La foresta del grande corvo – 2 di 2
Erano in cammino attraverso la pianura, territorio sotto il dominio del duca, e si stavano avvicinando al confine dove si cominciava a vedere la macchia scura degli alberi della foresta nera. A un cenno del capitano delle guardie il drappello si fermò.
“Sua grazia, ora siamo al confine, suggerisco di fermarci, prima di oltrepassare la linea che separa i nostri due regni. Vediamo se ci sono reazioni da parte loro, finché siamo qui non possono dire nulla.”
“Avete ragione capitano, facciamo sosta e montate il campo, sapete voi cosa fare, i ragazzi intanto vedranno come contattare il mostro alato, ho bisogno di sapere a cosa andiamo incontro.”
La truppa si mise al lavoro per preparare il campo per la notte, il duca si fece portare una sedia e si mise seduto a osservare i lavori. I ragazzi si diressero tranquilli verso la foresta, però Angel prima di entrare dentro si nascose dietro un grosso cespuglio e cacciò da una tasca nascosta del suo vestitino un pezzo di specchio. Dove lo avesse preso nessuno lo sapeva ma lei con calma, accovacciata per terra cominciò a fare prove per catturare la luce del sole che a sprazzi arrivava.
Da quel pezzo di vetro uscirono dei raggi luce che lei indirizzò verso l’alto, sulla cima degli alberi. Dal basso era difficile che qualcuno potesse vederli; il suo intento era di farsi notare dai corvi che stazionavano proprio sulle cime degli alberi.
Continuò a lungo con questo giochino di farfalle di luce, era convinta che prima o poi il corvo incuriosito sarebbe venuto a vedere la fonte di quei bagliori. Il corvo ha una particolare curiosità verso tutto quello che luccica e Angel lo sapeva, contava su questo per attirare allo scoperto il suo amico Eduard.
Dopo poco, infatti, apparvero come usciti dal nulla, alcuni uccelli ma di dimensioni ridotte. Volteggiarono intorno alla ragazza poi in formazione tornarono da dove erano venuti. Lei imperterrita continuò a fare lampi di luce e alla fine si udì il fruscio potente delle ali immense di Eduard. Lo spostamento d’aria fece fremere le fronde degli alberi e sollevò polvere quando andò a posarsi su un tronco morto al limite della foresta.
“Sei tu allora quella che si diverte, dovevo immaginarlo, solo la tua fertile mente poteva escogitare questa cosa, davvero ingegnosa. Allora piccola amica, sei di ritorno dal tuo viaggio, vedo che ti sei portata dietro una bella compagnia. Allora hai raggiunto il tuo scopo, mi sembra, no? Dovresti essere contenta. Cosa vuoi da me? Perché mi hai fatto venire qui? Riconosco che sei stata previdente, sapevi che non potevo allontanarmi e sei venuta fin o a qua dove posso stare tranquillo. Dunque, fanciulla, dimmi che vuoi da me questa volta.”
“Ciao Eduard, mi fa piacere rivederti. Hai detto bene, siamo tornati e con la scorta, speriamo di riuscire a sconfiggere Lord Crow e per questo ci serve il tuo aiuto. Il duca in persona è venuto con noi e avrebbe piacere di parlare con te per sapere di più sulle effettive risorse militari di cui dispone il tiranno. Posso chiamarlo per presentartelo?”
“Va bene piccola ribelle, come si può rifiutarti qualcosa, parliamo con il duca dunque!”
Scortato da un numeroso drappello di uomini armati il duca arrivò davanti al corvo appollaiato su un alto ramo.
“Accidenti corvo, sei davvero enorme, la piccola nostra amica non aveva esagerato nel parlarmi di te. Immagino che questa tua situazione sia il frutto di qualche incantesimo, una maledizione o cosa! In natura non esistono animali così, sei uno spettacolo, spero solo che questa tua condizione di mostro alato non sia di eccessivo peso per te, ti sei adeguato al momento voglio sperare.”
“In effetti signor duca, avete ragione, io ero un semplice uccello come tanti altri miei fratelli, non so perché e come ci sia riuscito ma quel mago di Lord Crow ha pensato di trasformarmi in questo modo, e di darmi il dono della parola.
