La letteratura religiosa
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La letteratura religiosa
Uno degli aspetti più significativi della poesia religiosa del secolo è il canto: si cantano le laude, ma si compongono anche il Dies Irae e lo Stabat Mater.
La mistica del Duecento, dominata dal profetismo di Gioacchino Da Fiore e San Francesco, vuole la contemplazione di Dio non disgiunta dalla ragione, in quanto questa è potenziata dalla rivelazione divina.
L’origine di tale visione va ricondotta in parte a Bernardo da Chiaravalle, ma soprattutto a San Francesco, con la sua gioiosa esaltazione contemplativa.
A questa direzione San Bonaventura da Bagnorea aggiunse delle solide istanze speculative nell’ Itinerarium Mentis in Deum, uno dei vertici della mistica medievale, composto nel 1259. L’autore, con l’opera, intendeva dimostrare come la pienezza del sapere si raggiunge dopo un lungo cammino; dopo lo studio delle realtà fisiche, si passa all’esame delle facoltà interiori del soggetto che vuole conoscere. L’ultimo gradino è la contemplazione dei nomi propri di Dio, solo allora l’anima del credente si predispone all’estasi.
Gioacchino da Fiore era un monaco cistercense calabrese che scrisse una serie di opere di grande fervore profetico. Le sue profezie predicavano un imminente rinnovamento della Chiesa ed ebbero una forte influenza sulla letteratura religiosa del tempo, e sullo stesso Dante Alighieri.
L’annuncio dell’età dello Spirito scosse ampi settori della società: nella nuova era, che sarebbe iniziata nel 1260, il messaggio dei Vangeli sarebbe stato attuato da un’umanità spiritualmente rigenerata. Tra la gente, scossa dalla previsione di una tale imminente fine, fiorirono molte pratiche penitenziali, come le processioni dei flagellanti o i cortei di fedeli che invocavano gli Alleluia (invocazioni di gioia).
Il primo testo poetico in volgare della nostra civiltà letteraria risale proprio a un simile contesto e si tratta del Cantico di Frate Sole (1225), il più noto degli scritti di Francesco d’Assisi.
L’opera è una vera e propria canzone, dal momento che pare fosse provvista di una melodia, composta probabilmente per lasciare ai confratelli un testo di una lode al Signore così semplice da poter essere diffusa anche tra il popolo analfabeta.
Il componimento è scritto in volgare umbro in versetti di intonazione biblica assonanzati, ed esprime un atto d’amore e di fiducia nei confronti di Dio attraverso immagini vive e concrete, come gli animali, gli astri e la Terra. È toccante pensare come la lode al Sole sia stata dettata quando l’autore era ormai cieco.
L’insegnamento morale dedito all’umiltà e alla disciplina del fondatore ebbe una grande influenza sui Frati Minori, plasmando una tradizione letteraria che continuò anche nei secoli successivi.
La letteratura francescana si svilupperà successivamente in due filoni: uno volto a raccontare la vita e i miracoli del santo, e l’altro dedicato ai temi di meditazione devota o di storia cristiana.
Il genere poetico più rappresentativo del Duecento è la lauda, una preghiera propria dei laici delle confraternite religiose basata sull’alternanza tra coro e solista.
Il componimento ritmico pensato per il canto liturgico assume una precisa fisionomia con il movimento dei Disciplinati a Perugia nel 1260, grazie al fratello Raniero Fasani.
La più antica raccolta di composizioni popolari per la preghiera in canto è il Laudario di Cortona, che risale al 1270 e raccoglie preghiere in laude dedicate alla Madonna.
Un nome importante per il tempo è quello di Jacopone da Todi, autore di 93 laude, poesie religiose di carattere ascetico, mistico e morale in cui trovano spazio i temi del francescanesimo. Le sue lodi hanno la struttura di ballate e uno stile vario, in cui si alternano espressioni dialettali ed elementi colti. Questi componimenti includono riflessioni sulla vita, sui vizi e le virtù, sull’amore mistico e sul disprezzo per le brutture del corpo.
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