Capitolo 20. In giro per Lemuria
CAPITOLO 20°
In giro per Lemuria
«Però è caruccia Lemuria…»
«Sì, solo quando tutti dormono, pensa se dovessero svegliarsi tutti ora, eh Hea? Cosa accadrebbe Baulino? Baulino? Baulino? Ma dove ti sei cacciato? Non sarà stato mica attaccato… Baulino! Hea chiamalo insieme a me…»
«Ehi! Ehi! Calmati Leodor, sono qui, mi ero un attimo inoltrato nel bosco di Lemuria. Venite, seguitemi…»
«Dove ci porti?»
«Guardate…»
«Wow! che bello!» esclamò Leodor.
«È vero! È stupendo e che colori magnifici ma cos’è Baulino?»
«Hea quello è un esemplare di Telemnar…»
«Sarebbe?» chiese Leodor.
«È un albero notturno, fiorisce solo quando tutti dormono e le sue foglie sono di colore diverso per ogni ramo.»
«Perché non lo abbiamo mai visto?»
«Perché la notte dormiamo. Che domande Leodor…» ridendo, rispose Hea.
«E quando fermiamo il tempo e usciamo?», chiese Leodor.
«Quando fermo il tempo ed è notte anche lui non fiorisce ma ora il tempo ha ripreso a scorrere e, quindi, eccolo lì in tutto il suo splendore.»
«Ha dei poteri particolari?»
«No Hea ma è stupendo ed è ricoperto di lucciole, le vedete? L’unico che le attiri…»
«Possiamo avvicinarci?» chiesero Hea e Leodor.
«Certo ma non toccatelo.»
«Peccato che Karin e Oscar si perdano questo spettacolo» esclamò Leodor.
«Vorrà dire che appena tutto sarà finito e Karin e Oscar ritorneranno gli faremo vedere questo meraviglioso albero.»
«Certo Hea, certo…» rispose Baulino.
«Baulino?»
«Sì, Leodor.»
«Ma cos’hai? Mi sembri strano, sei pallido, non riesci a camminare e ti trema la voce…»
«Forse sono solo un po’ stanco…»
«Sicuro? Anche io noto qualcosa di strano…»
«Tranquilli ragazzi, iniziate ad andare alla cascata, io vi raggiungo tra un po’. Mi siedo un attimo qui…»
«Sicuro che vada tutto bene? La tua mano… cos’ha la tua mano?»
«Hea tranquilla, è normale… fino a quando non ristabilizziamo l’equilibrio su Anarion-Isira io sarò così debole.»
«Stai scomparendo?»
«Tranquilli, non accadrà, Leodor. Iniziate ad andare alla cascata, chiederò spiegazioni a Nhel.»
«Facciamo ciò che dice Baulino, Hea…»
«No, non voglio lasciarti qui. Stai scomparendo lo so, io resterò accanto a te.»
«Vieni vicino a me Hea, non piangere. Potrei mai farvi questo? Proprio io, abbiate fiducia, tutto tornerà come prima. Ora da’ la mano a Leodor e iniziate a incamminarvi alla cascata, io arriverò presto e vi farò vedere tante cose di Lemuria che non conoscete.»
«Prometti.»
«Ve lo prometto, sarò presto da voi.»
Hea diede la mano a Leodor, si asciugò le lacrime e con lui s’incamminò verso la cascata.
«Nhel… Nhel… ho bisogno di te…»
Sospirò Baulino, appoggiando la sua mano al maestoso albero, certo che Nhel l’avrebbe sentito.
«Dimmi Baulino, non posso venire ma ti ascolto.»
«Cosa mi sta succedendo?»
«Stai perdendo fiducia in te stesso e in quello che sta facendo Luiné insieme a Karin e Oscar.»
«Hai ragione ma inizio a credere che tutto stia per giungere alla fine, non ho più le forze, mi sento stanco …»
«Per un elfo non è un bene. Cerca di rialzarti, non aiuti così Rillith.»
«Non ho le forze…»
«Trovale in te. Un elfo non può smettere di far sognare, di far avere speranze e desideri, sai cosa accadrebbe?»
«No…»
«Sparirebbe tutto. I regni, il mondo, regnerebbero il caos, l’ingiustizia, il male…»
«Il famoso Tár Fěliriņ, solo il suo nome mi da i brividi.»
