servigi al nostro regno, è nostra volontà offrirvi in sposa la nostra seconda figlia”.

Chunyu Fen non riusciva a credere alle proprie orecchie; sino a poco tempo prima era solo uno dei tanti funzionari dell’imperatore (e, per giunta, destituito) e ora gli si offriva in sposa nientemeno che la figlia di un re. Il giovane non poté che arrossire e ringraziare dell’immenso onore che gli veniva reso con quella proposta di matrimonio.

I preparativi per le nozze iniziarono ben presto; nulla venne lasciato al caso ma vennero allestiti agnelli e cigni per il banchetto; sete preziose per i vestiti; strumenti di bambù per il giorno della cerimonia; lanterne, candelabri e carrozze per accogliere gli ospiti nel modo migliore possibile.

Il giorno del matrimonio, al seguito degli sposi vi erano fanciulle, paggi e dozzine di fate, che cominciarono a suonare una musica melodiosa e pura. Anche il giovane Chunyu compose dei versi per l’occasione, che vennero poi immortalati per sempre dai cantori di Frassinide:

         L’amata è nel fondo del mio cuore

         come potrei dimenticar l’amore!

Alla fine della cerimonia, quando gli sposi vennero lasciati finalmente soli, a Chunyu venne concesso di rimuovere il velo e di vedere il volto di sua moglie, la Principessa del Ramo d’Oro; al giovane bastò incrociare lo sguardo con la giovane fanciulla per innamorarsene subito.

Dal giorno del matrimonio in poi, l’amore tra Chunyu Fen e la principessa crebbe a dismisura: essi si amavano sempre di più via via che passava il tempo.

Il principe consorte, da allora, venne coinvolto dal suocero negli affari del regno e il suo parere venne sempre tenuto in grande considerazione per la grande saggezza che promanava dalle sue parole.

Ben presto, l’imperatore di Frassinide volle rendergli omaggio affidandogli l’incarico di governatore dello Stato tributario del Sud, una provincia acquisita di recente dall’impero.

Chunyu accettò con entusiasmo il nuovo incarico e si preparò a ricoprire la prestigiosa carica con umiltà e responsabilità.

Una volta giunto in quelle terre di confine con la bellissima moglie, egli cominciò a studiare la lingua e la storia di quei nuovi sudditi, cercando di risolvere tutti i problemi che affliggevano la popolazione.

Chunyu Fen si occupò degli indigenti e dei malati, delle vedove e degli orfani e per questo motivo egli venne amato e lodato da tutti gli abitanti di quella provincia, di cui egli rimase governatore per venti anni.

Con il passare del tempo, tuttavia, molte disgrazie iniziarono a funestare la vita del giovane rampollo della nobiltà di Frassinide; durante una pestilenza, infatti, la bellissima Principessa del Ramo d’Oro morì lasciando nello sconforto tutta la popolazione del Sud, che la venerava come una regina.

Venne inoltre riferita all’imperatore una terribile profezia, secondo la quale Chunyu Fen sarebbe stato causa di grandi sventure per tutto il regno; a quell’epoca, i pareri degli indovini venivano tenuti in grande considerazione per cui il sovrano di Frassinide non ebbe altra scelta se non quella di esiliare l’amato genero.

Chunyu venne condotto al di fuori dei confini dell’impero dagli stessi messaggeri che lo avevano portato nella capitale, prima delle sue nozze, percorrendo a ritroso il tragitto effettuato tanti anni prima.

All’improvviso, come riemergendo da un buco, egli rivide il suo villaggio con le medesime viuzze e le case di un tempo. Preso dalla commozione, Chunyu non poté trattenere le lacrime e si stese all’ombra di un albero per riprendere le forze; vinto dalla stanchezza e dalla intensità delle emozioni, egli si addormentò.

Alcuni istanti dopo, il governatore dello Stato tributario del Sud venne svegliato da uno dei servitori della sua casa paterna: ciò che apparve incredibile a Chunyu era che, nonostante egli avesse passato più di venti anni lontano da casa, sembrava che nel suo villaggio natio non fossero passati che pochi istanti da quando era stato svegliato dagli ambasciatori dell’imperatore di Frassinide.

Chunyu dovette riflettere a lungo prima di realizzare che quello che aveva vissuto era solo un sogno…

Profondamente emozionato, il giovane non poteva fare a meno di riandare con il pensiero alle avventure che aveva vissuto: guardandosi attorno, gli ci volle poco per ritrovare il buco da cui era passato per raggiungere il regno di Frassinide, scortato dagli ambasciatori.

Preso dalla curiosità, il giovane Chunyu cominciò a scavare nei pressi di quel buco e scoprì una cavità dove viveva un’enorme colonia di formiche.

Nel formicaio vi erano tumuli di terra, simili a mura di una città; nel mezzo era stata edificata una torre scarlatta, che ricordava tanto la reggia della capitale del regno di Frassinide. Chunyu poté notare anche dei sentieri che conducevano ad altre colonie più piccole, una delle quali era straordinariamente simile allo Stato tributario del Sud.

Chunyu capì che, per magia, aveva vissuto tutto quel tempo nel regno delle formiche; comprese allora il vero significato del suo sogno e la vanità della vita: si convertì al Taoismo[1] e da allora rinunciò per sempre al piacere del vino.

Prima di morire, Chunyu decise di confidare tutti gli avvenimenti legati al regno di Frassinide al suo amico Li Gongzuo, il quale ne rimase talmente affascinato da volerli mettere per iscritto.

Si narra che, dagli insegnamenti tratti da questa storia, prese ispirazione un noto poeta cinese che gli dedicò questi versi:

         Giunga al cielo la buona reputazione,

         la sua influenza faccia crollare

         i regni nemici;

         pompa e potere agli occhi del saggio sono

         come delle formiche il brulicare.

 

[1]    Il Taoismo è una delle tre religioni fondamentali della Cina, insieme con Buddismo e Confucianesimo e deriva dagli insegnamenti del filosofo Lao-Tze. Secondo questa corrente di pensiero all’origine di ogni cosa vi è il Tao, da cui derivano i due opposti Yin e Yang. L’essere umano deve tendere al miglioramento del proprio io, tramite l’isolamento dalla vita sociale, praticando il non-agire, e cercando di raggiungere in questo modo l’immortalità. A Lao-Tze viena attribuita la famosa massima: “Quello che il bruco chiama fine del mondo il resto del mondo chiama farfalla”.
[1]    AA.VV., Racconti della dinastia Tang, Pechino, Casa editrice in lingue estere, 1989, pp. 58-73.

di Daniele Bello

Febbraio 28, 2017

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