Le streghe di Albione 7
Giugno Anno del Signore 1644
Poco dopo italiani e spagnoli gettarono le armi e alzarono le mani.
I banditi uscirono dalla foresta puntando le armi. Tre rivoltoni Vincianus e molte pistole li tenevano sotto mira. I rivoltoni, le pistole e moschetti gettati dai prigionieri, ammucchiati per terra, e i cavalli erano una preda ambita dai banditi, ma i loro occhi sembravano incollati alle donne. Fu allora che Mary prese parola rivolta a quello che sembrava il capo: un uomo dalla barba biondiccia e i lineamenti duri.
«Oh prode ribelle, oh novello Robin Hood, noi povere donne ti saremo eternamente grate per averci liberato da questi invasori. Se sapessi a quali torture ci hanno sottoposte.»
«Immagino» rispose l’uomo. «Anziché divertirsi con voi puttane, questi bigotti vi hanno considerate streghe. Non sanno che cosa si sono persi.»
«Hai ragione, oh nobile ribelle» rispose Mary.
Gli rivolse uno sguardo languido e aggiunse.
«Vorrei fare un patto con te, cavalleresco fuorilegge contro leggi ingiuste.»
«Sono solo un bandito e tu una puttana. Io arraffo rubo e prendo le donne con la forza.»
«Le ammazzi dopo?» chiese Mary.
«Mi prendi per matto? Le tengo come schiave per divertirmi e fare divertire i miei uomini.»
«A questo punto, novello Robin Hood, meglio schiave tue e vive che bruciate sul rogo.»
«Sei molto intelligente per essere una donna.»
«Abbastanza intelligente per immaginare che questi invasori li ammazzerete come cani.»
«Ci puoi giurare.»
«Posso chiedere umilmente di lasciare a noi, le loro vittime, l’onore di ucciderli? In questo modo non verrete meno alla parola data. Un uomo d’onore non viene meno a un patto.»
«Ma lo sai che sei proprio intelligente, donna?»
«Non soltanto, ma so usare una pistola. Dammi licenza di uccidere e i primi a morire con una pallottola in testa saranno i comandanti di questa marmaglia.»
«Ottima idea. Fammi vedere di cosa sei capace, femmina!»
Mary raccolse una delle pistole gettate dagli spagnoli, una Beretta a sei colpi.
Il comandante italiano supplicò.
«All’onta di venire ucciso da una donna rispondo con con l’onore di guardarla negli occhi.»
Il luogotenente si aggiunse.
«E spara, strega! Tra un po’ vedrai come sa morire uno spagnolo.»
Il comandante italiano recitò la sua mendace replica, per i banditi, e per gli spagnoli.
«Viva Espagna! Viva El Rey!»
Un attimo dopo, Mary si voltò, puntando la pistola contro il capo dei banditi.
«Una mossa e sei morto. E voialtri non fate scherzi altrimenti il vostro capo finisce in pasto a Satanasso.»
Come un sol uomo spagnoli e italiani si gettarono a recuperare le armi.
Il capo dei banditi tremava e piangeva.
«Pietà signora, sono solo un povero contadino che per fame si è dato al brigantaggio.»
«Robin Hood dei miei stivali. Adesso darai ai tuoi banditi l’ordine di ritirarsi e di lasciare le vostre armi per terra.»
«Fate come dice» ordinò l’uomo.
La banda ubbidì. Fu allora che si fece avanti un frate, che, alzando le mani, camminò verso Mary.
«Abbiate pietà di me. Sono solo un povero fraticello costretto a unirmi a questa banda.»
Mary si fece una risata aggiungendo.
«Nella banda del moderno Robin Hood non poteva mancare Frate Tuch. Un po’ magrino. Non capisco cose se ne faccia questa banda di senza Dio di un uomo di fede.»
Inaspettatamente, il frate sfoderò dal saio un coltello e lo piantò nella schiena del capo, che cadde morto.
«La mano di Dio ti punisca, barabba!»
«Fermo dove sei!» ordinò Mary.
«Oseresti sparare a un servo del Signore?» sfidò il frate.
Nella confusione alcuni banditi si gettarono a raccogliere le armi.
«Se questo è un frate io sono il papa!» urlò Mary.
