Il Tempio di Diana
Sulle rive del Lago di Nemi (chiamato anche “lo specchio di Diana”) in un magico bosco sacro ad uomini e dei, sorgeva il Tempio della Dea: un enorme complesso religioso romano.
Insieme al tempio di Giove, situato sul Monte Albano, fu il centro della vita religiosa e politica della Lega Latina: un santuario federale, dove si stringevano e rinnovavano alleanze.
Il culto venerava Diana, la dea protettrice della caccia e della pesca, patrona dei parti e divinità degli inferi.
Gli scavi archeologici iniziarono nel XVII secolo, ad opera soprattutto di amatori e studiosi stranieri, per questo motivo gran parte dei reperti (in particolare statue di splendida fattura) sono attualmente custoditi in musei di tutto il mondo: americani come il Museo dell’Università della Pennsylvania, il Museum of Fine Art (Boston) o in musei europei come il museo del Castello di Nottingham ed altri.
Numerosi reperti si trovano nel Museo delle navi romane e nei musei Villa Giulia e delle terme di Diocleziano a Roma.
Il luogo di culto si sviluppava in un enorme complesso che si estendeva per circa 45.000 mq. e la cui superficie era sostenuta a valle da costruzioni triangolari ed a monte da nicchioni semicircolari, in cui probabilmente erano poste delle statue, ed un terrazzamento superiore.
Oltre al tempio, il complesso si divideva in vari ambienti polifunzionali: due portici di colonne doriche, uno con colonne intonacate in rosso, l’altro con colonne di peperino grigio scuro, un ambiente destinato ai sacerdoti, un altro adibito ad alloggi per i pellegrini, alcune celle ripostiglio per custodire i doni e offerte votive, i bagni idroterapici ed anche un bellissimo teatro.
Attualmente sono visibili una parete di grandi nicchioni, una parte del pronao con almeno un altare votivo, ed alcune colonne.
Il tempio venne abbandonato con l’avvento del Cristianesimo ed utilizzato come cava di materiali da costruzione. In parte depredato di marmi e decorazioni, e la vegetazione pian piano lo ricoprì quasi completamente. La maggior parte del tempio è ancora da riportare alla luce.
Nel 380 d.C., con l’Editto di Tessalonica, l’Imperatore Flavio Teodosio I impose il cristianesimo come religione di stato e bandì il culto degli Antichi Dei.
I templi vennero distrutti o convertiti in chiese e chi continuava ad offrire sacrifici agli Dei veniva punito per tradimento.
Successivamente l’Impero Romano d’Occidente conobbe una grave crisi e in seguito alle guerre gotiche anche il Senato Romano scomparve. L’unica istituzione che sopravvisse fu la Chiesa Cattolica.
Nel 1200 nonostante fossero passati secoli dall’Editto di Tessalonica, nelle province italiche una Dea Antica sopravviveva nel cuore del popolo che non l’aveva dimenticata, anche se i suoi seguaci rischiavano il rogo;
le partorienti si rivolgevano ancora a lei per alleviare il dolore delle doglie e le guaritrici (considerate streghe dai cristiani) la invocano per far guarire i loro pazienti.
Quando visito questi luoghi di culto pagani mi viene facile immaginare la vita dei nostri antenati.
Se la religione cristiana non avesse abolito i culti pagani, forse anche noi oggi avremmo partecipato alle cerimonie votive e chiesto miracoli alla dea, facendo offerte all’altare e cercando conforto e pace spirituale sulle rive di questo incantato lago.
Ma questa tradizione non è del tutto svanita, se ci si reca nei pressi del tempio e si cerca attentamente in un angolo, su quello che era il basamento di una statua votiva, ancora oggi vengono posati fiori e candele chiedendo protezione e aiuto alla dea Diana mai dimenticata.
Questo sito di inestimabile importanza che ci invidia tutto il mondo ha un alto valore storico, è un altro gioiello dei Castelli Romani che andrebbe valorizzato e protetto.
Autrice: Dott.ssa Mariachiara Patriarca
Fonti:
http://www.visitcastelliromani.it/it/nemi-1/da-vedere/17-da-vedere-70/tempio-di-diana-nemorense
https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Diana_(Nemi)
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