Piano piano mi ci sto abituando, l’unica cosa che mi pesa un po’ è la solitudine, non posso parlare con nessuno sono troppo grosso per i miei compagni e uomini disposti a parlare non ce ne sono. Quando Angel è entrata nella foresta ho stentato a crederci, dopo anni di silenzi mi sono trovato davanti una ragazzetta impavida senza paura che ha cominciato a parlarmi con una naturalezza sconcertante.”
“Ti credo, Eduard, così mi hanno detto che ti chiami, è successo anche a me, è arrivata al castello e senza tante cerimonie per il mio titolo, mi ha chiesto e, io aggiungerei, mi ha ordinato, di venire qua a risolvere la faccenda di questo mago tiranno. Tu che aiuto potresti darci? Non posso affrontare un nemico che non conosco, non so di quante forze dispone e che difese ha.”
“Se è solo per questo sono a vostra disposizione. Posso darvi tutte le indicazioni che volete, purtroppo non posso agire contro di lui. Mi tiene in pugno, sa bene che con la mia mole potrei essere molto pericoloso per le sue truppe. Appena si accorge di un mio gesto ostile ha il potere di farmi del male, sofferenze atroci. Ho provato più volte a reagire, a sopportare il dolore al massimo delle possibilità, ma alla fine ho dovuto sempre cedere. Questo però non mi impedisce di aiutarvi in altro modo.
Dopo che vi avrò dato tutte le informazioni posso chiedere ai mei fratelli uccelli, sia i corvi che anche gli altri di richiamare molti dei loro compagni per dare il massimo di fastidio alle guardie del tiranno. Ha un piccolo esercito, non troppo numeroso, conta sul fatto che può difendersi da solo. Ha la magia dalla sua parte, ma è pur sempre un uomo anche lui. Se lo si coglie di sorpresa morirà come tutti.”
“Bene Eduard, allora sarà il caso che io e te ci mettiamo comodi così mi spieghi tutto quello che c’è da sapere. Cerchiamo di elaborare un buon piano così da accontentare la piccola Angel e nello stesso tempo liberare questa foresta da tutti gli incantesimi. Potrai così ritornare quello che eri e volare libero con i tuoi fratelli, magari in altri boschi, credo che tu ne abbia abbastanza di questo posto lugubre e tetro.”
Il duca e il grande corvo si appartarono per discutere delle strategie da adottare, mentre gli uomini si rifocillavano Erik e Angel rimasero a parlarsi seduti in un angolo.
“Angel, allora sarai contenta adesso, hai convinto il corvo, il duca e i suoi soldati a fare quello che volevi, e dire che non ti volevo nemmeno portare con me, me lo ha imposto papà di farlo. Non sapevo che eri così furba e sfacciata, dove hai imparato a comportarti così? Abbiamo vissuto insieme nello stesso posto e anche se sono più grande di te molte cose non le so. A scuola non ci siamo andati, eh! Come lo spieghi?”
“Solo perché sono una femmina dovrei essere una scema come te? Voi maschietti, te l’ho già detto, badate troppo alle apparenze senza soffermarvi a capire cosa succede intorno a voi; noi, invece, siamo abituate a doverci difendere da voialtri assatanati, impariamo presto a notare i dettagli, sono quelli che fanno la differenza. Ora basta però parlare di queste sciocchezze vediamo cosa possiamo inventarci per sconfiggere quel mostro di mago. Per prima cosa dobbiamo isolarlo, cioè eliminare il suo esercito di guardie, se resta da solo sarà più facile affrontarlo.”
“Già, più facile a dirsi che a farsi, ci sarà da combattere sul serio. È vero ho una spada, ma non sono un vero soldato, non la uso poi tanto bene, potrei morire al primo confronto. Ci hai pensato tu e le tue idee.”
“Tranquillo, tu non affronterai nessuno, ci penseranno i soldati del duca a quello, noi abbiamo altro da fare.”
“Cosa ti sta frullando in quel cervellino pazzo, un’altra delle tue insane idee?”
“Certo, sempre meglio un’idea per provare a risolvere senza danni un conflitto, che sbudellarsi con quegli spiedi. Ascolta quello che mi è venuto in mente, hai visto come ho fatto per attirare l’attenzione del grande corvo? Ho usato un pezzetto di specchio pe riflettere la luce del sole, così lui se n’è accorto ed è venuto. Giusto?”
