La sciamana – parte 3 di 4

LA SCIAMANA parte 3 di 4

Passarono il resto della giornata a sistemare le poche cose che Francisca aveva portato con sé. L’appartamento era piccolo ma ben distribuito. Una cameretta che lui usava come studiolo fu attrezzata con un lettino e un tavolinetto, e lì si sistemò lui cedendo la camera più grande a lei. Il cucinino e il servizio completavano il resto.

Si mangiava in cucina, dove la sera consumarono una cena comprata in rosticceria. Il giorno dopo alla solita ora erano entrambi davanti al Mc sulla panchina a osservare il via vai dei loro coetanei. Fecero particolare attenzione al negozio dell’orologiaio per vedere se usciva qualche ragazzo, ma per quasi due ore non successe niente.

Decisero allora di fare il primo tentativo. Lei sarebbe entrata nel Mc e lui l’avrebbe seguita a ruota, tenendola d’occhio. Entrarono, ma oltre all’ordinazione che dovettero fare non accadde nulla non c’era nessun movimento strano. Uscirono delusi.

“Ascolta – fece lei – sembra che sia successo qualcosa quando sono entrata da sola, allora facciamo così, io adesso rientro e tu aspettami fuori, magari ti metti fra i due negozi, da qualche parte dovrò pur uscire, no?”

“Non va bene, perché quando esci dall’altro negozio non sei in te non mi riconosci, sei tutta stranita. Credo che nel passaggio deve esserci un momento in cui qualcuno o qualcosa ti renda alla stregua di un robot.”

“Scusa tanto Manuel, ma se ce ne stiamo qua soltanto a guardare non sapremo mai niente. Se vogliamo scoprire il mistero dobbiamo darci da fare, anche perché non ho intenzione di venire tutti i giorni qua a perdere tempo. Togliamoci questi dubbi e proseguiamo. Io adesso entro, tu controlla… anzi sai che puoi fare? Entra dall’orologiaio e vedi come faccio a uscire da quel negozio, magari aspettando puoi fare delle domande al proprietario.”

“Questa sì che un’ottima idea, male che vada, e non succede niente, se esci cosciente dal Mc, entra anche tu dall’orologiaio.
Allora sincronizziamo gli orologi. Ora sono le undici e venti, più o meno lo stesso orario di ieri mattina, siamo fortunati, ci sono le stesse condizioni dei giorni scorsi.”

Dopo aver confabulato un po’ la ragazza entrò decisa dal Mc, mentre lui lentamente si avviava verso il negozio di orologi. Appena lui si avvicinò si udì distintamente lo scatto della serratura che si apriva.

“Buongiorno! – disse Manuel ad alta voce entrando. La luce era fioca e apparentemente il locale era vuoto non c’era nessuno.

“C’è nessuno? – ribadì a voce alta.

Mentre si guardava intorno aspettando una risposta, alcune pendole che erano appese lungo tutto il muro alla sua sinistra si misero a suonare. Rintocchi di vario genere si accavallarono perché si misero a suonare tutti insieme. Era tutto uno scampanellio.

Rimase tutto il tempo ad ascoltare quel suono confuso e preciso nello stesso istante, senza che nessuno si facesse vedere.

Quando i rintocchi delle pendole si fermarono, sempre dal lato sinistro dove era chiara la corrispondenza con il Mc dall’altro lato, si aprì una porticina nella parete di legno, ne uscì Francisca in un evidente stato confusionale. Si fermò davanti al ragazzo dando segno di non riconoscerlo.

Manuel la scosse per le braccia, le accarezzò il viso e accennò anche a stringerla fra le braccia, ma lei non sembra reagire. Si liberò dalla stretta di Manuel e uscì in strada, dirigendosi nei pressi della panchina dove erano stati appostati tutta la mattinata.

Lui la seguì e si mise seduto accanto a lei che era rimasta con lo sguardo fisso verso un ipotetico orizzonte lontano.  La ragazza era ancora in stato si choc, la prese sottobraccio e si avviarono verso la macchina parcheggiata poco lontano. Strada facendo Francisca cominciò a destarsi da quel torpore in cui era sprofondata, si ritrovò in macchina al fianco di Manuel intento alla guida.

“Manuel, perché siamo in macchina non dovevamo vederci fuori il negozio, Che cosa è successo?”

