SE C’E’ UN INCIPIT, C’E’ ANCHE UN EXCIPIT, ma solo per cause di forza maggiore
Che differenza c’è tra FINE e FINALE?
Abbiamo parlato di incipit ed ora, per conseguenza logica, possiamo parlare di excipit.
Che differenza c’è tra fine e finale? Le definizioni da vocabolario sono le seguenti:
Fine (1) /’fine/ [lat. Fine di etim. incerta] A s. f. 1 Punto estremo o momento terminante di q.c.: seguire una vicenda dal principio alla – ; eccoci alla – del nostro cammino, delle nostre peripezie ; la – del mondo |
Finale /fi’nale/ [vc dotta, lat tardo finale(m), da finis ‘fine (1)’] A agg. 2 Relativo al fine e allo scopo: causa, intenzione – | (ling.) Proposizione -, proposizione subordinata indicante lo scopo per il quale si compie l’azione espressa dalla reggente
È un po’ come fare una distinzione tra turisti e viaggiatori: i primi vanno e tornano in un dato momento, i secondi non si danno limiti, sono liberi da ogni vincolo spazio-temporale.
Per quale motivo il racconto dovrebbe finire?
Forse non ci avevamo mai pensato ma, tecnicamente, chi scrivere potrebbe non terminare mai il suo elaborato. Per quale motivo il racconto dovrebbe finire? L’ultimo avvenimento che viene narrato, porterà sempre al verificarsi di altre azioni, vicende e intrecci. Si tratta di un rapporto di causa-effetto, ed è, potenzialmente, infinito.
Le situazioni possono svilupparsi in diversi modi e sarà chi scrivere a decidere quale strada prendere, ma una vera e propria fine, in questo senso, non può esistere. Esiste un evento finale, in quanto esiste la necessità di chiudere la narrazione, e l’autore deve scegliere il momento giusto per farlo; non deve deludere le aspettative del lettore anticipando, o posticipando più del dovuto, la narrazione dell’ultimo evento.
La trama narrativa prende vita attraverso un processo creativo che fa affiorare eventi, personaggi, intrecci; in questo modo il nostro vissuto viene rielaborato in scrittura; è anche per questo che il potenziale della scrittura è infinito. C’è sempre un qualcosa da cui attingere, dal quale prendere spunto.
I finali
Parliamo di tre tipi di finali:
- Finale circolare
- Finale chiuso
- Finale aperto
Il finale circolare riporta la narrazione a dove era iniziata; l’ultima vicenda si ricollega alla prima pagina. Abbiamo un rapporto di causa-effetto che è ciclico.
Il finale chiuso si pone l’obiettivo di risolvere tutti i livelli narrativi, di chiudere in modo definito e definitivo la vita dei singoli personaggi, o, per meglio dire, per smettere di raccontarla in un momento piuttosto che in un altro. Possiamo dire che la vita di un personaggio non termina nel momento in cui smette di essere di raccontata; il fatto che non si possa, ancora, leggere, non significa che non possa esistere.
Perché non provi a prendere un libro che hai letto, che ti ha appassionato, e provi a modificare/proseguire il suo finale? Immagina i personaggi, studiali nel loro intimo, immedesimati in ciascuno e costruisci per loro un nuovo pezzo di storia.
Il finale aperto: qui è il lettore a decidere il finale; è lui che deve mettere insieme i pezzi e decidere come si concluderà il tutto. Spesso, questi finali, portano poi ad un proseguo, ad nuovo libro; in questa prospettiva potrebbe essere divertente fare dei pronostici, scrivere come ci immaginiamo che la vicenda possa proseguire, tenendo conto di tutti quelli che sono i diversi livelli narrativi.
Proviamo a giocare con i finali, trasformiamo quelli tragici in lieti e viceversa, oppure possiamo annotare titoli, incipit e excipit di diversi testi, mescolare il tutto in gran pentole per poi provare a rimettere insieme i pezzi.
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