“Sì fin qui ti seguo, ma non capsico dove vuoi arrivare.”
“Ora ti spiego. Metti che troviamo qualcosa di molto più grosso per poter riflettere più luce, sarebbe un qualcosa che darebbe parecchio fastidio ai soldati che avanzano. Una luce improvvisa negli occhi li accecherebbe per il tempo sufficiente da perdere la concentrazione e dare modo ai nostri di attaccarli, che te ne pare, può funzionare?”
Erik la guardò sorpreso, ancora una volta la mente della sorella si era messa a funzionare, “per tutte le spade del regno” esclamò battendosi la mano sulla fronte:
“Accidenti a te, sorella hai una mente diabolica, efficace, certo che può funzionare, è perfetta come strategia. L’unica difficoltà è dove prendiamo degli specchi così grandi? Siamo in una foresta, non c’è niente che rifletta la luce, non ti basterà certo quel pezzetto di vetro che hai.”
“Lo so, stupido, vuoi che non ci abbia pensato? Dovremo trovare un’alternativa, mi sbaglio o i soldati hanno degli scudi oltre alle lance e le spade, se sono in metallo potremmo fare in modo che siano lucidati fino a farli diventare come degli specchi; inoltre ci sono le lame delle spade che lucidate e usate come specchi dovrebbero funzionare a dovere. Dobbiamo avvertire il duca di questa esigenza, bisogna far lucidare fino a farle brillare, tutte le armi.”
“Così però perdiamo molto tempo, se quelli ci attaccano che facciamo?”
“Ci rifugiamo nella foresta, sappiamo che la dentro non corriamo pericoli, loro invece non lo sanno.”
Mentre i due fratelli parlavano riapparve il duca, il grande corvo invece si era allontanato. Il duca andò a parlare coni suoi uomini e poi chiamò a sé i due ragazzi.
“Allora ragazzi, sembra che finalmente ci siamo, dopo aver parlato con quell’uccellaccio abbiamo convenuto una strategia che dovrebbe dare buoni frutti. Voi che state confabulando.”
“Signor duca, Esordì Erik dopo essersi fatto avanti e piegandosi in un inchino appena accennato – mia sorella ha avuto un paio di idee, ha una mente contorta ma credo che siano interessanti, consiglierei di ascoltarla se vuole.”
“Credo proprio che lo farò, ormai ho capito che quella testolina è piena di materia grigia che a molti manca. Allora Angel, avvicinati, vieni vicino a me e esponi il tuo pensiero.”
“Lasci perdere mio fratello, lui esagera sempre, niente di eccezionale, avevo pensato che per avere un po’ di vantaggio sulle truppe del mago, si potrebbero accecare per qualche minuto con lo stesso sistema che ho usato per attirare il corvo. Dei riflessi di luce improvvisa e violenta negli occhi appena sbucano dal folto degli alberi, così i nostri soldati potrebbero avere la meglio con la sorpresa.
Solo mi servirebbero degli specchi che non abbiamo, allora volevo chiedervi di far lucidare tutti gli scudi e le lame delle spade, usandole bene con il sole otterremmo lo stesso risultato. Questo è tutto, se ritenete opportuno farlo sta a voi dare l’ordine ai soldati.”
Il duca la stava ascoltando a bocca aperta, quella ragazza stava dimostrando un’intelligenza fuori dal comune, eccezionale! Come faceva a pensare a certe cose, si dava il caso che lui e il corvo avessero parlato proprio di questa strategia poco prima. In verità era stato proprio il corvo che visto il sistema usato dalla ragazza per attirare la sua attenzione aveva pensato esattamente la stessa cosa. Avevano parlato anche di una strategia alternativa in caso di assenza di sole, era curioso di scoprire se quel diavolo di ragazza aveva pensato anche lei a una soluzione, glielo chiese:
“Ascolta Angel, la tua idea è valida, non te ne sei accorta, ma io ho già dato ordine di provvedere, c’è un ma che però ci fa pensare, nel caso manchi il sole dovremmo avere un piano di riserva non trovi? Hai qualche altra idea in proposito? Sentiamo, sono davvero curioso di sapere come funziona quella tua testa calda.”
