Gertrude

“Cornelius! Dove sei, possibile che quando servi non ci sei mai, fosse una volta che rispondesse.
Cornelius! Benedetto uomo, sempre con la testa fra le nuvole, lui e quei piccoli impiastri di elfi. Gli stanno dietro come pulci su un cane. Capisco che sono indaffarati con tutto quello che hanno da fare, ma anch’io merito un po’ di attenzione”.

Mentre la moglie urlava per chiamarlo, Babbo stava finendo di parlare con il capo degli elfi. Mancava meno di un mese al giorno più importante per la loro comunità. Gli elfi erano tantissimi, una buona parte lavorava per Babbo ma poi ce n’erano tanti altri che vivevano nella foresta poco distante dalla città e dalla fabbrica di giocattoli.

Lui aveva sentito il richiamo della moglie ma non si era mosso per niente, sapeva già cosa voleva e al momento non aveva tempo per quelle stupidaggini. Cornelius si era sposato molti anni prima, in un momento di sconforto, aveva conosciuto quella donna quando una notte di Natale si era calato nel camino come sempre e poi dopo aver mangiato i biscotti che aveva trovato preparati per lui si era addormentato.

Al risveglio purtroppo per lui si era trovato davanti la donna, in pigiama di flanella e pantofole a forma di gattina. Vistosi scoperto e per evitare che spargesse la voce che Babbo  si era addormentato sul lavoro, le aveva chiesto di sposarlo, così l’aveva portata su nel covo ed ora era succube di lei.

Aveva sentito il richiamo e dopo aver concluso il discorso con l’elfo si decise a rispondere. Andò da lei che ancora stava sbraitando:

“Allora hai finito di starnazzare donna, cosa c’è di così urgente da distogliermi dai miei impegni? Lo sai che sono sempre pieno di lavoro, non credere che io lavori solo un giorno all’anno”.

“Finalmente ti sei deciso a venire, se mi fossi sentita male avresti trovato un cadavere invece di una moglie?”

“Non ti preoccupare, sapevo che stavi benissimo, con la forza con cui urlavi dovevi stare bene per forza, allora che c’è, sbrigati che devo tornare al lavoro”.

“Possibile che vai sempre di fretta, sempre a lavorare, ma che hai da fare, i giochi li fanno gli gnomi, loro badano anche agli animali, tu in pratica che fai? Va bene, non lo voglio sapere si parlava così per dire. Ti stavo chiamando perché ho visto passare delle cicogne che volavano verso sud. Per quel poco che so io, non credo che si possano trovare da queste parti e poi perché sono passate sopra la nostra casa? Non è che hai pensato a qualcosa che non esiste vero?

Ti pregherei di informarmi se hai qualche brillante idea. Se non sbaglio sono tua moglie e vorrei partecipare anch’io se possibile. Non so tu ma io mi annoio a stare tutto il giorno senza fare molto.

Come faccio a passare il tempo? Le faccende di casa me le fanno due femmine di elfo. Sono brave per carità non mi posso lamentare, ma visto che sono piccole, impiegano troppo tempo in pratica stanno sempre fra i piedi a pulire, non finiscono mai.

Non si potrebbe avere una donna come me, magari farebbe più presto e avrei più tempo libero. Così mi tieni non solo prigioniera in questo posto pieno di neve e di gelo, ma anche sotto controllo tramite le tue spie elfe”.

“Adesso basta Gertrude, stai dicendo un sacco di cose inesatte, nessuno ti tiene prigioniera né tanto meno prigioniera. Io vivo qua e tu come moglie sei vicino a me. Le ragazze che fanno le faccende sono le più svelte che ho potuto trovare, se pensi che ti stiano spiando, puoi sempre venire in ufficio con me a dare una mano. Te la senti di essere impegnata tutto il giorno e per tutti i giorni dell’anno come lo sono io?”

“Davvero dici, mi vuoi con te a lavorare? Allora perché non me lo hai detto prima, io sto qua a stufarmi e lui non dice niente, guardatelo che faccia di bronzo, sai che ti dico, non mi va, preferisco fare altro. Voglio la comodità di casa, il mio divano e la televisione, se posso fare qualcosa a casa la farò volentieri”.

