Dai giullari ai poeti
4
Dai giullari ai poeti
Il giullare è una figura caratteristica del medioevo. Il suo nome deriva dal provenzale joglar e dal latino ioculares, termini che indicavano chi faceva divertire la gente per professione.
Questi professionisti vivevano grazie alla generosità dei loro signori, ai quali chiedevano appunto cibo, vestiti e cavalli.
Vagavano di corte in corte contribuendo così alla diffusione della tradizione epica e lirica, della lingua dei trovatori, del gusto letterario e della laicizzazione della cultura. Vivevano ai margini della società e agli occhi della gente comune incarnavano l’anormalità e la corruzione. Anche la Chiesa condannava il loro modo di vivere.
Un’evoluzione sulla condizione dei giullari si ebbe nel XII secolo, quando Guglielmo IX duca d’Aquitania accettò di esibirsi in una gara con loro, gesto che ebbe l’effetto di innalzarli a veri e propri poeti.
Fra il XII e il XIII secolo furono accolti a praticare le loro arti nei palazzi principeschi, abbandonarono quindi la vita da girovaghi e furono costretti a migliorare la qualità della loro poesia per appagare il gusto dei loro mecenati.
Divennero allora menestrelli; oratori di una poesia più raffinata e complessa. Con questo mutamento la Chiesa cambiò opinione nei loro riguardi diventando tollerante. In questo clima più morbido si diffusero canti in onore di santi e prelati.
In Italia la professione giullaresca raggiunse il suo apice nella prima metà de Duecento.
Dall’epoca rinascimentale una simile carriera perderà però il suo prestigio e i giullari sfumeranno nel semplice ruolo di buffone di corte e rozzo cantastorie di piazza.
Vai alla cronologia storico-letteraria del Duecento
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.