“Siete troppo buono signor duca, non merito tanto, è che stando alla situazione mi sembrava una buona idea. Nel caso questo piano non andasse a buon fine, avevo pensato che conveniva dividere gli uomini in due reparti, uno che aspetta qui davanti l’arrivo del nemico e l’altra metà si nasconde nella foresta, noi non corriamo nessun pericolo. Il corvo ci è amico, magari non interviene, ma non ci darà fastidio. Sono sicura che gli altri non entreranno per paura, così li potremmo attaccare alle spalle. Io farei così poi siete voi il comandante e deciderete voi cosa è meglio fare.”
“Mia cara ragazza, – disse il duca allungano una mano e attirandola a sé – sei semplicemente un genio e quel tuo cervello è di prima qualità. Hai avuto le stese idee che mi ha proposto il corvo, anche lui non è da meno, si vede che avete delle affinità, sembrate ragionare con lo stesso cervello. Bene allora le strategie sono state scelte, tutto è pronto non ci resta che aspettare. Dimmi cara hai pensato, per caso, anche a come sconfiggere il mago?”
“No, mio signore, a lui non ho pensato, lui ha dalla sua la magia e con quella, tutto diventa difficile. Dovremo agire con cautela.”
“Parole sante, mia cara ragazza, allora noi siamo pronti a intervenire, però dei soldati di pattuglia come mi hai raccontato, ancora non ne vedo in giro, come mai? Due sono le possibilità, o non si sono accorti ancora di noi, oppure, ci stanno preparando qualche scherzetto poco gradito. Aspettiamo ancora un po’ poi dovremo muoverci, non possiamo restare qui in terra nemica senza far niente. Le armi sono già belle e pronte, lucide come non mai, al momento opportuno se il sole mantiene la sua posizione li accecheremo di sicuro e a quel punto li annienteremo.”
“Aspettate signor duca, sono sicura che il nostro amico Eduard ci avviserà se ci sono movimenti, non vedo l’ora di tornare a casa da mamma e papà, voglio raccontare a loro tutto quello che ci è capitato, davvero sono stati dei giorni fantastici. Ora però dobbiamo dedicarci alla distruzione di questo regno del terrore.”
Stavano parlando quando sentirono una folata di vento che arrivava dall’interno della foresta, Angel capì subito il segnale e fece segno al duca che stavano arrivando i nemici. Si misero tutti in posizione di difesa e prepararono gli scudi, quelli che non lo avevano sguainarono le spade, erano pronti, per fortuna il sole era alle loro spalle ed era ben alto nel cielo.
Attesero con trepidazione e timore l’arrivo dei soldati del mago, avevano una brutta fama, conosciuti per la loro violenza e sprezzo del pericolo. Si sentì un gran vociare dalla parte destra della foresta, quella parte che era usata generalmente da chi voleva fuggire dal regno del terrore e che veniva pattugliata tutti i giorni. L’altro lato era sì libero ma presentava delle insidie nella configurazione del terreno che non rendeva agile l’attraversamento.
Improvvisamente, come furie, brandendo lance e spade uscirono allo scoperto centinaia di uomini. Non fecero in tempo a percorrere che pochi passi quando un muro di luce abbagliante li accolse. Fu come se fossero andati a cozzare contro un vero muro di pietra, restarono accecati dal riverbero; molti ruzzolarono per terra, altri abbandonarono le armi per coprirsi gli occhi, sbandarono, correvano senza vedere dove mettevano i piedi, i soldati del duca presero le armi e cominciarono a colpirli ripetutamente, quelli erano indifesi, incapaci di opporre una resistenza efficace, alla fine quando si resero conto che erano stati più che dimezzati come numero, alzarono le mani in segno di resa. La battaglia che pensavano di vincere in poco tempo si era conclusa in uno spazio di tempo molto breve.
Ora erano tutti legati e messi a sedere, sorvegliati a vista da uomini armati. L’esercito del mago non esisteva più. Ora veniva la parte più difficile dell’impresa, andare in casa del tiranno e eliminarlo.
