Capitolo 4. Una nuova conoscenza

CAPITOLO 4°

Una nuova conoscenza

Il mattino seguente un nuovo profumo avvolgeva la casetta.
Tutti si svegliarono.
Rillith e Baulino già non c’erano più, al loro posto c’era Biancolatte che preparava qualcosa… Sì, la loro colazione! Un bel bicchierone di latte e dei biscotti.

«Buon giorno amici! Dormito bene?»
«Sì, benissimo! Buongiorno Biancolatte, che buon profumo!»
«Vi ho preparato del buon latte caldo e vi ho portato dei biscotti appena sfornati. Biscotti al cioccolato.»
«Cioccolato?»
«Sì! Presto scoprirete tutto sul cioccolato… Ora mangiate, c’è Granciok che vi aspetta.»

Finita la colazione, i nostri amici si misero subito in cammino verso la cioccolatosa fabbrica di Granciok.
Strade che prima erano di panna diventarono gradualmente al cioccolato, nell’aria profumo di biscotti al cioccolato, cioccolatini di tutti i tipi, ripieni e semplici, al latte o fondenti, torte e quant’altro, tutto al cioccolato.
Dolcilandia aveva cambiato totalmente aspetto!

Tutti, incuriositi, giravano i loro occhietti da una parte all’altra ma, in silenzio, proseguivano il loro cammino.
Biancolatte si fermò di fronte a un’immensa struttura dove c’era un bellissimo omettino a forma di cioccolatino, tutto nero nero ma con un grande cuore al latte!
Era Cioccolat che, con un’aria silenziosa, quasi intimidito, si avvicinò a Biancolatte.

«S… salve Biancolatte, qu… qu… questi sono i quattro ra… ra… ragazzini di cui ci hai pa… pa… pa… parlato?»

«Ciao piccolo Cioccolat! Sì ma tranquillo, sono quattro piccini curiosissimi ma molto affettuosi. Portali da Granciok e non essere timido, loro già ti adorano.»
Cioccolat, allora, si lasciò convincere dalle parole di Biancolatte e con uno spiccato sorriso sulle labbra disse: «Andiamo ragazzi! Il mondo del cioccolato vi attende!»

«Wow!» esclamò Hea, e continuando gli chiese, «Sei proprio fatto di cioccolato? Quello che si mangia?»
«Sì ma io non sono stato fatto per essere mangiato. Il mio compito è quello di portare nelle case di Dolcilandia cioccolatini freschi ogni giorno. Ne distribuisco una decina al giorno, in ogni casa, insieme a vari dolcetti e biscotti al cioccolato, inoltre, c’è Polvereciok che mi aiuta, ma il suo è un compito ben più preciso e specifico. Non vi anticipo nulla, siamo arrivati, prego entrate.»

All’interno della fabbrica c’era una graziosa casetta dalla quale Granciok dirigeva il lavoro e dove i nostri amici furono accolti per iniziare il loro viaggio nel fantastico mondo del cioccolato!

“Una vera e propria casa al cioccolato!
Veniva voglia di assaggiarla ma, naturalmente, non si poteva.”

Granciok, un buffo omino morbidoso, fatto di pane al latte con squisite gocce al cioccolato, era lì, più indaffarato del solito che correva da una parte all’altra della stanza farfugliando tra sé e sé qualcosa del tipo: «Oh mamma! Come fare? Le piante si moltiplicano a dismisura. C’è poco personale, poco, troppo poco! Oh, si bene! Ecco Cioccolat, efficiente come al solito, su dai sbrigatevi! A lavorare! A lavorare! Oh dai forza!»

Poi si fermò un secondo: «Ma Cioccolat, chi mi hai portato? Ora hai proprio sbagliato, lo vedi che non corrono a lavorare?»
«Ma Granciok veramente questi sono i quattro ragazzini di cui Biancolat…»
«Ma insomma cosa stai farfugliando! Biancolatte? Ragazzini? Uuuh ma certo! Scusate piccoli miei accomodatevi!»

