Ernesto Nathan, sindaco di Roma

Ernesto Nathan nacque a Londra il 5 ottobre 1845 da Sara Levi Nathan e da Moses Meyer Nathan.

Si trasferì in Italia nel 1859 e, dopo una breve permanenza in Sardegna, soggiornò a Firenze, Lugano e Milano.
Conobbe personalmente Mazzini e Aurelio Saffi, amicizie che segnarono profondamente il suo orientamento politico e culturale.

Dopo aver sposato Virginia Mieli, si stabilì a Roma come direttore del giornale repubblicano “Roma del Popolo”.
Gli intellettuali e i politici dell’epoca adottarono come luogo d’incontro il suo salotto e la sua fama crebbe rapidamente.

Presto si interessò alla politica, adottando una posizione convintamente laica e anticlericale.
Nel 1879 aderì al partito dell’estrema sinistra storica, nello schieramento di Felice Cavallotti.

Nel 1887 fu tra i fondatori della Società Dante Alighieri, istituzione culturale ancora attiva che ha lo scopo di diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo.
Nel 1888 ottenne la cittadinanza italiana e fu eletto consigliere provinciale di Pesaro.

Nel 1898 Nathan fu eletto consigliere al comune di Roma, e successivamente fu assessore all’economato e ai beni culturali, un incarico molto importante in un periodo di grande sviluppo edilizio e demografico che stava vivendo la città.

Nel 1907, con l’appoggo del Blocco Popolare, Nathan venne eletto sindaco di Roma, e, confermato nel 1911, restò in carica fino al 1913.
La sua amministrazione spiccò per dinamismo e onestà e fu improntata a un forte senso di etica pubblica.

Lo sforzo di contenere la speculazione edilizia, che si era avviata con il trasferimento della capitale a Roma, si concretizzò nell’approvazione del primo piano regolatore della città,che resterà in vigore fino al 1930.

Tra le altre cose, questo prevedeva che i fabbricati non superassero l’altezza di 24 metri, aumentò le tasse sulle aree edificabili dall’1% al 3% e procedette agli espropri secondo quanto stabilito dal governo Giolitti, provocando così un violento attacco alla Giunta Nathan da parte dei grandi proprietari terrieri.

Fu in questo periodo che Roma si arricchì di nuove risorse.

Nacquero l’Azienda Autonoma Tranvie Municipali (oggi ATAC) per garantire il trasporto pubblico, e l’Azienda elettrica municipale (AEM, oggi ACEA) per la gestione delle risorse idriche e dell’energia elettrica.

Vennero realizzate strutture come l’attuale Galleria Nazionale d’Arte Moderna, lo Stadio Flaminio e il Ponte Risorgimento.

Un vasto piano d’istruzione e la formazione professionale, entrambi in chiave laica, favorì l’apertura di 150 asili comunali per l’infanzia che fornivano refezione, piccole biblioteche, laboratori scientifici, cinematografi ed erano dotate di ambulatori di medicina preventiva.

Sotto la guida di Nathan vennero inoltre avviati i lavori per i mercati generali, l’acquario, il mattatoio e la centrale del latte.
Nella città furono istituite inoltre pubbliche guardie ostetriche, presidi per l’assistenza sanitaria e la profilassi delle malattie infettive.

L’azione della giunta guidata da Nathan si estese anche all’agro romano, dove aumentarono le scuole rurali e vennero realizzati presidi medici che fornivano assistenza gratuita.
Fu del sindaco Nathan la proposta, non accolta, di dotare di tassametro le vetture a cavalli che svolgevano servizio pubblico.

Una piccola curiosità:
un aneddoto ormai famoso narra che, neoeletto sindaco, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma.

Nathan lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce “frattaglie per gatti”, chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento.

Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini.

Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che d’ora in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso di topi non avessero più trovati, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza.

Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c’è trippa pe’ gatti.

Ernesto Nathan morì nel 1921, all’età di 76 anni, e fu sepolto al Cimitero del Verano.

 

NOTA BIBLIOGRAFICA:
Fulvio Conti, Nathan, Ernesto, in «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 77, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2012.
Nadia Ciani. Da Mazzini al Campidoglio. Vita di Ernesto Nathan. Roma, Ediesse, 2007
Maria Immacolata Macioti. Ernesto Nathan il sindaco che cambiò il volto di Roma : attualità di un’esperienza. Roma, Newton, 1995
Maria Immacolata Macioti. Ernesto Nathan: un sindaco che non ha fatto scuola. Roma, Ianua, 1983.
Alessandro Levi. Ricordi della vita e dei tempi di Ernesto Nathan. Lucca, Maria Pacini Fazzi, 2006.

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