Il duca con i suoi capitani e i due ragazzi si riunirono sotto un albero per fare il punto della situazione. Erano in tanti e davanti avevano un uomo solo, un uomo che però aveva il potere di mille uomini, poteva trasformare le persone, le cose, gli animali a suo gradimento, poteva scatenare tempeste e far apparire animali feroci. Era un osso duro da combattere. Furono prese in considerazioni diverse soluzioni suggerite, ma nessuna aveva i requisiti per assicurare con certezza una vittoria, i rischi erano ancora troppo elevati.
“Signori- esordì il duca rivolto ai suoi ufficiali – siamo soddisfatti dell’esito di questa battaglia, e di questo devo ringraziare questa piccola damigella e il corvo gigante che a quanto sembra ha una predilezione per questa fanciulla. Loro ragionano con lo stesso cervello e questo ci ha dato per il momento la gioia di vincere questa battaglia.
Sappiamo tutti, però che la missione non è finita affatto, resta la parte più difficile. Abbiamo ascoltato diverse proposte e nessuna ci ha convinto, dobbiamo fare di meglio. Ora fra noi e il signore del castello non ci sono più ostacoli se non lui stesso, dobbiamo trovare il modo di arrivare a lui senza correre troppi pericoli. Qualcuno ha ancora qualche idea da proporre? Ne abbiamo ascoltate molte ma ce ne servono ancora.”
Mentre il duca parlava, Erik di tanto in tanto osservava la sorella che non sembrava interessata su quanto stavano discutendo. Era assorta in pensieri e ogni tanto come sua abitudine quando pensava si mordicchiava il labbro inferiore, ormai Erik aveva imparato a riconoscere questi segni, quella piccola peste stava rimuginando qualcosa, ne era sicuro. Tralasciando i discorsi in corso concentrò il suo interesse sulla sorella che continuava in questo suo lavorio cerebrale.
Quando finalmente lei cessò di agitarsi e offrì un largo sorriso al fratello che la guardava, lui capì che aveva trovato la soluzione al problema che li assillava.
“Allora sorella, hai finito di premerti il cervello? È un po’ che ti sto osservando e dalla tua attuale espressione credo che anche questa volta sarai tu a offrire una soluzione al problema, dico bene?”
“Dici bene fratello, dopo averci pensato bene credo che alternative non ce ne siano, la mia idea sarà quella vincente, ora la devo solo proporre al duca, forse non sarà tanto contento che sia sempre io trovare l’idea giusta, ma non ci posso far niente mi viene spontaneo pensare e trovare soluzioni efficaci.”
“Di grazia, signora dal cervello fino, posso aspirare a conoscere in anticipo questa tua soluzione? Da quella parte ci sono uomini d’armi di una certa età, abituati alla guerra e alle strategie, ora arrivi tu fragile fanciulla e offri risposte a chi non ti fa domande. Non ti sembra di esagerare? In fin dei conti sei una ragazzina, intelligente senza dubbio, ma inesperta di cose militari.”
“Allora sei proprio ottuso fratello, possibile che non riesci a pensare qualcosa di costruttivo? Hai appena assistito a uno spettacolo indimenticabile. Dei semplici scudi usati in un altro modo, ora pensa fratello, pensa a cosa potrebbero ancora servire questi scudi, sforzati di pensare, io l’ho fatto e ora posso dire di aver trovato una buona soluzione, ci sei arrivato?”
“No, non riesco a pensare, ci sei tu che lo fai anche per me, allora pensi di mettermi al corrente o è un segreto?”
“No! Voglio andare dal duca a parlarne, vieni anche tu così sentirai cosa ho da dire.”
Mentre fratello e sorella parlavano distaccati dagli altri, anche il duca era impegnato in una discussione con i capitani, si era accorto del confabulare dei due ragazzi e dall’espressione del viso della fanciulla aveva intuito che aveva un’altra delle sue idee da proporgli, infatti poco dopo li vide venire verso di lui, si limitò a congedare gli uomini e ad attendere l’arrivo dei giovani.
“Buongiorno signor duca, – la voce di Angel era dolce e vellutata e esprimeva un certo tremore nel parlare, era eccitata e non vedeva l’ora di esporre il suo pensiero – credo che abbiate capito il motivo della mai venuta, sono qua per proporvi un’idea che mi è balenata nella mente.”