“Guarda che ti prendo in parola, se sei disposta avrei un lavoretto per te. L’elfo incaricato è ammalato, allora potresti sostituirlo, così facciamo anche una prova di come te la cavi. Dovresti leggere la lista dei bambini del mondo e dividerli su due liste, una per i buoni e una per i cattivi. Sai a che ci serve vero?”

“D’accordo accetto la sfida, fammi recapitare il materiale e ti faccio vedere di cosa sono capace”.

Babbo sorrise sotto la folta barba bianca, la poverina non immaginava a cosa andava incontro, doveva leggere una lista di parecchi milioni di nomi e poi rileggerla quando doveva separarli in due liste. Chiamò uno degli elfi e chiese di avere subito l’elenco dei nomi di tutti i bambini.

Appena ricevuta la consegnò alla moglie che era rimasta vicino a lui aspettando. Quando la ebbe in mano si accorse che era un rotolo di pergamena lunga diversi metri. Lo stupore le colorò il viso che diventò purpureo.

“Accidenti Cornelius, questa cosa è lunga un chilometro, speri che io possa fare quello che dici, tu sei completamente matto. Nessuno ce la può fare! Dillo che lo hai fatto apposta, hai allungato sta cosa proprio per fare un dispetto a me. Ho l’impressione che tu ce l’hai con me”.

“Cosa stai dicendo donna, questa è solo la lista dei bambini che hanno diritto ad avere regali da me, ci sono altre lunghissime liste che interessano altri settori. Finora è stato il lavoro di Zatoski l’elfo incaricato e non ha detto mai niente in merito. È un lavoro che si può svolgere con un po’ di attenzione. Come puoi vedere i nomi sono di due colori diversi, azzurro e rosso, secondo te che vuol dire? sentiamo!”

Gertrude lo guardò in cagnesco, era convinta che in qualche modo lui la stava prendendo in giro ma ancora non aveva capito come. Lesse alcuni nomi sulla lista e notò che in effetti c’erano solo due colori. Immaginò che l’azzurro era per i bambini buoni, il rosso per quelli cattivi. Era una segnalazione molto utile, specie per chi come lei doveva fare la distinzione fra i due colori. Stava leggendo ancora qualche nome quando s’irrigidì nel leggere un paio di nomi, quelli li conosceva bene.

“Senti un po’ Babbo, come mai vedo due nomi segnati in rosso qua sopra, non dovrebbero esserci, posso sapere chi decide senza conoscerli chi è bravo e chi cattivo? Questi due sono miei nipoti e non possono essere messi fra i cattivi, capito, se dovrò fare io le liste provvederò a cambiare colore”.

“Non puoi mia cara Gertrude, la lista va solo divisa così com’è. Serve a me quando sarò in volo a regolarmi. Le scelte sono state già fatte dal nostro consiglio. Tu devi solo eseguire quello che ti è stato detto”.

“Tu sei matto non ci pensare, se non posso intervenire allora questo lavoro non m’interessa. Non sono un burattino che puoi manovrare come vuoi, devo poter decidere anch’io”.

“Questo non è possibile, ancora non sei pronta, quando capirai l’importanza del nostro lavoro forse ne riparliamo. Allora ridammi quella lista e ritorna ai tuoi pettegolezzi e alle tue faccende che ne hai tante da fare. Prima di dire altre fesserie come quella che io non faccio niente pensa alle tue cose”.

Gertrude rimase a bocca aperta, non si aspettava una ramanzina simile da parte di Babbo. Pensava che fosse un uomo buono da poter manovrare e invece era capace anche di arrabbiarsi. Dentro di se sorrise, lei lo aveva stuzzicato di proposito per vedere come reagiva, vista la reazione fu contenta del marito, un uomo sincero buono più del pane, ma capace anche di comportamenti umani.

Decise di collaborare in modo propositivo al buon andamento della casa e della fabbrica di giocattoli. In precedenza si era già informata con delle graziose lavoratrici della fabbrica se poteva anche lei rendersi utile.

Ora era pronta mettersi in gioco, non poteva permettere che la moglie di Babbo Natale fosse una perdigiorno che non faceva niente dalla mattina alla sera.

di Lorenzo Barbieri

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