«Dai, ora alzati e raggiungi i ragazzi, tieni un po’ di questo, ti aiuterà a riprendere le forze» concluse Nhel.
L’albero era come vivo, la sua corteccia si aprì per porgergli la bevanda preparata da Nhel.
«Uh… non lo sopporto questo miscuglio di piante e fiori!»
«Bevi senza far storie, così ti riposi un po’.»
Dopo aver bevuto, Baulino cadde in un sonno profondo.
«Ecco la cascata!»
«Sì Leodor, quello che ne rimane…»
«Hai ragione…»
«Rillith, se solo potessimo fare qualcosa. Ahi! Che male!»
«Che ti è preso Hea?»
«Ho appoggiato la mano sulla pietra vicino la bocca della cascata e qualcosa mi ha punto ma non ho nessuna ferita sulla mano.»
«Strano, provo anche io. Ahi! Che male! Hai ragione…»
«Aspetta Leodor, sento qualcosa…»
Un lento e poco chiaro bisbiglio usciva dalla bocca della cascata…
«Mi avvicino con l’orecchio…»
«Sì, ma sii prudente Hea…»
«Hea… Hea…»
«Leodor sei tu a chiamarmi in questo modo così lento e basso?»
«No!»
«Hea… Baulino ha bisogno di voi…»
«Ma chi sei? Dove sei? Chi è che parla?»
«Hea ma chi c’è li?»
«Aspetta ora scendo, mi sto spaventando.»
«Hanno detto che Baulino ha bisogno di noi ma chi sarà mai?»
«Che facciamo?»
«Non lo so Leodor…»
«Hea… non avere paura… è la cascata che ti parla. Baulino è caduto in un sonno profondo, andate da lui, cercate di svegliarlo, non ha più forze. Forse non ha funzionato la pozione di Nhel.»
«Ehi, ora sento anche io.»
«Hai sentito, allora? Baulino è in pericolo!»
«Da quando le cascate parlano? È impossibile… non ci credo…»
«Leodor smettila, la situazione è sempre più complicata.»
«Hea ha ragione, Leodor. Sono la cascata di Rillith e come lei sono magica, parlo e vi sto dicendo la verità, Baulino ha bisogno di voi, per lui potete fare qualcosa anche se siete soli.»
«Come sta Rillith? Vogliamo vederla…»
«Non posso Hea, non posso farvi vedere Anarion-Isira. Ora dovete solo correre da Baulino, portategli un po’ della mia acqua, fategliela bere e il resto versatelo su di lui.»
«Non puoi dare anche dell’acqua a Rillith?»
«No Leodor, non avrebbe alcun effetto. Baulino ha solo bisogno di ricredere in se stesso, andate ora…»
Senza perdere altro tempo, Hea e Leodor, correndo raggiunsero Baulino.
Hea iniziò a scuotere Baulino, lo chiamava per cercare di svegliarlo; Leodor notò che la mano che prima stava per dissolversi pian piano stava riapparendo e chiamò Hea per farglielo notare.
«Hai ragione Leodor, forse era sul serio troppo stanco, che dici? Gli faccio bere lo stesso l’acqua?»
«Io credo sia meglio di si, del resto la cascata saprà qualcosa in più rispetto a noi. Tieni Hea fagli bere un po’ d’acqua e ricordati di versane un po’ sulla sua testa.»
«Aiutami, mantienigli la testa. Vedi come dorme, non riesco sola a fare tutto…»
Allora Leodor si avvicinò a Baulino e prendendogli delicatamente la testa la chinò leggermente indietro per dare a Hea la possibilità di far ingerire a Baulino un po’ d’acqua incantata.
«Fatto Leodor, ora questa la verso sulla sua testa…»
«Dai sbrighiamoci!»
«Sì, hai ragione, anche perché in questo stato Baulino di certo non potrà accorgersi se Lemuria dovesse risvegliarsi e sarebbe un bel problema.»
«Ma… ma cosa sta succedendo?»
«Non lo so Leodor, forse è l’effetto dell’acqua.»
«Speriamo, magari si sta già riprendendo.»
Baulino iniziò a fluttuare in aria avvolto da uno spesso spettro d’acqua, gli tornarono alla mente ricordi del passato; dal suo incontro con Rillith fino ad arrivare al presente. E fu proprio il ricordo del presente a risvegliarlo di scatto, a dargli la forza di non cedere perché il futuro dipendeva solo da lui e dai suoi piccoli amici.