 “È successo quello che è già accaduto le altre volte, ma adesso non è il caso di parlarne, andiamo a casa e ne parliamo, ho voglia anche di mangiare qualcosa di meglio di questi schifosissimi panini”

“Hai ragione non capisco come fanno a mangiare questa roba tutti i giorni, forse e, dico forse, io lo potrei mangiare una volta ogni paio di mesi, ma ci dovrei anche pensare.”

“Perfetto, vedo che cominciamo a capirci, allora senti che facciamo, strada facendo mi fermo a un market e compriamo un po’ di cose di nostro gusto, ok?”

“Bene – rispose lei ridendo – se ti fidi ti preparo qualche piatto cileno, non credo che ci siano grosse differenze con la tua cucina messicana, io adoro i fagioli, quelli rossi con il chili.”

“Buoni!  –  Gli fece eco lui, – al diavolo i misteri, adesso pensiamo a noi.”

Erano a tavola e avevano finito di mangiare, lei aveva preparato un piatto tipico cileno: i porotos granados. Certo, si era dovuta adeguare a fagioli in scatola così come il mais e gran parte degli ingredienti, ma comunque il piatto era riuscito bene; mentre Manuel si era rifugiato nelle tortillas di mais ripiene di carne e chili.

Avevano mangiato con appetito apprezzando i piatti l’uno dell’altra. Diverse lattine di birra giacevano sul tavolo, i due giovani erano soddisfatti del cibo appena mangiato e ora, un imbarazzante silenzio era sceso fra loro. Non erano ancora in un clima di amicizia tale da poter continuare una conversazione senza andare su situazioni imbarazzanti allora lui riportò il discorso sul mistero dell’orologiaio.

“Cara Francisca, penso che adesso possiamo ritornare a parlare di quello che è successo. Comincio io col dire che secondo i nostri accordi, tu sei entrata, e subito dopo io sono entrato nel negozio di orologi. Prima di entrare doveva essere chiuso perché ho sentito bene il rumore della serratura automatica che si apriva appena arrivato a mettere la mano sulla maniglia, segno che qualcuno mi ha visto e ha aperto.
All’interno, però, era vuoto, non c’era nessuno, un locale completamente vuoto. Ho guardato dappertutto e ho gridato per farmi sentire, ma nessuno ha risposto. Poi come dal nulla da una porticina laterale nella parete che confina con il Mc, sei entrata nel negozio di orologi già in uno stato confusionale, ti ho dovuto portare via. Non ho potuto fare altro che constatare il passaggio fra i due negozi, ma oltre quello niente di niente.”

“Io che posso dire, – rispose la ragazza dopo aver ascoltato la versione di Manuel, da parte mia sono entrata dentro e mi sono messa di lato come se fossi in fila e in attesa, ero lì che aspettavo di vedere o sentire qualcosa, ma non succedeva nulla. Io ero appoggiata al muro e ho sentito come una specie di vibrazione, un rumore di fondo che faceva vibrare la parete, poi mi sono svegliata adesso, accidenti che cavolo ci sarà là dentro, la cosa si fa intrigante.”

“Dimmi degli altri clienti che erano dentro, fin quando eri cosciente si sono accorti di qualcosa, hanno sentito anche loro queste vibrazioni?”

“No, non mi pare, erano tutti applicati al banco per ritirare i panini, altri erano seduti a mangiare, non ho notato nessuno che si accorgesse di qualcosa.”

“Siamo al punto di partenza, cara Francisca, però un passo avanti lo abbiamo fatto. Io ho visitato il negozio e, come ho detto, sono entrato quasi urlando per avvisare della mia presenza, ma nessuno mi ha risposto, era deserto. Poi all’improvviso si sono messe a suonare gli orologi, sai quelli a pendolo appesi alla parete. Preso dal suono improvviso e assordante non ho fatto caso all’ora ma presumo siano state le undici. Forse le vibrazioni di cui parli possono essere state quelle pendole che suonando insieme hanno fatto scuotere il muro.”

“Certo! – esclamò con fervore Francisca, certo deve essere così, ho sentito un rumore strano che non sono riuscita a decifrare al momento, ora che me lo dici erano senza dubbio quegli orologi. Ci deve essere un collegamento fra quel suono e la mia, come dire, trance. Non vedo cosa possa essere, ma di fatto io non ricordo nulla, salvo le ultime sensazioni prima di sprofondare nel buio più profondo.
A questo punto c’è da preoccuparsi, non voglio essere vittima di chissà quali esperimenti fanno là dentro, perché credo che alla fine di questo si tratti.”