«Sì grazie, però non vogliamo essere sfacciati o farvi credere che conosciamo il lavoro ma se qualcuno ci segue potremmo anche aiutarvi. Che ne dite ragazzi?» esclamò Oscar.
«Ma voi siete qui per altro, non per lavorare.»
«Insistiamo, così impariamo e aiutiamo. Per noi quattro sarà come un gioco» aggiunse Hea.

«Ok, mi avete convinto! Però almeno presentiamoci, poi vi racconterò la storia del cacao e del suo utilizzo, del cioccolato e, infine, vi porterò a conoscere il vostro lavoro. Io sono Granciok, un morbido panino a latte con gustose gocciolone di cioccolato fondente.
Dirigo questa fabbrica da un centinaio d’anni: prima di me ci sono stati i miei antenati, bisnonni, nonni, genitori, zii, cugini… un’intera famiglia! Da quando il cioccolato è stato scoperto, e sto parlando di più di seimila anni fa, hanno diretto questa grandiosa fabbrica delle bontà.»

«Seimila anni? Ma sono tantissimi! Non avevo idea di quanto fosse vecchio il cioccolato e non mi sono mai preoccupato della sua provenienza, mi incuriosisce tanto. Voglio sapere ogni piccolo dettaglio, non vedo l’ora di poter lavorare e soprattutto assaggiare tutte le vostre delizie.
Ah, quasi dimenticavo! Io sono Leodor e ho tredici anni. Domani è il mio compleanno e dato che probabilmente sarà l’ultimo giorno di visita qui a Dolcilandia chiederò a Biancolatte il permesso di organizzare una festa con tutti voi. Potrebbe essere una bella occasione per salutarvi e ringraziarvi.»

«Ma certo, sarebbe grandioso!» asserì Granciok.
A turno Hea, Karin e Oscar fecero una breve presentazione e, insieme a Granciok, si diressero nel giardino del cacao; nel frattempo Granciok elencava i vari usi del cacao e del cioccolato: dolci, biscotti, creme, torte e cioccolatini; tutte bontà che i nostri quattro amici non avevano proprio idea da dove provenissero.

“Eh sì! A Lemuria, purtroppo nessuno aveva mai mangiato tutte quelle bontà. Tranne qualche piccolo cioccolatino ma nessuno conosceva la loro provenienza e la loro preparazione…”
L’entusiasmo aveva preso il sopravvento e aveva contagiato così tanto anche Granciok da fargli dimenticare quello che sarebbe potuto accadere in quella dolcissima fabbrica di cioccolato e, purtroppo, neanche Baulino e Rillith potevano avvisare Oscar di ciò che stava per accadere.

Infatti, proprio mentre proseguivano il loro cammino parlando del cacao, si udirono in lontananza urla di paura.
«NELKO!» esclamò Granciok, «il piccolo draghetto bianco… oh non ci voleva! Erano anni che non ritornava a distruggere il nostro raccolto. Dobbiamo scappare è l’unica soluzione!»
«No! Voi fuggite. Pensiamo noi al piccolo Nelko, poi ci racconterete tutto» disse prontamente Oscar, senza neanche sapere come avrebbero potuto cacciarlo visto che quella era la loro prima difficoltà.

«Ma siete solo dei bambini. Io non posso lasciarvi qui…»
«Tranquillo Granciok, anche noi abbiamo i nostri segreti. Ora corri insieme a tutti i tuoi amici fuori di qui…» esclamò Leodor.
Nelko si stava avvicinando.
Oscar, da gran guerriero, prese la sua preziosa chiave magica, seguito da Leodor e il suo scudo. Hea li seguiva con il suo anello fatato e la piccola Karin, con la sua collanina incantata, desiderò così tanto l’aiuto di Baulino e Rillith che in un batter d’occhio apparvero per aiutare i quattro amici nella loro prima grande impresa.

