Donne Maledette 11/13
XI – Angela e Caterina
Tu sei Angela e tu Caterina, lo sapete no, gioie mie? Angela e Caterina. Siete due sorelline perché io vi ho partorito, io!
Su, avanti adesso, stringetemi le mani, così, una di qua e una di là e andiamo. Ecco brave brave vi voglio, belle e brave. Dai, camminate però, allungate il passo su, guardate avanti, dai, dobbiamo andare in fretta!
Che dite, la facciamo una corsetta? Vi va? Uno, due, tre, via! Corriamo! Su, non vi fate pregare, dobbiamo andare a casa! Siete le solite birbe, mai che vi va di ritirarvi, sempre in giro, vero? Le mie girandolone! Dai affrettatevi prima che vi addormentiate.
Quella caramellina che vi ho dato poco fa, tra un po’ vi farà venire sonno ma non vi preoccupate perché la macchina è vicina, proprio qui, dietro l’angolo. Vi siederete dietro, brave brave e vi farete un bel pisolino mentre io guido, poi a casa vi metterete il pigiamino e via, nei vostri lettini belli!
Ci volete andare nei vostri lettini belli? Non vi sentite un poco stanche, farfalline mie sempre svolazzanti? Non avete sonno?
Ehi, non piangere tu Angelina, non frignare sempre! Avanti! Cammina, non farti trascinare, su!
Che dici, mamma, mamma, mamma… La tua mamma è qua con te, non ti ricordi più di questa mamma? Io sono la tua mamma e lei è Caterina, la tua sorellina. Vedi lei com’è buona? Mica piange come te, vedi che signorinella è lei?
Guardate, eccola qua la nostra macchina, non è graziosa? Guarda Angelina, ha il tetto bianco e il resto è tutto rosa, non è una meraviglia? Non ti viene proprio voglia di entrarci? Dai, non frignare, t’ho detto! Non farmi pentire di averti ripresa con me! Non farmi arrabbiare sennò poi lo sai, no?
Lo sai che quando mi arrabbio poi ti faccio male, no? Su, da brava, entra, fai come Caterina, mettiti qui vicino a lei, così, brave, tutte e due tranquille, la casa non è lontana… Una ventina di minuti e siamo arrivate.
Ecco, così, buone buone, vi allaccio le cinture e partiamo.
Che belle che siete, le mie bambine! Le mie figlie adorate!
Adesso, mentre andiamo, vi racconto una storia così vi addormenterete tranquille: C’era una volta una strega cattiva che voleva portarsi via le figlie di una povera mammina buona buona, tutte le mattine arrivava a casa sua e cominciava a guardare ovunque, persino sugli armadi e sotto i letti!
“Questo odora di pipì!” diceva “Qui è tutto sporco! Se domani non trovo pulito sarò costretta a portarti via le bambine”.
Quella strega impicciona andava cercando il pelo nell’uovo… voi lo sapete che nelle uova non si trovano peli… per questo si dice cercare il pelo nell’uovo…
Beh, insomma, quella andava spulciando dappertutto, pure nei panni da lavare e nella spazzatura, allora alla povera mamma non restava che pulire dalla mattina alla sera per tenersi le sue figliolette adorate.
Ma quella niente, il letto puzzava sempre di pipì e tutto era sempre sporco. Quella non solo era un’impicciona, era pure matta!
Mi sa che la puzza se la portava lei da casa sua perché quando usciva dalla nostra era davvero di nuovo tutto sporco e puzzolente, così alla povera mamma toccava ricominciare con le pulizie.
Insomma, dopo tante di queste terribili visite, un brutto giorno la strega cattiva arrivò con un diavolo per capello dicendo che i vicini si erano ancora lamentati della puzza e che era ancora tutto troppo sporco.
Quella volta però non era venuta da sola con la solita macchina e nemmeno su una scopa come avrebbe dovuto fare, visto che era una strega, con lei c’era anche l’accalappiacani e il suo furgone! Tutti e due presero le bimbe, le strinsero con il guinzaglio e se le portarono via.
Pensate quelle due ragazzine come potevano urlare disperate! Non volevano mica lasciare la loro mammina! Ma loro niente, le infilarono dentro il furgone coi cani randagi e sparirono a tutta velocità senza dire né dove le portavano né per quanto tempo.
La povera mamma era disperata, potete immaginare! Potete immaginarlo? No, non potete, gioie mie, è impossibile capire il dispiacere di una mamma a cui vengono strappate le figliole, il sangue del proprio sangue, la carne della propria carne!
Fatto sta che quella poveretta, disperata com’era passò tutta la note a piangere, poi, il giorno dopo, decise di bussare a tutte le case della città per cercarle e riportarle a casa, lo fece per mesi, senza stancarsi mai, in tutte bussò, una per una, piazza per piazza, via per via, vicolo per vicolo, ma niente, le sue bambine sembravano essersi dileguate nel nulla.
Passò un anno, due anni, cinque anni e alla fine si arrese, ma proprio allora, un bel giorno, ecco che le ritrova!
Gioia! Felicità! Allegria! La poveretta non stava più nella pelle, continuando a fissarle da lontano, cominciò a ballare e cantare: i suoi gioielli non erano scomparsi, erano lì, davanti ai suoi occhi, vive e belle così come le aveva lasciate, tali e quali ad allora.
Erano alte come allora e avevano gli stessi capelli e le stesse finestrelle dei denti mancanti nella bocca.
Poverine, dopo tutto quel tempo si erano volute conservare ancora piccine per ripresentarsi a lei tali e quali a quando l’avevano dovuta abbandonare, per non darle dispiacere, per non farle perdere nemmeno un istante della loro vita, che brave bambine!
E sapete dove le erano riapparse dopo tanto cercarle inutilmente? Là, nel supermercato, tutte e due, così, per caso, mentre faceva la spesa e pensava ad altro, proprio quando ormai si era data per sconfitta… loro erano tornate. Com’erano belle le sue bamboline!
Non stavano insieme però: una era vicino a una signora alta, magra e ben vestita, l’altra, invece, camminava tenendo il carrello della spesa assieme a una donna scura di carnagione, forse la tata, chissà… Comunque la mamma non ci pensò due volte:
le chiamò con una vocina piccina picciò, poi si nascose dietro uno scaffale mostrando loro caramelle colorate. Un attimo di distrazione delle due donne e… eccovi qua! Angela e Caterina!
Non l’avevate ancora capito che siete voi le bimbe della fiaba? Non vi ricordate di me, della vostra mammina?
Perché non rispondete? State dormendo? Va bene, allora, fate il vostro pisolino che intanto io vi riporto a casa.
State sicure che d’ora in poi nessuno vi verrà più a prendere, nessuno potrà più separarci, mai più, ve lo prometto, mano sul cuore!
Sapete un segreto? Li ho messi in cantina i vostri lettini così nessuno potrà trovarvi, voglio proprio vedere se quella strega vi porta via, stavolta. Ah! Voglio proprio vedere!
D’ora in poi staremo sempre insieme noi tre, non temete piccole mie, sempre insieme. Sempre! Sempre! Sempre!
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