Gli acquedotti di Roma
Secondo Dionigi di Alicarnasso (60 a.C. circa – 7 a.C.), e altri storici dell’epoca, la grandezza dell’Impero Romano si identificava in particolare con tre opere: gli acquedotti, le strade e il sistema fognario (le cloache).
Ne deriva un’immagine di Roma come città delle acque, infatti sulla base di calcoli riportati dai Cataloghi Regionari , pare che l’Urbs nel IV secolo disponeva di 11 terme maggiori, 856 bagni pubblici, 15 ninfei, 5 naumachie, 1352 tra vasche e fontane, raggiungendo un primato rimasto insuperato nel mondo antico.
Il complesso e articolato sistema di approvvigionamento idrico realizzato dai Romani rivela stupefacenti capacità tecniche e riflette l’elevato livello raggiunto dalla civiltà urbana.
Opere idrauliche così solide e pregevoli che hanno sfidato i secoli e che furono in piena efficienza dal tempo della loro costruzione (il primo, l’Acqua Appia, risale al 312 a. C.) sino all’assedio posto dai Goti che, troncandoli, ne determinarono l’abbandono e la progressiva rovina.
Nell’età regia e agli inizi della Repubblica il fabbisogno idrico di Roma era soddisfatto attingendo acqua direttamente dal Tevere, dai pozzi e dalle sorgenti.
Alla fine del IV secolo a.C., però, tali fonti si dimostrarono insufficienti a causa dell’incremento demografico dovuto alle consistenti correnti migratorie e all’afflusso degli schiavi inseguito alla seconda guerra sannitica. Si rese necessario quindi ricorrere alla costruzione di acquedotti.
Vediamo quali sono in ordine cronologico gli acquedotti di Roma
33 a.C. – Acqua Iulia (Giulia)
38 d.C – 52 d.C. – Acqua Claudia
38 d.C – 52 d.C. – Aniene Nuovo
109 – 110 d.C. – Acqua Traiana
227 d.C. circa – Acqua Alexandriana
Nel resto dell’Impero, ricordiamo il cosiddetto Pont-du-Gard in Gallia, ovvero l’acquedotto Nemausus (oggi Nîmes), un viadotto a tre ordini di arcate lungo 269 metri e alto 48, fatto costruire probabilmente da Agrippa nel 12 a.C.
In Spagna, il ponte con cui l’acquedotto di Segovia, costruito da Traiano, attraversava una valle incassata (oggi piazza dell’Azoquejo), comprende una doppia serie di 43 arcate per 32 metri di altezza e 15 kilometri di lunghezza e rappresenta uno dei maggiori acquedotti di epoca romana.
Sempre in Spagna, a Terragona, si trova l’acquedotto de Las Ferraras, detto Puente del Diablo, che risale al principio dell’età imperiale, è ben conservato e comprende due piani di arcuazioni, per 30 metri di altezza e 217 di lunghezza.
Ulteriori testimonianze sono:
Acquedotto di Aspendos, Turchia
Acquedotto di Cartagine, Tunisia
Acquedotto di Cesarea, Israele
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