Capitolo 8. Tra storia e leggenda

CAPITOLO 8°

Tra storia e leggenda

Erano esseri miti e benevoli, alleati dell’uomo.

Una leggenda narrava che insieme con la Tartaruga, l’Unicorno e la Fenice; il Drago era uno dei quattro spiriti portatore di bene.

Per questo folletti ed elfi vollero far entrare in contatto gli uomini con queste straordinarie creature…

Ma chi avrebbe mai immaginato, invece, che sarebbero stati visti come esseri malvagi?!.

Di certo non loro, elfi e folletti, che tanto amavano e speravano in una totale vita in simbiosi con la natura e tutti i loro esseri…

Solo in pochi si fidavano di queste maestose creature ma rispetto a tutto il mondo erano veramente una minima parte.

La piccola Lemuria fu diffidente di fronte a queste miti creature e, gli uomini di questa piccola isoletta, combatterono una vera e propria guerra contro i draghi.

Tutti si improvvisarono guerrieri e il buio regnò per anni…

Fino a quando non si pose la parola fine e furono proprio Baulino, con la sua tenacia; e Rillith, con la sua furbizia; che decisero questa fine…

Certo esistevano draghi malvagi; ma questa era tutt’altra storia, leggenda!!!

“Per iniziare narreremo storie di Lemuria e leggende d’altri tempi; draghi e cavalieri, autentici guerrieri. Racconti e fantasie! Attenti; inizia una nuova avventura! Rillith e Baulino, sempre pronti a farci sognare, narreranno le piccole vicende e le grandi leggende dei draghi che da anni incantano il mondo avvolgendolo in un mistero profondo”.

“Sicuramente, a questo punto, vi starete chiedendo che fine avranno mai fatto Rillith e Baulino.

Non preoccupatevi! Ogni sera creavano una magica occasione: si incontravano con Oscar, Leodor, Karin ed Hea nel loro posto incantato; a Toran, giocavano, ridevano e ballavano; raccontavano storie e leggende lasciando i nostri amici col fiato sospeso e con la speranza di poter ripartire per una nuova avventura…

Dopo la scuola, i compiti e le piccole faccende di casa, i nostri amici con gran fretta, senza far scoprire a nessun altro il loro segreto, correvano nel loro nascondiglio; dove incontravano Baulino e Rillith per nuovi straordinari miti e racconti.”

Toran era una piccola caverna tra le montagne di Lemuria e lì Baulino e Rillith attendevano i loro amici.

Il nome lo avevano scelto tutti insieme giocando con il linguaggio elfico il Turgon Telperiën e con il Marven Forion, il linguaggio di Rillith.

Fu il saggio Baulino, quel giorno, a prendere per primo la parola e scelse di narrare una storica vicenda che lo vide protagonista quando era ancora piccino; quando ancora non aveva idea che quell’episodio lo avrebbe fatto divenire non solo l’eroe del suo “Finrod Acalíon”[1] ma di tutti i mondi elfici.

<<Da piccolo ero incredulo, diffidente; nonostante tutte le narrazioni dei miei antenati>>.

Iniziò a spiegare Baulino.

<<Non credevo che potessero esistere esseri così eccezionali ma dovetti ricredermi.

Kur e Akor invasero il nostro regno con i loro cuccioli in cerca di riparo dall’avvento di Omiro, detto il Fulmine.

Kur e Akor erano gli ultimi due draghi rimasti della razza dei Draghi del Cielo Blu ossia Nĥìl Nidor[2].

Omiro, appartenente alla terribile razza dei Draghi Neri; aveva invaso, distrutto e sterminato la razza e il regno di Nĥìl Nidor.

Per salvare la sua famiglia Akor cercò rifugio in uno dei regni elfici e scelse il nostro; purtroppo, però, non si era accorto che Omiro lo stava seguendo allora fra i due iniziò una lotta serrata…

Io non credevo ai miei occhi; immense creature, fino ad allora solo sognate, erano davanti a me.

Creature celesti incantevoli, con striature a tratti bluastre e dorate, erano sospese con le loro enormi ali, spiegate, sul mio capo…

In lontananza lui, il nero Omiro, più spaventoso che mai; nero, nero; enorme e dagli artigli affilatissimi…

Io, non so come entrai subito in simbiosi con esse e capii all’istante il loro disperato bisogno di aiuto.

Mi accorsi immediatamente che la draghessa Kur era ferita alla zampa destra e aveva anche un’ala semi chiusa; i suoi occhioni azzurri e profondi mi guardavano incessantemente…

Akor mi lanciò un segnale e di scatto mi girai a guardarlo; come un fulmine il suo sguardo mi colpì e prontamente feci un cenno a Kur, come ad indicarle di seguirmi…

Contemporaneamente Akor rispiccò il volo per contrastare Omiro…

Volai insieme a Kur e raggiungemmo il mondo degli Elfi della Luna e lì nascosi, ai piedi del maestoso Monte Londir Vardamir[3], la draghessa ed i suoi cuccioli di appena cinque mesi…

Akur riuscì ad allontanare Omiro.

Io, ogni giorno, mi prendevo cura di loro facendo attenzione a non farli scoprire da nessuno e soprattutto da Omiro che voleva a tutti i costi mettere le sue zampacce sui cuccioli.

I draghi neri, raccontava uno dei miei antenati, sono una delle razze più antiche; i draghi della notte, astuti e malvagi; abitavano l’antica terra di Niro[4]; dalla quale, secondo la leggenda, hanno avuto origine.

