Capitolo 12. Una decisione importante
CAPITOLO 12°
Una decisione importante
Passarono la notte nel nascondiglio come non succedeva da tempo.
Qualcosa però era cambiato, Rillith non parlava!
«Dai Rillith rompi questo silenzio, rimproverami come al tuo solito ma dimmi qualcosa.»
«D’accordo Baulino, effettivamente c’è una cosa che devo dirti. Dove hai lasciato Luinè?»
«Oh Rillith, dai… non potresti cercare di essere cordiale anche con lei? Comunque non sono qui per parlare di Luinè ma della tua decisione.»
Rillith stette un po’ in silenzio, poi sospirando disse:
«La mia decisione, Baulino. Tàr neh isy sil màné, dha rolà to daeron Anarion-Isira[1]… non chiedermi più nulla per favo-re. Ora ho bisogno di riposare un po’…»
Baulino non disse nulla, passò la notte a vegliare su Rillith. Appena sorto il sole, però, decise che non si sarebbe fatto trovare.
Rillith si svegliò e si guardò un po’ intorno ricordando quante avventure quel nascondiglio nascondeva.
Ripensò a quando in quella grotta c’era posto solo per lei e a quando tra una risata e l’altra divenne così grande da poter contenere non solo Baulino ma, perfino, i loro quattro amici… ripensò a tutto quello che avrebbe dovuto lasciare e un brivido freddo la attraversò. Tra sé pensò:
«Quasi quasi vado da Baulino, sì, gli dico che ci ho ripensato…»
Uscì di corsa dal nascondiglio, si diresse al maestoso albero certa di trovare Baulino che ronfava ma lì non c’era.
«Oh ma dove sarà andato? È così presto…»
Poi delle voci la bloccarono.
Era Baulino, ma lei rimase immobile tra gli alberi e i fiori. Non era solo, lui passeggiava e rideva serenamente con Luiné, allora Rillith silenziosamente si ridiresse al nascondiglio e correndo parlava:
«Oh ma come viene in mente di ripensarci? Sì, ora ho deciso, tarie ala rasat hort Luinè[2]. Oggi ne parlerò con tutti.»
Si fece coraggio e raggiunse di nuovo Baulino:
«Buongiorno!»
«Ehi che sorpresa! Che bel sorriso hai questa mattina…»
«Grazie Baulino, buongiorno anche a te Luinè.»
«Buongiorno Rillith.»
«Allora… ehm, cosa stavo dicendo? Ah sì, oggi che ne dici di passare al nascondiglio? Sicuramente ci verranno i ragazzi, sarà l’occasione giusta per parlare. Ah Luinè, devi esserci anche tu.»
Nessuno dei due rispose. Rillith li guardava, poi di scatto si girò dirigendosi verso la sua cascata.
«E ora dove vai?»
«Baulino da qui si accede ad Anarion-Isira, non ricordi? A dopo!»
Luinè guardò Baulino e gli chiese:
«Tu sai già qual é la sua decisione, vero?»
«Sì, ma oggi aveva un’aria diversa…»
Si diressero così a Toran.
Nel tardo pomeriggio arrivarono Leodor, Oscar, Karin e Hea.
«Ciao ragazzi!»
«Ciao Baulino, ciao Luinè…»
«E Rillith?» chiese Oscar.
«Dovrebbe arrivare a momenti» rispose Baulino.
Nel frattempo Oscar, Leodor e Hea incuriositi iniziarono a fare domande a Luinè su come si viva sulla luna.
Karin invece avvicinandosi a Baulino gli mostrò un compito di scuola che non aveva terminato e sorridendo gli chiese aiuto.
«Allora Karin, spiegami un po’ cosa dovrei fare!»
«Questo è un disegno…»
«Sì, molto bello!»
«Raffigura i miei migliori amici: allora, questa è Karin, poi c’è Oscar, il mio fratellone, la piccola Rillith e tu…»
«Ah, questo sarei io…» imbronciato ma scherzoso asserì Baulino.
«Certo! Chi altri avrebbe dovuto essere? Vabbè, comunque il problema è che non riesco a fare il naso e le orecchie… mi aiuti?»
