Doppio incarico
Sono nel mio ufficio e sto parlando con una cliente. La donna che ho di fronte è una bionda naturale fasciata in un vestito che la fascia come una seconda pelle, la stoffa tesa nei punti giusti sembra voler esplodere da un momento all’altro.
La scia di Chanel n. 5 ha riempito la stanza, la osservo senza parlare, mentre il suo sguardo vaga dalla mia persona all’ambiente che la circonda; non lascia trasparire nessuna emozione, ma sono sicuro che dentro di se trova il tutto molto squallido.
Il mio aspetto lascia molto a desiderare, la barba incolta e la pelle lucida di sudore non suscitano certo pensieri positivi, il vestito che indosso ha visto tempi migliori ed è lo stesso in cui ho dormito per tre notti di fila e, in queste condizioni, ora mi trovo davanti a questa bambola che vuole parlare con me di un suo problema personale.
“Allora come le stavo dicendo,- dice lei con una voce che fa aumentare ancora di più la dose di sudore- vorrei assumerla per indagare su mio marito, ho il presentimento che lui non sia quello che dice di essere, se è così lo voglio sapere”.
“Mi scusi signora – faccio io con una faccia incredula – non credo di aver capito bene mi sta dicendo che vuole che io indaghi su suo marito per vedere se ha dei rapporti con altre donne”
“Assolutamente no, lui mi tradisce e di questo sono sicura, non è questo che mi interessa. Voglio sapere che tipo di attività svolge, qual è la sua occupazione reale non quella che dice lui, ufficialmente dovrebbe essere l’amministratore delegato di una grossa società, ma io non ci credo, quel lavoro penso sia solo una copertura per qualcosa che non vuole che si scopra. Pensa di poter svolgere quest’indagine?”
“Vede, signora, la sua richiesta è un po’ insolita. In genere il mio lavoro si basa su ricerca di amanti, tradimenti, qualche volta su vicende di sangue, ma scoprire una eventuale doppia vita di un uomo è la prima volta che mi capita. Comunque la mia tariffa per questo lavoro è di trecento dollari al giorno più le spese, prendere o lasciare!”
La bionda mi guarda con aria sorniona, ha capito che sto alzando il tiro proprio per darle l’opportunità di non affidarmi il lavoro, non mi piace andare a mettere il naso in affari privati; qui non si tratta di corna, metti che il tizio è una spia o un dormiente della Cia mi troverei di certo in un mare di guai.
Dopo avermi squadrato da capo a piedi e dopo un sorriso carico di sottintesi, apre la borsa firmata e senza parlare caccia fuori il libretto degli assegni, scrive velocemente, poi stacca il tagliando e lo appoggia con delicatezza sulla scrivania, richiude la penna tempestata di pietre luccicanti e aspetta la mia reazione.
La cifra che vedo scritta mi fa trasalire, ma riesco a mascherare il moto di esultanza che provo dentro di me. Le mie casse erano paurosamente vuote, dopo mesi che non vedevo un cliente, questo assegno risolleva il morale e mi convince a continuare con questo lavoro che offre solo solitudine, pericoli e milioni di hot dog ingurgitati in fretta.
La donna sorride nel vedere l’effetto che ha avuto su di me quel piccolo foglietto di carta, accavalla le gambe e non si preoccupa se la gonna sale oltre il dovuto. Lei è cosciente del suo fascino e lo usa nel migliore dei modi con un tipo come me, uno che, a suo modo di pensare, è ancora interessato a questo genere di cose.
Rimane in silenzio ad osservarmi, mentre io sto decidendo cosa fare, sarei tentato di stracciare quel pezzo di carta davanti a lei per farle capire che non sempre si può comprare tutto, ci sono anche uomini che sono capaci di resistere alle tentazioni, ma non è il mio caso.
A malincuore devo ingoiare il rospo; sospiro mentre piego accuratamente il pezzo di carta così prezioso e lo infilo nel taschino della giacca.
“D’accordo signora, lei ha comprato il mio tempo e da questo momento lavorerò per lei. Tenga solo presente che farò il possibile per portare a termine il compito, ma se durante le indagini incontrerò difficoltà che metteranno in pericolo la mia vita, il mio lavoro terminerà nello stesso momento, non ci saranno resi”.
“Capisco benissimo- cinguettò lei sbattendo le ciglia- sono d’accordo su tutto, ma sono anche sicura che lei riuscirà a scoprire quello che voglio, non creda che il suo aspetto da barbone alcolizzato mi possa ingannare, so che lei è uno dei migliori che ci sono qui a New York. Allora siamo intesi, ha tutti i miei recapiti, appena sa qualcosa mi faccia sapere”.
Nel pronunciare le ultime parole si alza, e posso rivederla in tutta la sua avvenenza. Muovendosi il profumo si diffonde con più forza. Rimango in piedi anche io, mentre lei esce dalla porta a vetri sulla quale è scritto a caratteri cubitali Mattew R. investigatore privato.
Resto in silenzio a meditare su quest’insolito incarico, una vocina mi dice che andrò incontro a rogne grandi come una casa. La bionda non me la conta giusta, sa molto di più di quello che mi ha detto, perché paga una cifra enorme per sapere cose che secondo me conosce bene, devo stare molto attento a dove metterò i piedi.