“Se fosse come dici tu, dobbiamo agire con cautela, dobbiamo escogitare un qualcosa per scoprire l’arcano, ma senza correre pericoli. Io direi che la prossima mossa sarebbe quella di andare dall’orologiaio in un orario diverso, se è un negozio dovrà pur esserci qualcuno durante il giorno, forse in quell’orario particolare ci sarà un momento in cui non è presente nessuno.”

“Mah!  – Continuò Manuel, – ci penseremo adesso parliamo un po’ di noi. Ci siamo messi a seguire questa pista di mistero, ma ancora non ci siamo presentati come si deve, parlami un po’ di te, da dove vieni, cosa fai oltre agli studi. Non tralasciamo le buone maniere e poi sono curioso di conoscerti meglio.”

“Non credo ci sia molto da dire, – disse la ragazza mentre finiva di bere l’ultimo sorso di birra da una lattina. Le sue labbra erano umide e strette, il naso affilato, i capelli nero corvino. Aveva i tratti tipici della sua gente.

“Come sai vengo dal Cile, da un paesino molto all’interno del paese, sperduto fra le montagne. Siamo gente semplice, viviamo di una modesta agricoltura di montagna, la mia famiglia ha origini molto antiche.
Mia madre mi dice sempre che abbiamo degli antenati che risalgono ai Maya, io non saprei dire se questa leggenda è vera o no, ma non credo cambi molto le cose. In un modo o nell’altro tutti abbiamo degli antenati di quell’epoca, non ti pare? La nostra razza è autoctona, gli stranieri sono quelli venuti dal vecchio mondo e che hanno invaso le nostre terre.”

“In effetti hai ragione- la interruppe Manuel – anche la mia famiglia vanta discendenze azteche, i miei nonni ci tengono, ma personalmente non do nessuna importanza a questo genere di cose, l’unico interesse che ho è per gli studi, vorrei capire perché noi e includo anche il tuo popolo, siamo così predisposti a credere nella superstizione e ai fenomeni paranormali. Ho notato che quando si parla di questi argomenti, noi siamo quelli più vulnerabili mentalmente.”

“Sai che è proprio il motivo che ha spinto anche me a venire a studiare questa materia qui a Londra. Qui non sono suggestionabili come da noi, i nostri professori prima di essere dei docenti, sono uomini del sud come noi, quindi pronti a farsi prendere la mano.”

“Allora abbiamo più di un punto in comune, noi due- concluse Manuel, credo che andremo d’accordo. Ti va un’altra birra? – le chiese.

“Si mi andrebbe, anche se dovrei andarci piano, se perdo il mio equilibrio posso anche andare fuori di testa. Sono sempre stata un tipo sensibile, fin da piccola in tutte le occasioni dove c’era baldoria e confusione svenivo. Forse farei bene a smetterla per questa sera, sono stanca, ho vissuto un’altra esperienza negativa e preferisco andare a letto, mi dispiace Manuel forse ti aspettavi una ragazza diversa, ma io sono così.”

“Non è assolutamente vero, non mi aspettavo nulla di più di quello che sei, una bella ragazza, intelligente, simpatica e aperta. Non chiedo di più. Ognuno di noi ha le sue caratteristiche, io non sono molto diverso da te, forse non svengo, ma avrai notato che non sono un grande parlatore, sono più un solitario che ama starsene da solo a rimuginare su quello che vede. Tranquilla non devi dare spiegazioni a nessuno, tanto meno a me.”

“Grazie Manuel di essere così gentile, sono sicura che faremo grandi cose insieme, se sono debole in qualche circostanza, sono abbastanza forte e determinata in altre non per niente sono la nipote di un grande sciamano.”

“Cosa? – esclamò stupito il giovane- sei nipote di uno stregone?

 “Lo sciamano non è uno stregone, ma qualcosa di più. è una persona che ha un carisma eccezionale, sa di medicina e ha dei poteri che gli vengono dalla sua conoscenza.”

“Scusami, mi è uscita quella parola in modo spontaneo, non intendevo certo offenderti, tuttavia devi ammettere che è una grossa sorpresa apprendere questa notizia. Sono sbalordito, non ci avrei mai pensato.”