Ma ormai il gruppo dei banditi aveva recuperato le armi e, gettatosi a terra, cominciò a far fuoco contro spagnoli e italiani, coprendo le spalle al frate, che con consumata esperienza alle armi raccolse una pistola e, messosi al riparo, cominciò a sparare, urlando.
«Da adesso il capo sono io, avanti, tutti, raccogliete le armi e ammazzate questi maledetti spagnoli!»
Ma soltanto un piccolo gruppo rispose all’appello. Gli altri se la diedero a gambe.
«Vigliacchi! Tornate indietro!» urlò l’uomo.
Nonostante in pochi, i fedeli al finto frate spararono all’impazzata. Italiani e spagnoli risposero al fuoco. I banditi erano riusciti a recuperare una sola delle mitraglie Vincianus, ma a quanto pare la sapevano usare molto bene. Spagnoli e italiani, al riparo, risposero al fuoco, ma dopo un po’ la battaglia rimase uno scontro a fuoco in cui le parti mantennero le loro posizioni.
E mentre le armi moderne tuonavano scatenando l’inferno, nella foresta di alberi secolari qualcosa di silenzioso volò, velocissimo.
Una freccia.
Seguì un urlo di morte e altri di panico. Il fuoco cessò di colpo. Al coraggio disperato seguì la codardia.
Anche gli ultimi banditi si arresero. Tutti, tranne il finto frate.
Solo dopo che spagnoli e italiani avanzarono verso gli spaesati banditi videro il monaco riverso a terra con la freccia che gli spuntava dalla schiena.
Una figura dai lunghi capelli rossi saltò giù dalla folta corona di un albero brandendo un arco.
Una giovane donna dall’aria spavalda ma coi segni della sofferenza nel volto.
Alzò le mani con in mano l’arco vuoto come per mostrare intenzioni pacifiche.
Si incamminò risoluta verso il condottiero, che anche sotto finta uniforme grazie alle piume del cimiero dell’elmo palesava il grado più alto.
«Mi chiamo Deidre, sono irlandese» proferì in un inglese molto cantato. «Sono stata prigioniera di questa marmaglia per mesi, vorrei unirmi a voi, soldati di Spagna. Ero al seguito di truppe ausialiarie del mio paese, al servizio del Re.»
«E come sei finita nelle grinfie dei banditi?» chiese il condottiero.
«Una vergogna, comandante. Il nostro drappello, ben armato, si era accampato in un bivacco, quando dei frati si avvicinarono chiedendo protezione. Ma non erano frati, bensì questi banditi travestiti che presero i soldati a tradimento e li massacrarono. A coltellate. Dopo lo scempio si impadronirono delle loro armi e di me, che ero al seguito. Sì, sono una prostituta. O almeno lo ero. Divenni la protetta del capo e bene o male riuscii a sopravvivere. Usando le mie arti seduttrici lo convinsi a insegnarmi come si tira d’arco e dopo aver imparato divenni parte della banda. I banditi non mi diedero mai il permesso di usare le armi da fuoco rubate. Non ho mai ucciso nessuno, al di fuori di qualche cervo o uccello per nutrire me e la banda.»
Fece una pausa e come volesse giustificarsi continuò.
«La banda ha teso due agguati a discapito dei fedeli a Cromwell. La prima volta col trucco del travestimento da frati. La seconda, dopo che si erano inspavalditi e armati fino ai denti, attaccandoli come hanno fatto con voi. Non avevano bandiera né parte. Re o Parlamento non faceva differenza. Ho vendicato il capo ucciso dal traditore.»
Mary si intromise chiedendo: «L’amavi?»
Il volto di Deidre si oscurò e i rossi capelli sembrarono fiamme.
«L’odiavo. Ma era garante della mia vita e sicurezza. Non sapevo quale sarebbe stato il mio destino nelle mani del finto frate e allora ho preso la decisione e ho ucciso per la prima volta un essere umano.»
Squadrò il gruppo di donne e domandò
«Siamo colleghe? Senza offesa, signore.»
Prima che Mary rispondesse fu il condottiero a parlare.
«È una questione complicata che dobbiamo spiegare anche ai nostri commilitoni.»
CONTINUA…
di Paolo Ninzatti
Racconto breve ambientato un secolo dopo nell’universo del romanzo
“Il Sole all’Orizzonte” dello stesso autore.
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