Herman Melville – Ferrara

FERRARA

31 marzo, martedì

– Dopo aver fatto colazione con il giovane viaggiatore C. al caffè, sono partito solo in diligenza per Padova – Un compìto gentiluomo di mezza età nella diligenza

– Una campagna piatta in forte contrasto con quella attraversata durante il viaggio di domenica – fossati per macerare la canapa – vigneti – fattorie costruite in pietra e granai in pietra aperti ai lati – All’una siamo arrivati a Ferrara dove la diligenza si è fermata fino alle tre

– Andato a visitare la Cattedrale – Vecchio, interessante complesso di edifici – Il portico è sorretto da pilastri che si appoggiano su vecchi gobbi…

L’antico palazzo di quelli che furono i signori di Ferrara è  circondato da un ampio fossato. Ponte levatoio ecc. Massicci archi di mattoni sovrastano il fossato. Ferrara sorge su una pianura piattissima, l’erba cresce tutt’intorno, sembra una zona abbandonata, aperta a tutta l’umanità.

La prigione del Tasso. Una vera cantina, di quelle che s’usano per il sidro. Finestra con le sbarre, ma non solide. Il nome di Byron ecc. altri scarabocchiatori.

– Da Ferrara a Padova ci sono andato con una diligenza più piccola – Austriaca – Un veicolo fuori di moda.

– Una finestra – e un volto misterioso. Recessi segreti. Nascondiglio. Sentimenti antiquati.

Attraversato il Po; un fiume davvero grande, torbidissimo, veloce – giallo come il Mississippi. Sembra di origine alluvionale. Un vecchio ferry-boat. La frontiera austriaca.

Al crepuscolo sono giunto a Rovigo, una città piuttosto grossa. Ho visto altre due torri pendenti colà; smantellate e in rovina.

Herman Melville, “Diario italiano” 1857, trad. Guido Botta

Torna alla lista ←

Condividi su…

Lascia un commento