Il Fantasma di Livia Sforza nel Palazzo Sforza-Cesarini di Genzano
Oggi il nostro viaggio tra miti e legge dei Castelli Romani ci conduce a Genzano nel bellissimo palazzo Sforza-Cesarini.
Residenza estiva della famiglia Cesarini, (poi Sforza Cesarini), signori di Genzano dal 1564, nato a sua volta dalla trasformazione di un castello medievale, esistente già ai primi del XIII secolo, posto a guardia del Lago di Nemi.
All’interno di questo magico castello storia e leggenda si intrecciano tra queste mura e raccontano la vicenda triste ma allo stesso tempo romantica di un fantasma.
Secondo alcuni racconti si tratta del fantasma di Livia Sforza Cesarini vissuta nel 1700, figlia di Giuliano Cesarini e Margherita Savelli.
Livia per questioni ereditarie fu costretta a prendere i voti in tenera età e, contro la sua volontà, venne mandata in convento insieme a sue cinque sorelle.
Ma lei non si sottomise al volere del tutore e decise di lottare per la sua liberà, scappò dal convento e successivamente si sposò con Federico Sforza dei duchi di Segni.
Quest’atto all’epoca non era permesso poiché solo il primo genito poteva sposarsi ed i fratelli erano obbligati a condurre una vita ecclesiastica per evitare la dispersione del patrimonio familiare.
L’iniziativa fu contestata in primis dallo zio Filippo Cesarini che, conseguentemente alla morte del fratello, padre di Livia, prese il titolo di duca; resse la città di Genzano con l’intento di far sposare la sorella, Clelia, con Filippo Colonna principe di Sonnino.
La Famiglia Colonna divenne acerrima nemica di Livia, in quanto con l’uscita dal monastero, vedevano sfumare il sogno di entrare in possesso dell’eredità di Clelia;
e per la sua eredità ci furono liti e dispute tra le varie famiglie, tutti contro Livia.
Ma “Donna Livia” non si piegò a queste prepotenze materialistiche ed egoistiche, e oltre alla sua liberà riuscì a coronare il suo sogno d’amore con Federico Sforza, figlio del duca di Proceno.
Gli intrighi e le controversie tra le due sorelle per l’eredità proseguirono per molto tempo, ma nonostante questo Livia e il suo consorte si adoperarono molto per migliorare la cittadina di Genzano che tanto amavano.
Secondo alcuni, il fantasma di Livia non ha mai abbandonato il suo palazzo e che tanto amava, e la sua presenza sarebbe stata registrata nel 1995, quando una serie di fenomeni portarono a Genzano gruppi di studiosi e scienziati provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero per studiare e fare analisi.
Alcuni testimoni raccontano di episodi particolari avvenuti all’interno nelle varie stanze: luci che si accendevano nonostante non ci fossero allacci elettrici attivi, porte e finestre che sbattevano anche in assenza di vento e correnti d’aria, pendolini roteanti vorticosamente in senso contrario.
Due operatori della protezione civile rimasti nel palazzo a guardia degli oggetti esposti per una mostra di antiquariato, giurarono di aver sentito ripetutamente rumori provenienti da stanze completamente vuote.
Livia Cesarini e Federico Sforza misero in atto il piano urbanistico di Genzano, portando a termine la costruzione di Genzano Nuova, impiantata su un sistema di triangolazioni, secondo il piano affidato nel 1643 dal padre di Livia, Giuliano III, all’architetto romano Ludovico Gregorini e al podestà di Genzano Giovanni Iacobini.
A Livia Cesarini era intitolata l’ampia strada dove si svolge la famosa Infiorata, che dalla chiesa di Santa Maria della Cima portava a piazza San Sebastiano; la strada, intitolata negli anni trenta a Italo Belardi, viene chiamata ancora “Via Livia” dagli abitanti di Genzano.
La cosa certa è che nella sua vita Livia ha amato molto il suo paese e una parte di lei resterà sempre viva nei ricordi storici di tutti i cittadini, ricordata come una grande nobildonna che non ha abbassato la testa alle prepotenze dell’epoca lottando per la sua libertà.
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