IL FIUME E IL DESERTO – Parte ventesima: Luce sull’Egitto

Giugno. Anno del Signore 1530

Fatima era consapevole di essere alla vigilia di diventare la regina più potente del mondo. Avrebbe dovuto sentirsi tale perché il giorno dopo avrebbe soggiogato il Re di Francia e Sacro Romano Imperatore, ma quello che stava per compiere era ancora più grande che non  ridurre un monarca a un burattino ai suoi ordini, come Solimano.

Cosa erano due fantocci incoronati confrontati al possesso del Sole All’Orizzonte? E doveva ringraziare di avere in suo potere una semplice spia per l’opportunità di avere via libera alla conquista del talismano. Le  informazioni di Ahmed erano state preziosissime.

Camminò scortata dai suoi fedeli beduini fino a raggiungere la cella dove era rinchiuso quel Fioravante. Ahmed seguiva; la volpe a guardia del pollaio. Quella stupida di Lukia credeva che lo schiavo la controllasse. Arrivò alla cella. Mise l’anello a contatto con la serratura e questa si aprì.

Il druido era sdraiato, immobile, ridotto in uno stato tra la vita a la morte dal suo potere. Solo lei avrebbe potuto risuscitarlo. Si sentì come una dea quando intonò la litania. Fioravante aprì le palpebre. Fu questione di attimi e con voce fievole biascicò: «Sono al tuo servizio, mia regina.»

                                                                         ***

Ahmed seguì le fasi del piano che proseguiva, commedia di intrighi, inganno su inganno. Fioravante, rivestito e aiutato fuori dalla cella, si fingeva in stato di ipnosi e aggiunse una nuova menzogna.

«Mia regina, il rito per il possesso del talismano è antico e deve essere eseguito punto per punto.»

E mentre il vecchio mentiva con tono solenne, la regina ascoltava ordinando alla scorta di percorrere il corridoio a sinistra. Ahmed la vide aumentare il passo, come se non vedesse l’ora di iniziare il rito che le avrebbe dato il potere assoluto.

L’agente fremeva, temendo che il piano potesse andare in frantumi a causa di ostacoli imprevisti. Ma non appena giunsero alla porta dell’atrio della cella si sentì come Ulisse dentro al Cavallo di legno mentre questo veniva fatto entrare dentro le mura di Troia. La regina ordinò alla scorta di fermarsi davanti alla soglia, che varcò, da sola.

                                                                              ***

Al timore  che Lukia venisse a sapere quello che stava facendo, si aggiunse al rischio che stava per correre. Ma l’eccitazione era più forte e Fatima aveva preso le precauzioni necessarie. Si fermò a pochi piedi dalle sbarre e diede un ordine. La portatrice del talismano, sua figlia Fulvia e la figlia e la nipote di Fioravante si alzarono, come morte risuscitate. Scesero dai loro pietrosi giacigli e si avvicinarono alle sbarre, dall’altra parte del confine tra libertà e prigionia. Fatima intonò la litania e tre delle prigioniere dopo pochi attimi divennero schiave della sua volontà.

«Tenetela ferma e prendete il talismano» ordinò, preparandosi a quanto sarebbe accaduto.

La sensitiva, immune al suo potere, oppose resistenza, ma Fulvia e la figlia di Silvana l’immobilizzarono. Ringraziò che tra loro ci fossero le sbarre a proteggerla. Questione di pochi attimi e non appena il talismano sarebbe stato al suo collo lei avrebbe potuto ipnotizzare anche quella, oltre alle altre, che ancora dormivano, nonostante il trambusto.

E, finalmente, anche Lukia. La furia dai capelli castani venne tirata indietro; Silvana le sfilò il Sole. Fatima le ordinò: «Vieni avanti, fai passare le braccia con il talismano attraverso le sbarre e mettimelo al collo.»

Silvana ubbidì. Iside si avvicinò e chinò la testa, pronta a ricevere il magico oggetto, come si fosse trattato di un’incoronazione. Così prevedeva il rito millenario: prima di assumere il massimo potere bisognava dimostrare umiltà. L’umiltà di una regina che rinunciava per un attimo alla scorta e chinava il capo al cospetto di chi le donava il talismano. Dopodiché sarebbe seguito il potere.

Sentì il contatto con l’oro della catena al la nuca. Alzò la testa guardando colei che le consegnava il potere, secondo il rito. Scorse uno strana espressione negli occhi di Silvana. Un attimo dopo la donna  la strattonò in avanti, contro le sbarre.

                                                                            ***

Anna, Fulvia e Loretta cessarono la finta lotta e si gettarono a dar man forte a Silvana. Ghermirono Fatima per le braccia, la girarono e la tennero ben stretta contro le sbarre. Loretta riprese il talismano, mise un braccio attorno al collo della regina e le tappò la bocca con la mano. Le altre tennero le braccia della sovrana ben strette a contatto delle sbarre.

