Fiabe irlandesi – la parte del campione

FIABE IRLANDESI[1]

Dal patrimonio dell’isola di Erin[2]

Molte delle leggende ispirate al pantheon celtico sono oggi scomparse a seguito dell’avvento del Cristianesimo, che vedeva nella religione dei Druidi un serio pericolo per la diffusione del nuovo credo.

Solamente i racconti che hanno abbandonato pretese teologiche e cosmogoniche, riparando nel più tranquillo mare del folklore, sono riuscite a sopravvivere all’erosione del tempo, regalandoci alcuni tra i tesori più preziosi della favolistica mondiale.

Non è inutile osservare che, in questo modo, molte delle divinità della religione celtica hanno perso via via il loro carattere sacro per mantenere solo quello più rassicurante, vale a dire quello più propriamente fiabesco: esseri un tempo divini come gli elfi, le fate e i folletti sono divenuti protagonisti di racconti fantastici, che affascinano ancora oggi.

Particolarmente intriganti sono le fiabe gallesi[3] ed irlandesi[4], con le loro suggestioni magiche e il loro continuo legame con il meraviglioso.

LA PARTE DEL CAMPIONE[5]

Fiabe irlandesi - la parte del campione

Cu Chulainn

L’assegnazione della “parte del campione” era un rituale assai noto nella mitologia celtica; in occasione di solenni banchetti, l’onore di tagliare la carne arrostita e di tenere per sé le parti più pregiate era riservato a quello che veniva riconosciuto essere il migliore tra i guerrieri.

La tradizione, apparentemente innocua, poteva tuttavia diventare estremamente pericolosa se a partecipare al banchetto erano clan differenti, a volte divisi tra di loro da antiche inimicizie o rivalità.

In tali casi, ciascuno dei guerrieri più valorosi reclamava per sé l’onore di poter tagliare la carne, sostenuto dagli uomini del suo seguito: non di rado, dalle vanterie e dalle schermaglie si passava direttamente alle vie di fatto e il banchetto degenerava in una feroce rissa.

Si narra che, tra il popolo degli Ulaid[6], vi erano tre eroi (Cù Chulainn, Conall Cernach e Lòegaire Bùadach) in grado di aspirare alla parte del campione.

Un nobile degli Ulaid famoso per le sue doti di provocatore, il vecchio Bricriu dalla Lingua Velenosa, incitò i tre guerrieri a competere tra di loro per stabilire, una volta per tutte, a chi toccasse la portata migliore nei banchetti.

Vennero così organizzate delle prove di forza e coraggio tra i tre eroi per decidere chi fosse il migliore, ma nessuna di esse risultò decisiva; il re Conchobor cominciava a preoccuparsi, perché gli animi si stavano scaldando un po’ troppo per i suoi gusti e gli Ulaid non potevano permettersi il lusso di perdere uno dei loro tre guerrieri più valorosi per una faida intestina.

Il re degli Ulaid si rivolse allora ai sovrani della provincia vicina (il Connacht[7]) affinché essi eleggessero il migliore: ma questi preferirono evitare di farsi coinvolgere in questa diatriba e si limitarono a donare una coppa in metallo prezioso a ciascuno dei tre contendenti.

Alla fine toccò a Cù Roì mac Dàire, un terribile e spaventoso gigante nativo del Münster[8], risolvere la situazione.

Cù Roì fece visita alla corte degli Ulaid travestito da villano: “Aveva un aspetto pauroso e terribile; portava sulla pelle un indumento di cuoio ed era avvolto in un mantello scuro… ognuno dei suoi occhi gialli era grande quanto un paiolo per cuocere un bue”.

Brandendo un enorme scure, il gigante sfidò ciascuno dei tre eroi a decapitarlo, ma ad una condizione: chiunque avesse osato tagliargli la testa, in caso di fallimento si sarebbe sottoposto allo stesso trattamento il giorno dopo.