«Allora, vediamo un po’… ah ecco! Così dovrebbe andare, che ne dici?»
«Wow Baulino! Perfetto… ora ti somiglia proprio!»
«Eh sì, mi somiglia… Eh Karin?»
«Sì, è bellissimo…»
Baulino, attenendosi al disegno della piccola Karin, aveva fatto solo due piccole linee per le orecchie e un tondo per il naso. Karin era soddisfatta e guardava Baulino con ammirazione.
«Allora Karin, sentiamo un po’, cosa dirai alla maestra quando ti chiederà: “Chi sono mai questi esseri così strani?”»
«Signora maestra, sono i miei due magici amici, un folletto e un elfo.»
«Elfi e folletti non esistono!»
«Nella mia fantasia sì!»
«Brava Karin, ti metterò dieci!», poi si sorrisero.
«Ora vado a giocare con Zerì, non la vedo da tanto…» disse Karin.
«Uffa! Ma Rillith quando arriva? Ah Luinè, resterai sempre con noi?» chiese Oscar.
«Ehm veramente…»
«Ragazzi, ciao!» venne interrotta dall’arrivo di Rillith.
«Rillith, finalmente…» in coro esclamarono i quattro amici.
«Oggi cosa ci aspetta? Avventure, racconti… Rillith perché non ci parli dei regni dei folletti? Oppure che ne dite di riprendere il viaggio?»
«Veramente devo parlarvi d’altro, scusa Oscar ma dovresti frenare il tuo entusiasmo.»
«Allora hai deciso Rillith. Vuoi davvero che Luinè pren…»
«Baulino… io, bé, sì ho deciso! Per ora lascio il mio posto a Luinè!»
«Eh? Cosa sarebbe questa storia?» esclamarono tutti.
«Sì ragazzi, mi dispiace dirvelo così e in questo giorno che credevate che tutto fosse tornato come prima ma ho deciso, per ora è meglio così.»
«Grandioso! Ieri la bella sorpresa e oggi questo colpo! Ma Rillith!» esclamò Leodor.
Tutti la guardarono increduli e con le lacrime agli occhi.
«Ritorno nel mio regno, non so per quanto. Devo riflettere su quello che sta succedendo. Loro avranno cura di voi, lo so; Baulino vi ama e Luinè mi sembra un’elfetta in gamba…»
«Che Baulino ci ami non ci sono dubbi, visto che non è lui ad abbandonarci… Ci avete detto di non smettere mai di avere desideri o ambizioni, bé Rillith, il nostro più grande desiderio è che tu resti con noi…» affermò Oscar.
«Io non vi sto abbandonando e non dovete mettere in dubbio il bene che mi lega a voi, non vi sto dicendo che dovete smettere di avere desideri ma anche io come voi ogni tanto ho bisogno di, come dire, aspettare che arrivino tempi migliori. Un’ultima cosa, Baulino, gli oggetti magici senza me non funzioneranno più, tranne lo scudo di Leodor che è fatto con il materiale elfico ma, senza la combinazione degli altri oggetti, servirà a ben poco. Ora fatemi andare, è abbastanza difficile per me lasciarvi ma spero che capiate…»
«Rillith, sei sicura? Come faremo senza te? Senza oggetti fatati?»
«Tu e Luinè avrete le vostre carte da giocare…»
«Lo sai meglio di me che una volta abbandonato un compito non si può più tornare indietro e comunque ci stai facendo soffrire. Io mi sono molto affezionato a te e anche i ragazzi.»
«Potevi pensarci prima. Ora lasciami andare e comunque sappi, Baulino, che se lo voglio, torno.»
E con un battito d’ali, lasciando cadere una luce brillante su tutti, Rillith scomparve lasciandoli nella completa oscurità o quasi: la pelle di Luinè, lucente come la luna, si rifletteva su tutti loro lasciando intravedere le lacrime che scendevano sui volti di tutti e anche sui grandi occhi di Baulino, colmi di tristezza, che abbracciava i suoi piccoli amici per calmarli.
«Baulino! Ma è colpa mia?»
«No Luinè! Forse mia, solo mia…»
«Sì, è tutta colpa vostra! Siete brutti, brutti e insensibili… andate via!» la piccola Karin, piangendo, si rivolse a Baulino per sfogarsi.