“Non avevo dubbi, quella tua testa e piena di fuoco esplosivo, allora sentiamo questa nuova idea.”
“È molto semplice, abbiamo usato gli scudi per riflettere la luce negli occhi dei soldati e così abbiamo vinto, mi sono chiesta perché non usare gli stessi mezzi per sconfiggere il tiranno?”
“Scusa replicò il duca dubbioso, – non credo che lo potrai accecare in casa sua, lui ha altre risorse, mi sembra no?”
“Giusto, ma questa volta non vogliamo usare gli scudi come per riflettere la luce ma usarli solo come specchi. Se gli viene in mente di fare qualche magia deve per forza lanciare i suoi malefici contro di noi, se ci ripariamo dietro gli specchi il maleficio potrebbe ritorcersi contro di lui. I maghi usano lo sguardo per tenerti legato ai loro sortilegi, se glieli rimandiamo contro sarà lui a pagarne le conseguenze, almeno così credo.”
Il duca l’aveva ascoltata con attenzione e anche questa volta era rimasto stupito dalla lucidità di pensiero di quella piccola contadina analfabeta. Come faceva a trovare quelle idee in apparenza così facili, nessuno dei suoi capitani ci aveva pensato, lui nemmeno, mentre detta da lei sembrava la cosa più ovvia del mondo.
“Come sempre mi hai stupito, fai diventare semplici anche le idee più balzane e efficaci, prenderemo in considerazione questa tua proposta ma ti posso già dire che verrà approvata dai miei capitani.”
“Grazie eccellenza, credo che siano sufficienti uno sparuto gruppo di soldati, inutile portarne troppi potrebbero essere vittime inutili, il mago più ne vede più può colpirne. Ne basterebbero anche tre, i più valorosi e disposti a sopportare le ire del tiranno. Basta che non lo guardino negli occhi, solo così lui li può soggiogare.”
“D’accordo principessa, – le rispose il duca ridendo- ai suoi ordini. Allora tu resta qui, insieme a tuo fratello noi andiamo a chiudere questa faccenda.”
Erik e Angel non poterono fare altro che restare sul posto in attesa che tutto finisse. Per evitare di essere allo scoperto Angel pensò si ritirarsi nella foresta, là si sentiva al sicuro sotto la protezione del grande corvo.
Entrarono e si recarono nel grande spazio aperto, dove trovarono un nugolo di corvi appollaiati sui rami e più in alto sull’albero più grande e robusto Eduard il grande corvo. Lui se ne stava in silenzio osservando dall’alto i movimenti di quel piccolo drappello di uomini capitanato dallo stesso duca che si recava presso il castello.
Lui era impotente non poteva intervenire in nessun modo, era un semplice spettatore, toccava a loro sbrogliare la matassa.
Si accorse dell’arrivo dei due ragazzi ma non si mosse, continuava a seguire con lo sguardo quella che doveva essere la battaglia finale. Gli uomini si avvicinavano alla porta del castello che inaspettatamente era aperta, il mago li invogliava ad entrare per poterli gestire al chiuso dove aveva più possibilità di colpirli. Non potendoli seguire all’interno si scosse e scese di qualche ramo più in basso per parlare con i ragazzi,
“Ciao ragazzi, scusate ma stavo seguendo l’arrivo del duca e dei suoi uomini al castello sono entrati, speriamo che tutto vada come hai previsto cara ragazza, è ora che quest’incubo abbia termine per il bene di tutti.”
“Ciao Eduard, sono fiduciosa nel nostro condottiero, è forte e intelligente, sa quello che deve fare, dovremmo esserci ormai. Non ci vorrà molto.”
Mentre stavano parlando si sentirono degli scoppi e del fumo uscire dalle torri del castello. Dopo il fumo alte fiamme si sprigionarono dalle bifore e nei cortili in breve l’intero castello era in fiamme. Angel e Erik erano intenti a guardare verso la dimora del mago che non sia accorsero che il loro amico corvo era sparito, una nuvoletta di nebbia biancastra si stava appena esaurendo sul ramo che era occupato dall’uccello.