Ancora una volta, a distanza di anni Loretta rivisse gli attimi quando si era trovata a catturare la perfida Matilde in una situazione simile. Guardò Silvana negli occhi, rivivendo quell’episodio di gioventù. Ma ora, per la prima volta, aveva anche sua figlia a fianco, che si prodigò a sfilare l’anello-chiave dal dito della prigioniera.

Uno strano silenzio regnava tutt’intorno, rotto soltanto dai gemiti disperati di Fatima. Non appena impossessatasi del gioiello, lo pose a contatto con il chiavistello e una sezione delle sbarre si aprì.

Le quattro donne uscirono, due generazioni presero la regina di peso e la portarono dentro la cella.

                                                                          ***

La gioia di poter agire fianco a fianco con sua madre sedò la paura di Fulvia. Per anni aveva sognato un momento come quello e ora stava mettendo in pratica ogni fase del piano ben orchestrato. Evitò lo sguardo di Fatima, che avrebbe potuto ipnotizzarla, mentre la mamma non mollava la presa sulla bocca della prigioniera, che le impediva non soltanto di chiamare aiuto ma anche di pronunciare litanie che le avrebbe ridotte in suo potere. Era suo il compito di sigillare il silenzio della regina. Non appena sua madre tolse la mano, prima che Fatima potesse pronunciare qualsiasi formula magica, Fulvia le cacciò un groppo di stoffa appallottolato in bocca. Rivisse l’episodio dell’infanzia quando aveva imbavagliato la badessa traditrice, salvando Malta da una sortita spagnola.

Vide negli occhi della madre la gratificazione che aveva atteso da anni, mentre con due giri di brandelli di stoffa attorno alla nuca si prodigò che la sovrana non sputasse il tappo che le impediva di soggiogare la gente alla sua volontà e con un altro, bendarle quegli occhi pericolosi.

                                                                          ***

Anna aiutò sua madre a spogliare la regina che si dibatteva disperata e furente. Non appena gli abiti regali furono tolti, intervennero le altre prigioniere che si prodigarono a togliere le bende da mummia a Basma. Non appena libera, la gemella indossò i vestiti della sorella. Fu lei a legarle gli arti e avvolgere Fatima nelle bende. Ridotta a sua volta a una mummia, Iside venne chiusa nel sarcofago. Solo un fioco rantolo si udì prima di chiudere il coperchio. Infine, il silenzio avvolse l’ambiente.

Il piano proseguì: le prigioniere ritornarono nei sarcofagi e simularono il loro sonno. Basma, vestita da regina declamò piano, ma solennemente: «Da ora la Luce illuminerà l’Egitto.»

Poi uscì, pose l’anello sottratto alla gemella a contatto con il chiavistello e le sbarre si chiusero.

                                                                            ***

Fioravante era insicuro se la donna uscita da quella porta fosse Basma o Fatima. Ma quando sentì il contatto psichico con un’altra sensitiva ebbe la conferma che il piano che Ahmed gli aveva bisbigliato mentre era in catalessi e lui aveva imparato a memoria aveva avuto successo.

Fu come se il buio labirinto di corridoi si stesse riempiendo di luce, illuminando anche una nuova strada del destino, parallela a quella buia ormai delineata che lui sentiva si stava allontanando da quell’altra. Il loro atto disperato stava creando un nuovo destino per un mondo migliore, per la sua amata figlia e sua nipote, la sua sposa lontana, e tutte le genti, popoli e paesi. La Luce sia con noi, pensò.

                                                                            ***

Iside entrò negli alloggi di Lukia scortata dai beduini e affiancata da Ahmed. Con sorpresa vide che Fioravante era con loro, vivo come mai prima. Arrogante come sempre, la regina prese parola senza che le venisse richiesto.

«Ahmed mi ha informato che il druido non è protetto da alcun Messaggero, come nessuna delle prigioniere, meno che meno colei che porta il talismano. Prima di partire voglio quindi assicurarmi che esso sia in mani sicure. Il mio fedele schiavo Ahmed lo porterà al collo fino al mio ritorno. Inoltre, la mummia verrà portata alle sponde del Nilo e immersa nelle sue sacre acque, per sempre.

Risveglierò le prigioniere ed esse saranno schiave della mia volontà. Il druido guiderà la processione che porterà il tronetto e l’antica regina fino al sacro fiume. Poi, cammineranno dentro le sue acque fino ad annegarvi. Un sacrificio in cui entreranno in comunione con gli dei che li perdoneranno di aver servito la Luce. Detto sacrificio sarà propizio alla nostra guerra.»

CONTINUA…

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di Paolo Ninzatti

Racconto breve ambientato nell’universo del romanzo “Le ali del serpente” dello stesso autore.

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