Il draghetto era vicinissimo ai quattro amici che, se inizialmente erano entusiasti per la loro prima battaglia, ora sembravano impauriti: lo sconforto aveva preso il sopravvento.
Oscar, Leodor e Hea iniziarono a correre inseguiti da Nelko, chiedendosi come avrebbero potuto sconfiggerlo.
La piccola e indifesa Karin era immobilizzata, non sapeva che fare né dove andare.
Rillith e Baulino li incoraggiavano, ricordando loro che gli oggetti magici servivano anche per questi imprevisti.

«Ma io non ho idea di come sconfiggere un drago con una chiave» ribadì Oscar.
«E io come faccio ad andare incontro al draghetto con un semplice anello?» disse Hea.

«Non preoccupatevi, vi seguiremo nella vostra impresa ma vi accorgerete che sarà tutto naturale.»
All’improvviso Nelko si bloccò e vedendo la piccola Karin immobile si diresse, correndo, verso di lei.
Istintivamente Leodor, preoccupato, si lanciò in sua difesa mettendosi tra il drago e la sua sorellina, parando e bloccando, con lo scudo guerriero, l’attacco del draghetto.
I due vennero spinti indietro perché Nelko aveva colpito con forza ma, grazie allo scudo, rimasero illesi.

Leodor chiese alla sorellina se stava bene e la fece mettere al riparo.
Baulino si congratulò con Leodor per la tempestività con cui aveva salvato Karin.
Il draghetto nel frattempo attaccò Leodor che lanciò il suo scudo come fosse un boomerang e lo colpì al volto, interrompendo così il suo attacco.
Lo scudo, in seguito, gli ritornò tra le mani.

«Grandioso!» esclamò Leodor.
Nel frattempo Oscar, non sapendo come utilizzare la chiave, chiese a Rillith:
«Come posso usare questa semplice chiave contro Nelko?»
«Ricordati che è anche una spada, devi solo desiderarlo!» rispose Rillith.

Così Oscar si concentrò e riuscì a trasformarla in una spettacolare spada.
Da un manico di cristallo color verdeacqua partiva una possente lama d’acciaio lunga mezzo metro e larga dieci centimetri, adornata con pezzi di cristallo incastonati che le donavano una grande potenza e riflettevano luci incantevoli.

Esterrefatto da questa trasformazione, si lanciò contro il drago e iniziò una lotta serrata.
Benché Oscar si fosse allenato a combattere, nella sua piccola isoletta, non riuscì a fronteggiare il piccolo draghetto, il quale, con un attacco dopo l’altro, cominciò a sopraffare il piccolo Oscar che, già stanco, iniziò a barcollare e scivolando cadde a terra.

Rillith e Baulino si diressero verso Hea.
«Forza Hea, tocca a te!»
«Come potrei aiutare Oscar con questo piccolo anello?» chiese Hea.
«Non è solo un piccolo anello Hea, tu puoi anche aprire dei passaggi dimensionali, dove spingere il drago. In questo può aiutarti Leodor.»

Baulino continuò dicendo: «Hea, punta l’anello verso il drago e con la tua forza di volontà richiedi l’apertura del passaggio; tu Leodor col tuo scudo lanciati verso il drago e spingilo nel passaggio. Può sembrare difficile ma è l’unico modo.»
Oscar ormai senza forze si era arreso.

Hea, senza perdere tempo, aprì il passaggio davanti al drago distraendolo.
Leodor con tutto lo scudo si lanciò alle spalle del drago colpendolo e spingendolo nel passaggio.
Nelko venne immediatamente risucchiato in un vortice senza fine e Hea prontamente richiuse il passaggio.

Di quel piccolo draghetto bianco dai grandi occhi azzurri, quasi innocenti, non vi era più traccia; al suo posto solo una grande desolazione e la tristezza di quanti avevano lavorato in quella fabbrica ormai distrutta.
Solo una piccola piantina, rimasta in piedi in mezzo a tanta distruzione, riaccendeva la speranza nel cuore di Granciok.