Angel si rese conto che qualcosa di eccezionale era successo, dov’era il grande corvo? Era talmente enorme da non poter passare inosservato, scrutava il cielo in cerca di indizi non c’era nulla nell’aria che testimoniasse la presenza di Eduard. Fu Erik che con un grido strozzato chiamò la sorella:
“Angel corri, vieni qua!”
“Che succede?”
“Vieni presto, ho trovato qualcuno.”
“Arrivo!”
Angel si precipitò dal fratello e lo trovò chino su un giovane biondo molto provato, ansimava ma non sembrava ferito, era nudo e Erik cercava di coprirlo alla meglio per non esporre quel corpo nudo alla vista della sorella.
“Chi è costui? – fece Angel appena arrivata – come si trova qua?”
“Non lo so – fece il fratello – ti pare che se lo sapevo ti avrei chiamata? Stavo esplorando la foresta per trovare Eduard quando per poco non lo calpestavo. Ci sono finito sopra, è un giovane ed è molto affaticato, pensavo fosse ferito, ma non ho visto niente di anormale. Chissà chi è e come è arrivato fin dentro alla foresta, potrebbe essere uno dei soldati del duca?”
“È possibile, ma non credo che un soldato sfuggito ai malefici del mago possa trovarsi nella foresta nudo. Se posso azzardare una ipotesi penso sia uno dei corvi trasformati che ora che il mago è morto, perché è morto hai visto il castello in fiamme, gli incantesimi siano tutti svaniti. Potrebbe anche trattarsi del nostro amico Eduard, non trovi?”
“Accidenti Angel sai che potresti avere ragione lui è sparito in un baleno e nello stesso momento è apparso questo giovane, proviamo a interrogarlo.”
I due fratelli erano insieme vicino al giovane che era ancora semisvenuto, era riverso fra le braccia di Erik. Angel si avvicinò e gli accarezzò la faccia, la pelle del giovane era delicata e scottava, al tocco della ragazza fremette, e gli occhi si socchiusero.
“Ciao -gli disse Angel prendendogli una mano- stai tranquillo tutto è finito. Sei tra amici, forse non te ne rendi conto, ma siamo tuoi amici. Tu dovresti chiamarti Eduard, dico bene?”
Il giovane guardò la ragazza senza rendersi conto di come facesse a sapere il suo nome. Lui ricordava solo che era venuto nella foresta a caccia e poi il buio. Si stava svegliando adesso da un sonno e si trovava nudo fra le braccia di un giovanotto vestito da contadino e vicino a lui il viso di una ragazza giovanissima.
Come si era ridotto in quelle condizioni? La mente si stava aprendo ma non si fidava ancora, decise di prendere tempo, voleva sapere di più di quei due ragazzi; che ci facevano nella foresta nera? Un posto maledetto, nemmeno lui doveva trovarsi là.
Con voce stentata parlò rivolgendosi ai due.
“Chi siete voi due, siete dei villici? Non dovreste trovarvi qua, nella foresta nera, è pericoloso per voi. Devo essermi sentito male, non capisco perché sono nudo e senza armi. Dove sono i miei uomini? Non ero solo quando sono entrato qua dentro.”
Angel guardò il fratello che capì il messaggio che lei gli lanciò, si mosse per andare a cercare gli altri corpi che ormai dovevano essere stati riportati allo stato originale. Rimasta sola con il giovane, Angel lo fece alzare sul busto appoggiandolo con le spalle a un tronco d’albero, gli aggiustò il panno che lo copriva alla meglio e si mise seduta al suo fianco. Lo fissò a lungo perché c’era qualcosa in quel viso che le ricordava qualcuno, non era sicura ma qualche dubbio si stava insinuando nella sua mente.
Con un fazzoletto cercava di pulire la fronte calda di quel ragazzo che era poco più grande del fratello, il corpo era debilitato al momento, ma era chiaro che doveva essere uno avvezzo all’uso delle armi, un soldato o un guerriero, forse qualcosa di più.
Era sempre più interessata alla cura di quel corpo muscoloso, quando sentì avvicinarsi i passi pesanti dei soldati del duca, il loro era un passo sciolto senza la cadenza della marcia, e il rumore delle armature si sentiva anche da lontano segno che non c’era pericolo, erano di ritorno da una grande vittoria.
