Boccino

 Eravamo nel 1950, la prima estate di vacanze in Toscana, presso dei parenti che vivevano in campagna. L’emozione di restare lontano di casa per più di due mesi era enorme, non era mai successo finora, avevo dieci anni, vissuto sempre in città, questa esperienza di vita contadina era un’ avventura magnifica.

Gli zii che mi ospitavano abitavano in una corte lucchese, tipica organizzazione abitativa di stampo agricolo che prevedeva un corpo unico con più abitazioni nei pressi dei campi da coltivare.

Uno dei nostri vicini di casa era un ometto grassottello e dalla testa pelata. Un tipo fumino, appena si parlava di certi argomenti andava subito in ebollizione ed era uno spettacolo guardarlo mentre si arrabbiava, diventava tutto rosso in viso e si accalorava nella discussione.

Era un brav’uomo, semplice come tutte le persone di campagna, ma con delle idee tutte sue. Lo zio e gli altri amici si divertivano un mondo a prenderlo in giro. Era un comunista sfegatato, il suo idolo era Togliatti, e quello che diceva, per lui, era come il vangelo.

In quell’anno c’era il giubileo e il Boccino, che non poteva soffrire i preti, stava sempre a brontolare sul clero e su chi ne faceva parte.

Molte sere, dopo il lavoro, gli amici si riunivano in un‘osteria, per giocare a carte e bere del vino, giusto per distrarsi un po’ dopo le massacranti fatiche del giorno.

Assistere ad una partita di carte col Boccino era come andare al cinema, un vero spettacolo.

 – Oh allora, Boccino, perché non mi hai dato l’asso? Con quello avremmo vinto, testa di rapa!

 – Dio bono, di che parli, come facevo a darti l’asso, poi non potevo prendere la resta…Madonna…!!!

 – Ah no, non cominciamo Boccino, non dire parolacce o bestemmie, quest’anno c’è pure l’Anno Santo, porta rispetto!

 – Ancora voi e questo Anno Santo, nun se ne po’ più, non si parla d’altro, ma che c’avrà quest’anno che non c’era l’anno scorso o che ci sarà l’anno a venire.

 – Ah! Oh ma sei duro, eh! questo l’è un anno speciale.

Mio zio e gli altri gli davano corda e gli riempivano sempre il bicchiere che non restava pieno a lungo.

 – Sent’a mmè, speciale un corno, disse con la voce impastata dal vino – sai come l’hanno definito,  “l’anno dell’espiazione e della pace”.

Ora dimmi te, che ci avrò io, o te, e anche te Baffo che stai a ride, che ci abbiamo da espiare, non s’è espiato abbastanza con codesta guerra che meno male è finita? Per la pace poi, nun mi pare mica che quelli la vogliono, parlo degli americani, hai visto sul 38° parallelo che stanno combinando? Voi grulli state a parlare di anno Santo, sapete che ha detto Togliatti in proposito:

“questa storia del giubileo non interessa il popolo, ma solo il Papa e i suoi preti”.

Qui si fermò un attimo per bere ancora e prendere fiato, era tutto rosso in viso e la pelata stava diventando viola. Poi, come colto da un improvviso pensiero, tornò a parlare.

 – A proposito di preti, lo volete sapere o che m’ha combinato quella baciapile della mi’ moglie?.
Sabato scorso non mi ha invitato il parroco a casa per il pranzo di domenica! A casa mia capite, gli venisse un accidente!

 – Sai che sorpresa Boccino, ti sarà venuto un colpo.

 – E c’è mancato poco, io c’ho una serpe in casa, come vvoi che stia quando chi dovrebbe essere con te ti pugnala alle spalle.

Un prete in casa mia, che Dio la fulmini! E non è tutto, sapete che mi ha fatto quella…meglio che sto zitto, se no esco dal seminato. Stavo a dire, quella s…santa donna, non mi ha ammazzato i du polli grossi, quelli che stavo a far ingrassare, per portarli al mercato, ci potevo fare dei bei soldini con quelli, invece li ha ammazzati per cucinarli al prete.

Dopo una sosta per bere ancora un bicchiere di vino, quel rosso prodotto dal Baffo altro personaggio che abitava nella casa limitrofa alla nostra, continuò a narrare le gesta della povera moglie

 – Arriva la domenica, quel….s…sant’omo del parroco si presenta a ora di pranzo e s’incomincia a mangiare. Tenete presente che la moglie per allungare un po’ aveva messo al forno con i polli qualcosa come cinque chili di patate, eravamo un po’ di persone e ci volevano.

A tavola il prete mangiava che sembrava una trebbiatrice, ogni tanto si rivolgeva all’ultimo dei miei figli, il Sandrino. Quel satiro ingordo diceva: hai visto Sandrino come cucina bene la tu mamma, specie le patate, sono molto buone, mangia le patate diceva quel figlio di…intanto lui arraffava pezzi di petto e di coscia.

Quel bischero del Sandrino, magari impaurito da quella sottana nera, lasciava il pollo e si mangiava solo patate, allora ‘un ci ho visto più, lo stavo per prendere a schiaffi, chissà come mi sono trattenuto, poi sono sbottato: “ Hai sentito il prete, dice che le patate son bone, allora dalle a lui, se gli piacciono che se le mangiasse lui, tu mangiati il pollo, lascia perdere che questi mangiano anche troppo”.

La moglie mi guardava come mi volesse fulminare, lei pensava alla brutta figura, io, invece, a quel parassita vestito di nero, voleva fare la predica a casa mia seh! L’era cascato proprio male sent’a mme!

A questo punto riprese fiato e si scolò il bicchiere che aveva in mano, dopo non replicò, evidentemente il vino stava facendo effetto, sembrò disinteressarsi di tutto poggiò il capo sul tavolo e si addormentò.

Lo zio e gli altri stavano ancora a ridere, quando la radio annunciò che gli americani stavano entrando nella Corea e che il conflitto si stava espandendo in tutta l’area del 38°parallelo.

Racconto tratto dal libro La buona vita, dello stesso autore

di Lorenzo Barbieri

 

 

Ottobre 18, 2017

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