Così, con un brusco movimento del suo corpo, lo spettro d’acqua si dissolse e, precipitando a terra, sorrise a Leodor e a Hea e li abbracciò.
«Oh Baulino, che paura abbiamo avuto!»
«È tutto apposto ora… grazie…»
«la cascata ci ha parlato…»,
«Cosa Leodor? Sul serio vi ha parlato?»
«Sì sì Baulino, Leodor dice la verità. Ci ha proprio parlato, è grazie a lei se non sei svanito del tutto.»
«Ah ora capisco e capisco anche perché sono tutto fradicio!»
«Avevo detto a Hea di bagnarti solo un po’ la testa…»
«Non credo sia colpa mia, hai visto anche tu che intorno a Baulino si era formato uno spesso strato di acqua…»
«Forse proprio perché l’hai versata su tutto il corpo e non solo sulla testa!»
«Leodor ma che importa? L’importante è che Baulino sia qui.»
«Avrebbe potuto anche solo sfiorarmi con l’acqua, lo strato si sarebbe comunque formato per permettere al mio corpo di ristabilirsi.»
«Ho capito, la cascata ci ha anche detto di non poter far nulla per Rillith e ci ha anche detto che stai perdendo fiducia, perché?»
«Bé Leodor, i suoi poteri non sono così forti da far risvegliare Anarion-Isira. Sì, stavo perdendo fiducia in me stesso ma grazie alla cascata ho capito per cosa stavo lottando, anzi per chi, questo è il suo grande potere…»
Leodor e Hea guardarono Baulino e gli sorrisero.
«Continuiamo il nostro giretto?»
«Sì Baulino, dammi la mano però…»
«Certo Hea, hai paura?»
«No, ma preferisco starti accanto.»
«Baulino?»
«Sì Leodor!»
«Come ha fatto la cascata a parlarci? Cioè, in realtà, chi ci ha parlato?»
«È vero Baulino, come fa una cascata a parlare?»
«Diciamo che effettivamente le cascate non parlano, però dovete sapere che oltre a folletti ed elfi esistono tantissime straordinarie creature che popolano la natura. Ricordi Leodor, nel tunnel a te e Oscar ho parlato delle ninfe…»
«Sì sì, lo ricordo perfettamente…»
«Ninfe? E cosa sono?»
«Le ninfe fanno parte di un mondo a noi sconosciuto e sono giunte a noi attraverso il cristallo di Bestor. Sono delle fanciulle protettrici della natura, ognuna con la sua fisionomia, ognuna con il suo compito.»
«Come gli elfi e i folletti?»
«Sì Hea, proprio come me e Rillith e ogni ninfa ha un nome diverso a seconda del regno che sta proteggendo. Ad esempio le ninfe della cascata vengono dette Pegee e provengono dalla famiglia delle Naiadi, che presiedono tutte le acque dolci della terra. Le Pegee sono le fanciulle delle fonti, delle acque correnti e sono guaritrici e profetiche.»
«Ho capito, che bello! Quante cose abbiamo ancora da scoprire. Quando ci racconterai tutto sui regni, eh Baulino? E tu le hai mai viste che aspetto hanno?» domandò Hea.
«Non appena tutto sarà finito, prima di tutto riprenderemo il viaggio nel tunnel, poi al ritorno aspetteremo Rillith e insieme vi narreremo le storie dei regni, dei loro abitanti, delle meraviglie ancora da scoprire. Io non ho mai visto le ninfe ma conosco il loro aspetto grazie a Rillith.»
«Rillith le ha viste allora?» chiese Leodor.
«Sì, Rillith si, le ha viste e le vede tutt’ora…»
«E come sono? Almeno puoi descriverci una Pegee? Ad esempio quella della cascata di Rillith com’è? Come si chiama?»
«La bellissima fanciulla che vi ha parlato si chiama Fànuviel. Lei ama cantare e danzare. È molto semplice, dal viso sempre giovane, il suo corpo è fatto interamente d’acqua. Si possono distinguere solo i suoi grandi occhi, la bocca e il naso e ovviamente i lineamenti del suo viso. Nel silenzio della notte, il suo canto attrae gli uomini che si trovano sulle rive del piccolo laghetto di Lemuria per pescare, infatti, vi è tra i comuni mortali una credenza, una specie di leggenda che narra di queste fanciulle come Dee della natura che impersonificano la forza naturale che si manifesta in una fonte, in un fiume, in una selva, in una grotta, su di un monte, in un albero ecc. Anzi, si crede addirittura che la natura stessa abbia un’anima.»
