Arnolfo di Cambio
Arnolfo di Cambio
Colle Val d’Elsa1245 circa – Firenze 1302 circa
Discepolo di Nicola Pisano, Arnolfo deve l’immensa fama al ruolo di architetto piuttosto che di scultore. Fino al XIX secolo le sue statue, i raffinati cibori, i sepolcri, le fontane sono passati in secondo piano, rispetto ai progetti architettonici religiosi e civili (a Firenze, la basilica di Santa Croce, duomo e Palazzo Vecchio).
Daltra parte, nel sepolcro di Bonifacio VIII l’artista si dichiara architectus, intendendo però anche i monumenti funebri, le cui complesse e “umanizzate” strutture hanno segnato una svolta fondamentale in questo campo, quasi anticipando la formula umanistica del primo Quattrocento. Soprattutto nelle sue sculture oggi si riconosce quel ‘dolce stil novo’ che conferisce ad Arnolfo dignità pari a quella di Giotto in pittura e a Dante in poesia.
Verso il 1294 Arnolfo è nominato architetto del duomo di Firenze. Sebbene artista ormai affermato, già conteso agli Angiò dai perugini, e attivo scultore a Roma e Orvieto, non è mai citato da illustri contemporanei come Dante, Boccaccio e Sacchetti.
La facciata del duomo da lui concepita (distrutta nel 1587) è descritta solo nel 1400 nell’Istoria di Gregorio Dati: “tutta di marmo bianco e porfido, con figure di meravigliosa bellezza intagliate”. Fra le statue superstiti, la Madonna in trono col Bambino è giudicata oggi uno dei capolavori di Arnolfo di Cambio, la statua dagli occhi lucenti resi verosimili dal vetro colorato.
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