La prosa narrativa
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La prosa narrativa
La prosa del Duecento faceva spesso appello alla presenza e all’onnipotenza di Dio per giustificare l’opera degli uomini.
Da qui il profondo legame con la letteratura agiografica e con la trattatistica morale.
Gli exempla medievali, solitamente riuniti in raccolte, erano scritti dalla vocazione pedagogica ideati appositamente per colpire profondamente il lettore/ascoltatore, scuotendone la coscienza.
In questi racconti, usati soprattutto per la predicazione, venivano narrati miracoli e aneddoti dove i protagonisti diventavano strumento di misura per la perfezione ideale e irraggiungibile.
Una raccolta degna di nota è I conti morali di un anonimo senese, che consiste in dodici racconti di contenuto edificante, si direbbe addirittura agiografico, se al posto di personaggi tipizzati vi fossero figure realmente esistite.
I protagonisti erano romiti, preti, chierici, badesse di santa vita che superarono le tentazioni infernali con atti di mortificazione, realizzando così il miracolo della santità.
Tra le pietre miliari troviamo Disciplina clericalis di Pietro d’Alfonso, una raccolta di novelle inserite nella cornice di un dialogo fra padre e figlio, dove, alla parte prettamente narrativa, si alternano sequenze di precetti morali tratti direttamente dalle parabole della tradizione araba.
L’opera conobbe un successo straordinario in tutta Europa e fu tradotta in catalano, tedesco e spagnolo.
Il Libro dei Sette Savi, che si ricollega per temi e struttura a testi come Le mille e una notte, è una raccolta di racconti di origine indiana in cui si attenua la finalità religiosa e muta anche l’approccio morale-pedagogico.
Il Novellino è forse l’opera più importante per completezza di contenuti, per lo stile limpido e l’atmosfera spensierata; aspetti che lo avvicinano alle caratteristiche della narrativa attuale.
Le novelle racchiuse in esso si esauriscono nell’arguzia di un bel motto ingegnoso, o di atti di valore, di imprese nobili o generose liberalità. Il loro scopo era di informare e divertire i lettori.
I personaggi spaziano dai protagonisti delle leggende, ai filosofi antichi, dai governanti, a figure bibliche, ma sono sempre calati in una realtà umile e quotidiana che rende le vicende comiche o burlesche.
L’opera raccoglie cento componimenti in prosa in volgare toscano e risale all’ultimo ventennio del XIII secolo d. C. Non sappiamo ancora se fu il frutto di un unico autore o di più mani.
Tra le fonti di ispirazione dei racconti troviamo il filone francese, quello latino e quello medievale.
Tra il pubblico urbano colto era molto apprezzata la produzione di racconti di argomento cavalleresco, soprattutto ispirati alle avventure di Tristano (come il Meliadus di Rustichello da Pisa) e il ciclo bretone (come la Tavola Ritonda, detta anche Tavola Polidori dal nome del suo primo editore).
Da fonti francesi derivano anche le compilazioni sul ciclo classico, in particolare quelle riguardanti le vicende di Troia e di Roma, come i Fatti di Cesare o i Conti di antichi cavalieri e L’istorietta troiana. La prosa di questa categoria, sebbene siamo molto simile ai testi di riferimento, presenta vari gradi di maturità tecnica e stilistica.
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