La visione del mondo nella prosa
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La visione del mondo nella prosa
Secondo l’ottica medievale ogni forma di scienza e conoscenza obbedisce alla gerarchia di valori pratici e teorici al cui apice è posta la teologia. La trattatistica in prosa del ‘200 sottostà a questa regola, eppure emerge un’irrequietezza insolita che si oppone a tale visione. Un desiderio di conoscere e studiare la natura dà vita a una primordiale indagine empirico-scientifica.
Questo nuovo impulso prende forma in varie correnti di pensiero, incarnate spesso da studiosi e pensatori dell’epoca.
Al razionalismo di San Tommaso D’Aquino, secondo il quale la verità andava cercata altrove da Dio, si contrapponeva il misticismo di Bonaventura di Bagnoregio, la cui ottica spirituale attribuiva alla preghiera la facoltà di risolvere qualsiasi cosa.
Egidio Romano dedicò la sua attenzione alla vita politica, sostenendo la superiorità della Chiesa, e quindi del potere spirituale, rispetto allo Stato, ovvero il potere temporale.
Riguardo alla trattatistica morale presero forma due tendenze contrapposte; quella ascetica di Lotario Diacono che esortava i lettori alla crescita spirituale attraverso l’esame di coscienza e il meditare sulle proprie azioni; e quella moralista di Albertano da Brescia, facendo ricorso a consigli e buone pratiche da seguire. Entrambe queste correnti si concretizzavano in testi nati in latino e successivamente tradotti in volgare.
Tra i trattati morali scritti direttamente in volgare ricordiamo il Libro de’ vizi e delle virtudi di Bono Giamboni e Des IIII tenz d’aage d’ome (Le 4 età dell’uomo) scritto in francese.
In questo secolo si inizia a studiare la natura in modo diverso dall’epoca precedente, non ancora seguendo il metodo moderno, ma adeguando i frutti e i risultati dell’osservazione sperimentale ai principi fondamentali della fede e della ragione.
I primi passi della libera ricerca vengono fatti grazie ai traduttori dall’arabo, ingaggiati da Federico II, e ai traduttori dal greco, che hanno reso possibile la diffusione in Italia dei primi testi scientifici.
Leonardo Pisano (detto Fibonacci) si distingue per il suo Liber abbaci, una sorta di massiccia enciclopedia delle scienze matematiche.
Con occhi nuovi viene studiata perfino la musica, grazie ai trattati di Marchetto da Padova.
L’unica branca scientifica che rimase ancora a lungo in un’atmosfera ambigua tra scienza e magia era l’astronomia, ma si arricchì comunque di nuove idee ad opera di Guido Bonatti.
Questo genere di testi non era mosso da intenti letterari, ma sarebbe sbagliato dire che gli autori ignorassero del tutto le arti retoriche e le regole della scrittura.
La trattatistica in prosa del ‘200, per quanto animata da una nuova curiosità e documentatrice del primo distacco tra teologia e filosofia, si inquadra sempre nella generale visione del mondo tipica medievale e obbedisce all’esigenza di classificare e disporre il sapere secondo l’organica gerarchia enciclopedica.
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