«Ora calmatevi, tornerà!»
«Perché invece di startene lì, non corri da lei?» affermò Oscar.
«Ci sono barriere che neanche gli elfi possono oltrepassare ma Rillith tornerà, me lo sento…»
«Ne sei sicuro? Allora potevi anche sentire che sarebbe accaduto tutto questo e quindi evitarlo…» affermò Oscar.
«Non potevo immaginare che la piccola Rillith avesse paura di perdermi fino a questo punto, però così mi ha perso lo stesso. Non la capisco! Luinè, resteresti con loro a tranquillizzarli mentre io faccio un salto nella via del “non ritorno”?»
«Certo Baulino, va’ pure.»
«Non è che ci abbandoni pure tu?»
«No Hea, tranquilla. Vado solo a cercare Rillith per parlarle. Vi prometto che tornerò.»
Baulino si diresse a Wilderrun, così avevano soprannominato quella via, ma nulla, perlustrò l’intera zona ma di Rillith non c’era nessuna traccia.
Allora gli venne in mente un posto, sì il posto dove per la prima volta aveva visto i grandi occhi di Rillith che lo guarda
vano con timore e dolcezza allo stesso tempo: la Foresta di Gilraen Melwasúl[3].
Un luogo suggestivo dove da millenni avvenivano gli incontri tra i folletti e gli elfi che avevano compiti in comune da portare a termine. Il loro incontro, purtroppo, fu l’ultimo ma il più suggestivo.
Fortunatamente, Luinè, nel frattempo era riuscita a calmare i quattro ragazzini grazie a un chimerico racconto sulla Luna.
Inoltre Leodor, Karin, Hea e Oscar erano stremati dalla giornata e la tristezza per la perdita di Rillith li aveva stancati ancora di più così si addormentarono con la speranza nel cuore di poter riabbracciare la loro Rillith.
Luinè, aiutata da Falcon, l’aquila che l’avrebbe riportata sulla Luna, trasportò i quattro ragazzini nelle loro case e poi, insieme a Falcon, scomparve nella notte.
Lei sì che era stata percettiva.
Aveva capito che non poteva sostituire Rillith nei cuori dei quattro ragazzini ma soprattutto non poteva sostituirsi a lei al fianco di Baulino.
Quei giorni per lei sarebbero stati solo un bellissimo ricordo.
Per la prima volta aveva viaggiato lontano dalla Luna e sperava di poterlo rifare e magari diventare anche amica di Rillith e passare insieme giorni sereni. Nel frattempo aveva deciso di limitarsi a vegliare su di loro affinché tutti fossero protetti.
Rillith, da saggia follettina, aveva aspettato questo momento per salutare in tranquillità i suoi amici e fare loro un piccolo regalo.
Premurosa come al solito, si avvicinò a Oscar e Hea, pian piano li svegliò raccomandandosi di usare sempre e in qualsiasi difficoltà le “gocce di rugiada”, potente pozione che avrebbe riattivato il potere della chiave magica e dell’anello fatato.
«Tornerai da noi, vero Rillith?» pronunciò Oscar a voce bassa.
«Voglio solo passare un po’ di tempo nel mio regno, non vi sto abbandonando ma se Baulino continuerà a vedere Luinè al di là di questi giorni, tornerò per sempre ad Anarion-Isira ma vi porterò nel mio cuore e se avrete bisogno di me raggiungetemi alla cascata, l’acqua pura che ogni giorno sgorga vi parlerà di me e non vi farà sentire la mia assenza.»
«Però Baulino ora…»
«Lo so, Hea, mi cerca. Avrò modo di parlare anche con lui… ora dormite.»
E con un grande abbraccio li salutò.
Si recò a casa di Leodor. Donò anche a loro qualcosa di magico. Delle preziose pietre contenenti acqua di cascata che permettevano di riattivare lo scudo guerriero e la collanina fatata, così da poterli usare in combinazione con la chiave e l’anello.
Disse anche a loro di raggiungerla alla cascata ogni volta che ne avrebbero sentito la necessità e poi, dopo averli salutati, sparì… come solo Rillith sapeva fare.
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