“Ok d’accordo, non ti preoccupare, fa sempre questo effetto ogni volta che lo dico, chissà perché tutti pensano che sia una cosa anormale.  Certo che oggi la parola sciamano è poco conosciuta e anche chi la conosce, ritiene si tratti sempre di poco più di un ciarlatano. Un selvaggio con le piume sulla testa e poco più. Credimi non sempre è piacevole sentirselo dire. Mio nonno era davvero una grande persona. Peccato aver avuto poco tempo per imparare da lui l’antica arte della conoscenza in tutti i campi. Dalla medicina all’astronomia.”

“Mentre tu parlavi Francisca, sai cosa pensavo? Che forse proprio questa tua discendenza nel tuo inconscio ha fatto di te una persona molto sensibile capace di avvertire e, di conseguenza, soffrire certe situazioni? forse il mistero non è poi tanto misterioso.”

“Scusa ma non ti capisco, cosa stai tentando di dire, che sono un fenomeno paranormale? Non ti sembra un po’ affrettato come conclusione?”

“No, non è affatto una conclusione, ma un’ipotesi con tutte le sue incognite. Una possibilità che va esplorata e analizzata, ci sono molti punti da chiarire e per fare questo dobbiamo eliminare tutte le scorie che fanno da contorno.
Prima di tutto cosa c’entra il Mc e la bottega di orologi. Ci deve essere un punto in comune fra quei due locali, quella porticina che li collega perché esiste, sono due attività diverse e incompatibili. Se magari riusciamo a rispondere a questa domanda forse ne potremo sapere di più.”

“Giusto e come credi di fare? Abbiamo già provato, e la prova non è riuscita.”

“Allora dobbiamo cambiare, come ho detto prima voglio andare a trovare quel negozio in un orario diverso e vedere se riesco a far parlare il proprietario, magari lo facciamo in due volte prima io e poi tu da sola può darsi che con una donna si comporti diversamente. Prima, però, dovremmo sapere chi è il padrone e che tipo è.

Facciamo così, io continuo a presidiare la zona e invece di dedicarmi al Mc mi applicherò sull’orologiaio, che tipo di clientela ha, quante persone frequentano il negozio e, riuscire a individuarlo, poi decidiamo la tattica da adottare, tu torna in Università, non perdere lezioni per niente, ti darò le chiavi di casa e quando sei libera vieni pure qua.”

“Davvero pensi di risolvere da solo questo mistero? Non sarebbe meglio farlo insieme, quando tu entri dentro io rimango fuori e controllo e viceversa? Così acceleriamo i tempi, e perdiamo meno lezioni.”

“Non so se è giusto farti correre rischi, in fin dei conti sei tu quella che va in trance, se vogliono farti fare qualcosa di illecito non potrei perdonarmelo.”

“Come sei caro, Manuel, ma non ti devi preoccupare posso essere anche una sensibile, ma sono una che non si arrende facilmente e sono anche testarda, per me possiamo andarci anche adesso.
Il pomeriggio è un orario buono per controllare i clienti, lo shopping si fa di sera non trovi, non la mattina. Dai adesso pulisco un attimo la tavola e poi andiamo, tu prepara la macchina e se ce l’hai porta una macchina fotografica, può servire, non trovi?”

“Giusto, che cretino, sono giorni che sto là a piantonare il locale e non ho pensato di fare delle foto sui soggetti che m’interessano. È inutile voi donne siete sempre sbrigative e intuitive. Allora d’accordo, mi cambio e vado a prendere la macchina, ti aspetto giù.”

Il negozio di orologi aveva già le luci accese. Le vetrine illuminate davano un po’ di luce alla strada oltre al richiamo chiassoso del Mc li accanto. Il crepuscolo era arrivato veloce portando nuvole scure, ma non minacciava pioggia.

I due giovani erano sulla panchina a guardare, dopo aver fatto un paio di giri davanti alla vetrina. In esposizione c’erano diversi tipologie di orologi, ma niente di particolare. Oggetti di facile reperimento e di basso costo, all’interno si vedevano le numerose pendole alle pareti, le stesse che Manuel aveva visto di mattina. Ancora non erano riusciti a vedere se c’era qualcuno dentro, avevano perso tempo a scrutare dentro ma non avevano visto nessuno.

“Ti rendi conto, Francisca che anche adesso io non vedo nessuno, possibile che un negozio sia vuoto, che dici se entriamo?  Possiamo dire che ti voglio regalare un orologio e tu dovrai scegliere, cerca di perdere molto tempo, vediamo se possiamo decifrare qualcosa da questo personaggio misterioso”

“Ok d’accordo mi sembra una buona soluzione, andiamo”

CONTINUA…

di Lorenzo Barbieri

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