Tra le rovine della grandiosa fabbrica gli abitanti di Dolcilandia sollevarono i piccoli eroi che, stremati dal lungo combattimento, si erano accasciati per terra.
Un grande grido di incoraggiamento si sollevò in lontananza… era Baulino! Ormai era inutile nascondersi, tutti avevano visto la dolce follettina e il coraggioso elfo aiutare, in questa grandiosa impresa, i quattro ragazzini in difficoltà.

Ormai Biancolatte non poteva più tacere e, dopo un lungo e commovente abbraccio con Rillith e Baulino, dovette per forza dare delle spiegazioni a tutti.
Prima però, era necessario rimettere tutto in ordine e far riposare Oscar, Hea, Leodor, e Karin che, spaventata, si stringeva tra le braccia di Baulino, il quale, coccolandola la fece addormentare.

Rillith si affrettò a ricostruire la fabbrica, con la sua magica brillantina colorata. In un secondo tutto tornò come prima, anzi meglio di prima!
Tutti erano sbalorditi e incuriositi.
Biancolatte rassicurò la sua Dolcilandia: «Presto saprete ogni cosa e vi farò conoscere quei fantastici personaggi ma ora è opportuno ritornare tutti nelle proprie casette per riposare e in serata potrete ascoltare la mia grandiosa storia.»

Con queste parole accompagnò i suoi amici nella casetta di panna e biscotti, rassicurandoli che nessuno li avrebbe disturbati e dopo si diresse verso casa sua.
I quattro amici si addormentarono.
Rillith e Baulino, invece, si preparavano per la grande serata in loro onore e in onore di Lemuria e dei suoi abitanti.

Oscar si risvegliò subito, si sentiva un po’ perso e fuori luogo.
Rillith vedendolo agitato si avvicinò per rasserenarlo.
Nel frattempo Baulino svegliò Karin, Hea e Leodor e disse rivolgendosi a Karin:
«Prendi la collanina e pronuncia dopo di me: “Abiti e scarpette, l’eleganza ci vesta perché ci aspetta una gran festa!”»

Karin si affrettò a pronunciare il piccolo incantesimo e d’improvviso i loro abiti si trasformarono in splendidi vestiti, simili a quelli di dame e cavalieri.
Oscar indossava una splendida maglia color verde, un verde cristallino, che ben si intonava con la sua chiave-spada magica e un pantalone di lino, stile medievale, color marroncino molto chiaro.

Hea un abito elegantissimo, sempre stile medievale, color rosa e tra i capelli lunghi e ricci una grande rosa bianca che rappresentava l’innocenza e la purezza di tutti e quattro.
Leodor, invece, una maglia argentata e un pantalone nero che riprendeva i motivi del suo valoroso scudo-guerriero e la piccola Karin una graziosa gonnellina color arancio e una magliettina sempre arancio con un favoloso disegno di una farfallina che si posa su un fiore appena sbocciato. I suoi lunghi capelli lisci, castani, erano raccolti in una treccia portata sul lato destro della spalla.

Tutti erano pronti, compresi Baulino e Rillith che indossava un grazioso vestitino verde con una cintura di piccoli girasoli gialli e bianchi e tra i lunghi capelli color oro una corona di fiorellini che mettevano in risalto i suoi grandi occhi verdi. Era bellissima.Baulino indossava il suo tipico abbigliamento da Elfo del Sole, color blu, semplice ma allo stesso tempo molto elegante.

Biancolatte li attendeva nel parco principale di Dolcilandia, dove tutti gli abitanti avevano già preso posto per ascoltarlo.
Si incamminarono in silenzio, lungo la morbida Via Azzurra e raggiunsero il parco.
Un lungo applauso li accolse calorosamente e al suo termine Biancolatte iniziò il suo racconto.

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di Annalisa Vozza

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