«La leggenda rispecchia la verità?» chiese Hea.
«Diciamo che le ninfe sono diventate col tempo le protettrici del nostro cammino ma, al tempo stesso, non vivono solo per questo. Loro possono avere una vita come i comuni mortali e quando questo avviene perdono la loro essenza. È molto comune, infatti, un matrimonio tra mortali e Ninfe.
Le Ninfe quando vedono un bel giovanotto lo attirano attraverso il canto, la danza o il suono della lira e possono trasformarsi, assumere sembianze di vere e proprie donne o meglio fanciulle e farlo innamorare perdutamente di loro. Solo dopo il giuramento di eterno amore da parte del giovanotto, le Ninfe perdono del tutto la loro “divinità”.»
«Che romanticone…» esclamò Hea.
«No, dico la verità, però a nessuno è dato sapere se al suo fianco ha una Ninfa divenuta una mortale. Purtroppo lo si scopre solo alla fine, quando la vita ci sta abbandonando e questo perché, nonostante sia mortale, la ninfa vive più a lungo. L’uomo che sposa una ninfa, che sia essa di mare o di aria, al momento della sua morte viene avvolto da un fascio luminoso contenente i suoi ricordi ed è in quel preciso momento che scopre chi aveva al suo fianco.
Per chi sposa una Ninfa di terra il discorso è diverso. Le ninfe di terra sono fanciulle mortali dall’aspetto sempre giovane. Con lunghi capelli biondi o castani-verdi sempre ornati, portati raccolti con delle coroncine d’oro e una gemma verde-azzurra o lasciati cadere morbidi sulle spalle, i loro boccoli sono intrecciati a fili di perle o ghirlande di foglie e fiori e sono sempre circondate da farfalle.
I loro vestiti sono semplici veli, indossati leggeri senza decorazioni, al massimo una cintura stretta in vita. I colori dei veli seguono le più svariate tonalità: dal giallino al verde, all’azzurro; qualcuna preferisce il rosso scuro o il bianco, altre il blu; altre indossano le cortecce degli alberi ormai morti infatti, le Ninfe della terra modellano la natura a secondo dell’uso che devono farne, è una specie di rito per tenerla a-cora in vita.»
«Dove sono queste Ninfe?» domando Leodor.
«Ovunque…»
«Perché non ne ho mai vista una?»
«Non lo so Leodor, forse sei troppo piccolo, vorresti sposare una Ninfa? O più precisamente una Epigee?»
«Oh ma che dici? Sono solo curioso. Quindi le Ninfe di terra sono le Epigee? E comunque non sono piccolo, non mettermi in imbarazzo.»
«Ah scusami, giusto, c’è Hea. Comunque sì, si chiamano proprio Epigee…»
«Ancora con la storia di Hea? Dai Baulino…»
«Uh come siamo permalosi! Continuiamo a camminare dai, sto solo scherzando.»
«Cosa sarebbe questa storia su di me, Leodor?»
«Ehm… no niente, sai che Baulino ama essere spiritoso…»
«Non mi starete per caso prendendo in giro, eh Baulino?»
«Ma che dici Hea? Perché dovremmo? E su cosa poi? Sinceramente scherzavo sul fatto che Leodor vorrebbe tanto incontrare una ninfa…» rispose Baulino, strizzando l’occhio a Leodor.
«Sarà! Devono essere davvero belle! Come vorrei essere una Ninfa… anzi, una Epigee» esclamò Hea, sospirando.
«Baulino, Hea guardate lì in alto, nel cielo, quella luce… cosa è? Man mano che si intensifica assume una strana forma ed è come se divorasse il cielo ma non riesco a capire cosa sia.»
Baulino alzò lo sguardo al cielo e rimase attonito ma non disse nulla, con un filo di voce e voltandosi verso i suoi amici li incitò a correre.
Si ripararono a Toran e lì rimasero per giorni e giorni ad attendere il ritorno di Karin e Oscar che, purtroppo, non potendo fare rientro a Lemuria, si rifugiarono a Rubę Màşş sotto la protezione di Luiné con la speranza che Rillith avrebbe avuto forza a sufficienza per poter lottare, ancora sola, per lei, Asia e il suo regno.
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