È trascorsa una settimana e le mie sortite nel campo della finanza non hanno dato risultati soddisfacenti, il tizio che devo controllare sembra essere un alieno, tutti lo conoscono, ma nessuno sa dare risposte esaurienti.
Ho inquadrato il soggetto e ora che ho conosciuto l’ambiente dove bazzica devo riconoscere che i sospetti della moglie sono fondati. Presenta molti lati oscuri sui quali sarà difficile far luce.
Mi trovo in ufficio per riordinare un po’ di pagamenti arretrati con i soldi avuti dalla bionda, per un po’ i creditori resteranno tranquilli.
Il campanello della porta a vetri suona e un uomo entra in ufficio. Elegante in un doppio petto scuro, capelli bianchi anche se non è anziano, noto una certa facilità di movimenti, deve essere uno che fa sport e lo fa anche bene.
Si avvicina alla scrivania e mi rivolge la parola, per poco non ci rimango secco! Quello che mi tende la mano è il mio soggetto, la persona che sto pedinando da giorni! Ingoio a vuoto e mi metto dritto sulla poltrona, la cosa si mette male, forse si è accorto di me ed è venuto a prendermi a pugni!
“Buongiorno, lei immagino sia il titolare di questa agenzia, il signor Mattew, permette che mi presenti sono Cecil Robinson, – nel dirlo mi tende una mano candida dalle unghie perfette si nota subito la signorilità di cui è impregnato – penso non ci sia bisogno d’altro lei mi conosce bene, se le cose sono andate come penso lei ora si trova davanti l’oggetto delle sue ricerche, la mia adorabile moglie è venuta da lei per indagare su di me, non è vero?”
Lo guardo allibito, non so se scoprire le carte o cercare di camuffare il tutto, alla fine il suo sguardo mi convince che è inutile negare qualcosa che è chiara come il sole che picchia duro, fuori la finestra del mio ufficio, al secondo piano di una palazzina cadente.
Evito di rispondere direttamente, mi limito solo a guardarlo negli occhi.
“Cosa posso fare per lei, signor Robinson”
“Oh! È molto semplice, la stessa cosa che sta facendo per mia moglie, esattamente la stessa. Voglio sapere tutto sui suoi movimenti, inutile dire che non mi interessano storie di sesso o di corna, sa cosa intendo vero?”
“Capisco – rispondo con sufficienza- però credo si renda conto che mi trovo in una situazione di conflitto, l’etica mi imporrebbe di privilegiare il primo cliente e rifiutare la sua offerta”
“Per favore non metta di mezzo un richiamo all’etica, per quello che ho sentito su di lei credo che voi due non andiate proprio d’accordo. Piuttosto prenda questo- mette la mano nella tasca interna della giacca e ne caccia fuori un assegno che mette sul tavolo.
La cifra è ancora più sostanziosa di quella della moglie, la cosa se prima puzzava adesso emana un odore di guai che lo potrebbero sentire anche dalla cima dell’Empire State Building. Rimetto l’assegno sul tavolo e rivolgo la mia attenzione all’uomo.
“Lei è molto generoso, ma il problema rimane, dice di voler sapere tutto su sua moglie e sua moglie desidera la stessa cosa. Si metta nei miei panni e mi dica se questa situazione è plausibile. Io credo che voi mi state prendendo in giro, sborsate cifre che certamente non merito per fare cosa? Entrambi conoscete bene le cose che volete che io scopri, allora cosa c’è dietro? Siete venuti da me per offrirmi un lavoro fasullo, cosa cercate in realtà, parlate chiaro e forse ne possiamo discutere”.
“Bene ! devo dire che le informazioni che avevo su di voi non sono state smentite, lei è un tipo sveglio e il miraggio di guadagni facili non la smuove dai suoi principi, molto bene! A questo punto sarò costretto a mettere le carte in tavola, non prima di aver ottenuto da lei la promessa che quanto verrà detto fra poco rimanga in questa stanza. Intuisce da solo che in caso contrario deve essere convinto che quei soldi non avrà modo di poterli spendere”.
“Cosa! Mi sta forse minacciando?”
“No, è solo un consiglio d’amico, lei è troppo intelligente per non sapere come vanno queste cose. Ora se vuole può mettersi comodo, le spiego la situazione, può sembrare un mistero, in realtà è una cosa molto semplice”.
Cecil si mise a parlare, lentamente il quadro della situazione assumeva contorni precisi, tutte le tessere del mosaico andavano incastrandosi al loro posto.
Ci mise quasi una mezz’ora per chiudere il discorso, alla fine ci guardammo negli occhi e con un cenno d’intesa lui si alzò, mi strinse la mano uscì lasciandomi l’assegno sul tavolo.
Dopo aver chiuso la porta a chiave allungai le gambe sulla scrivania e mi misi a pensare come spendere quella piccola fortuna che mi era capita fra le mani.
Cosa? Cosa dite, volete sapere che cosa ha detto Cecil, ah! Sapete che siete proprio dei bei tipi voi, allora non avete seguito la discussione, avete dimenticato cosa ha detto lui, se le notizie trapelano fuori dalla stanza vado incontro a dei guai molto seri.
Secondo voi dovrei rischiare la mia vita per farvi contenti! Siete tutti matti, pensate voi ad un finale, ognuno si faccia il proprio. Io sto per telefonare all’agenzia di viaggio per prenotare un mese di vacanze a Rio, ci vediamo gente.
di Lorenzo Barbieri
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