Lòegaire il Vittorioso prese allora in mano la scure del gigante (che mise tranquillamente la testa sul ceppo) e vibrò un terribile colpo. La testa di Cù Roì rotolò sino ai piedi del focolare.

Grande fu la meraviglia quando il gigante si rialzò, anche se decapitato: raccolse la testa e la scure e, pur grondante di sangue, lasciò la dimora degli Ulaid.

La sera seguente Cù Roì tornò a reclamare il suo diritto di mozzare la testa di Lòegaire, che tuttavia non si fece vedere. Allora il gigante legò al medesimo patto Conall il Trionfatore, il quale riuscì a staccare di netto la testa del suo avversario;

ancora una volta, tuttavia, Cú Roì raccolse tranquillamente la sua testa e se ne andò senza problemi. Anche Conall, al pari di Lòegaire, non tenne fede alla parola data e non si presentò al banchetto degli Ulaid la sera dopo.

Cú Roì cominciò allora a schernire Cú Chulainn, sfidandolo a compiere quello che i suoi rivali non erano riusciti a portare a termine; preso dall’ira, il guerriero irlandese si avventò sul gigante e gli assestò un colpo che sembrava fatale;

la testa andò a sbattere contro le travi del tetto della dimora degli Ulaid e cadde a terra; Cú Chulainn diede un ulteriore colpo di scure alla testa e la fece in pezzi. Nonostante questo, ancora una volta il terribile mostro travestito da villano riuscì a rialzarsi…

La sera dopo, tutti i guerrieri erano assai rattristati e avevano già cominciato ad intonare il lamento funebre per Cú Chulainn; questi rispettò la parola data e si presentò al banchetto per offrire il collo all’ascia del gigante.

Cù Roì alzò la scure e si preparò a vibrare il colpo mortale; il sibilo dell’arma affilata era simile allo stormire degli alberi di una foresta in una notte di vento.

Il gigante abbassò quindi la scure sul collo del coraggioso guerriero, ma con la lama rivolta verso l’alto; quindi esclamò: “Alzati, Cú Chulainn! Tra tutti i guerrieri dell’Ulaid e di Eriu nessuno ti è pari per coraggio, abilità e onore.

Tu sei il primo eroe dell’Irlanda e nessuno potrà contenderti la parte del campione[9]”.

Da quel giorno, la fama del grande Cú Chulainn non venne mai più messa in discussione e fu celebrata da tutti i bardi dell’isola.

[1]    HETMANN, Fiabe irlandesi, Milano, Mondatori, 1991, 179-182.
[2]   Appellativo poetico dell’Irlanda.
[3]   Anonimo, Racconti gallesi del Mabinogion (a cura di AGRATI-MAGINI), Milano, Mondatori, 1982.
[4]   AGRATI-MAGINI, Saghe e racconti dell’antica Irlanda, Milano, Mondatori, 1983. Si leggano anche le favole scritte da W.B. YEATS.
[5]    Tratto da La saga irlandese di Cu Chulainn (a cura di AGRATI-MAGNINI), Milano, Mondatori, 1982, 69-104.
[6]    Gli Ulaid erano gli antichi abitanti della regione a nord-est dell’Irlanda, oggi conosciuta come Ulster. Noti anche come Scoti, alcuni di essi migrarono nel nord della Gran Bretagna diventandone l’elite dominante e dando il nome all’intera regione (chiamata, da allora, Scozia).
[7]    Regione a nord-ovest dell’Irlanda.
[8]    Regione a sud-ovest dell’Irlanda.
[9]     Simili sfide di decapitazione si ritrovano nella mitologia indù e nella letteratura medievale; si ricorda, tra tutte, la leggenda narrata in Anonimo, Sir Gawain e il Cavaliere Verde, Milano, Adelphi, 1986 (nella celebre traduzione a cura di J.R.R. TOLKIEN).

di Daniele Bello

 

Lascia un commento