Nel frattempo con l’aiuto di Tingol, uno degli elfi più saggi fra tutti gli elfi dei quattro regni, Luzien ossia l’elfo portatore di gioia e speranza, e Serà, detta la salvatrice, aiutai Kur a guarire dalla sua grave ferita alla zampa e all’ala; insieme, inoltre, facemmo crescere i cuccioli, i quali divennero forti e scaltri…

Inir e Dor, gli elfi “maghi” del regno dei boschi che rigenerano la natura rendendola ancora più rigogliosa, insieme ad Akor si occupavano della terra di Nĥìl Nidor per riportarla al suo antico splendore e renderla accogliente alla prole.

Giorno dopo giorno instaurai, con loro, un rapporto meraviglioso; passavamo le giornate intere insieme; imparai a capire il loro linguaggio.

Avevamo un rapporto speciale.

Quando Nĥìl Nidor fu, “finalmente”, pronta e arrivò il tempo di salutarsi ci fu tanta sofferenza, ma era arrivato il momento di ripopolarla.

Io ero cresciuto ed anche i piccoli draghetti ormai, divenuti grandicelli, potevano cavarsela da soli; la draghessa era guarita ed insieme ad Akor ed alla sua famiglia si sentiva al riparo; lontano dalla minaccia di Omiro; che perse completamente le tracce di Akor e Kur.

Io, comunque, ogni giorno vegliavo sul loro regno anche se a distanza.

C’era una stella, ricordo ancora il suo nome, Cora[5], la stella più brillante dell’universo.

Col tempo imparai a fare di questa stella la guida di Nĥìl Nidor … divenne una via di comunicazione uditiva, visiva e verbale che mi permetteva di vegliare e di proteggere i miei nuovi amici.

Nhel, elfa della luna, detta dono del Re, decise di incoronarmi come l’elfo più coraggioso dei Quattro Regni Elfici.

Da quel giorno decisi che il mio unico compito doveva essere quello di difendere la natura in pericolo, vegliare sui più deboli, aiutarli e riuscire a farli vivere anche i loro sogni.

Feci giuramento di fronte a tutti gli abitanti elfici riuniti a Ness Numè; da lì ebbe inizio il mio lungo cammino.

Mi venne dato, anche, il compito di vegliare sugli uomini e sui loro “cuccioli”; come ben sapete, viaggiando attraverso i mondi…

Da allora mi prendo cura di tutto e tutti…>>.

Finito il racconto di Baulino ci fu un attimo di silenzio. Gli animi dei nostri amici erano come sospesi in un’altra dimensione, una dimensione tra sogno e realtà. Ognuno a suo modo aveva cercato di immaginare Kur, Akor e i loro cuccioli…

Il silenzio venne interrotto da una esclamazione di Hea:

<<Oooh!!! Che bella e commovente storia>>.

<<Si, Hea ha proprio ragione!!!

Ho immaginato la dolce Kur alle prese con i suoi cuccioli e il valoroso Akor che combatte con tutte le sue forze per proteggere i suoi unici amori; la sua famiglia!!!

Ho vissuto emozioni straordinarie…>>, continuò Oscar.

<<Il forte Omiro, il re delle tenebre, il maestoso drago nero che, con i suoi artigliacci, cerca di strappare i piccoli ed innocenti draghetti alla indifesa Kur…>>

Con faccia paurosa, Leodor, si rivolse alla sua sorellina che, spaventandosi, con un balzo saltò tra le braccia di Baulino; il quale con tono, quasi, di rimprovero:

<<Leodor!!!>>.

Poi scoppiarono in una grande risata.

Era molto tardi!

Ascoltare Baulino e Rillith comportava, per i nostri quattro amici, continue punizioni; ma era troppo avvincente ed allo stesso tempo divertente la loro compagnia.

Come al solito erano costretti a sgattaiolare nelle loro casette sperando di non farsi sentire da nessuno ma, puntualmente, uno dei genitori era lì, sveglio ad aspettarli e pronto a rimproverarli… e questo valeva sia per Hea ed il suo fratellino Oscar come per Leodor e la piccola Karin.

Bastavano, però, gli occhietti languidi e qualche lavoretto in più a casa a far calmare subito la situazione.

Non potevano di certo perdersi le avventurose storie dei loro amici, quindi accettavano di tutto pur di ritornare in silenzio nel loro nascondiglio a divertirsi e a sognare insieme a Rillith e Baulino…

Eh si! Erano proprio ritornati nella loro Lemuria.

Ma tutto era diverso e i cuori dei quattro amici erano colmi di speranze, sapevano che prima o poi una nuova avventura li avrebbe fatti ritornare a viaggiare.

“Tutto quello che avevano vissuto, Dolcilandia e le sue dolci creature, le feste, i giochi e la vittoria sul Draghetto Nelko; era la pura verità non la semplice immaginazione e questo era certo visto che Rillith e Baulino continuavano a mostrarsi ai loro occhi, giorno dopo giorno. E anche nelle piccole difficoltà erano pronti a consolarli e aiutarli, affinché non smettessero mai di avere sogni e desideri…”

[1] Finrod Acalíon: Elfi di Sole
[2] Nĥìl Nidor: Draghi del Cielo
[3] Londir Vardamir: Luna Argentata
[4] Niro: Notte
[5] Cora: Brillante

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di Annalisa Vozza

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