Quando si affacciarono nel luogo dove era Angel con il suo uomo si fermarono di colpo. Ci fu un attimo di imbarazzo, era un nemico, dovevano prendere le armi? Erano fermi ma il duca si fece avanti e quando vide il corpo di quel giovane sbiancò in viso, le ginocchia si piegarono e per poco non cacciò un urlo.
Era troppo abituato a contenere le proprie emozioni, come si conviene a un condottiero, ma il colpo fu tremendo. Dovette restare immobile, respirare a fondo e a lungo, prima di poter articolare una parola: “Eduard!”
Sentendo pronunciare il suo nome il giovane si voltò e si trovò davanti la figura imponente del duca chino su di lui. Mise a fuoco l’immagine di quella persona e con slancio pronunciò: “padre!”
“Figlio mio, non posso ancora credere che ti ho ritrovato, sei davvero tu?”
“Certo padre, chi vuoi che sia, non ricordo perché sono svenuto ma ero a caccia con degli amici e devo aver fatto qualcosa che non ricordo, mi sto svegliando adesso e mi trovo nudo, come mai. Chi mi ha spogliato? Quanto tempo sono rimasto senza sensi?”
“Piano figlio, piano, avrai tutte le risposte che vuoi ma non adesso, ora è un momento particolare, cerchiamo qualcosa per coprirti, non puoi andare in giro nudo ci sono anche delle ragazze qui e non va bene.”
“Sì, ne ho vista una che era vicino a me e mi curava, ma era poco più di una bambina, che ci fa insieme a voi? Vedo che sei con mezzo esercito al seguito, stavi cercando me per caso?”
“No, caro figliolo, no, io ero convinto che eri morto, non potevo mai immaginare quello che è successo.”
“Successo? Posso sapere a cosa ti riferisci, non capisco nulla, è tutto così complicato.”
“Te l’ho detto andiamo a casa e parleremo, è una storia lunga e complessa, ci vuole tempo e pazienza. Fammi salutare questi ragazzi che sono stati gli artefici della mia felicità, poi capirai il grande debito che ho con loro e anche tu dovrai essere riconoscente verso di loro.”
“Va bene padre come vuoi, vi guardo tutti ma mi sento come un estraneo, non posso partecipare alle vostre discussioni, non mi ricordo niente se non il fatto che ero qui a cacciare un cervo che si era rifugiato nella foresta e che adesso sono qui.”
Il giovane parlava ma il duca si era già allontanato e stava parlando con i due fratelli.
“Ragazzi, non voglio farla tanto lunga, vi sarò debitore a vita per quello che avete fatto per me e per quello che mi avete quasi costretto a fare, senza di voi non avrei ritrovato il mio unico figlio. Credo che eliminato il tiranno queste terre torneranno a fiorire, e la vita nel vostro villaggio sarà senza dubbio più serena.
La mia casa per voi sarà sempre aperta, ogni volta che vorrete venire a trovarmi sarò lieto anzi felice, di ospitarvi. Angel nonostante la tua giovane età hai dimostrato intuito, talento perspicacia, tu Erik sei giovane e forte, coraggioso e saggio nell’accettare i consigli della tua intelligente sorella.”
“Non si preoccupi signor Duca, è stata una collaborazione che ha portato benefici a entrambi, noi abbiamo liberato il nostro popolo da una piaga tremenda e voi avete ritrovato un figlio dato per morto, siamo tutti felici, meglio per tutti.”
“Hai ragione come sempre cara Angel. Io vorrei portarvi con me al castello, ho necessità di parlare con mio figlio, ma immagino che anche voi non vedete l’ora di tornare a casa per annunciare a tutti la fine del vostro incubo.”
“Sì, eccellenza – Erik s’intromise nel discorso, – ho desiderio di tornare a casa, i nostri genitori hanno sofferto già abbastanza la nostra assenza, ora che tutto si è risolto per il meglio, è ora di tornare.”
“Bene Erik e Angel lasciamo passare del tempo per riordinare un po’ la nostra vita futura, ci saranno molti cambiamenti, poi con calma torneremo a incontrarci e sarà un giorno di grande festa. Lo prometto.”
FINE
di Lorenzo Barbieri
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