Amazzoni e robot – Seconda parte – Settima puntata
Il Palazzo Imperiale era un enorme edificio bianco, ornato di colonne dei tre gli stili greco romani, ionico, dorico e corinzio. Le costruttrici, inconsapevoli eredi della conoscenza della storia dell’architettura, una delle poche cose non messe a tacere dopo l’Esodo, avevano mischiato un po’ le cose e avevano messo in piedi un ibrido tra la Casa Bianca, il Pantheon e il Partenone. Bello forse non era, ma pomposo di sicuro. Ma in contrasto con l’austerità e la serietà del Palazzo, gli avvenimenti che ivi si stavano svolgendo non erano affatto seri.
Era una fortuna (o un peccato) che la riunione del Consiglio Imperiale fosse a porte chiuse. Altrimenti, nel caso che qualche stazione olografica l’avesse registrata, sarebbe stata un’ottima fonte di risate per le appassionate delle comiche. Sua Maestà Imperiale Alexandra era in preda a una crisi isterica. La Papessa Gregoria Trecentotrentatreesima, imperterrita al suo posto, sbadigliava, completamente disinteressata alle faccende terrene quali l’imminente caduta dell’Impero. Le ministre di turno erano nervose per il loro posto molto più in pericolo delle sorti dell’ Impero stesso. E quella farsa era un monologo dell’Imperatrice. Finalmente, ritornata un po’ più calma, Alexandra cominciò a fare domande invece di inveire sull’inettitudine di questa o quest’ altra.
«Insomma, dopo un anno e passa che i robot del Superregno fanno scempio dei miei gloriosi guerrieri di metallo, nessuna, dico nessuna è in grado di darmi informazione di come sia possibile. Mi rivolgo ora alla ministra della Difesa, Onorevole Georgia Mayflower. Nessuna entità robottica è stata in grado di vedere che forma abbiano i robot di Klea? Il Servizio Informazioni dell’Esercito, che fa? Dorme? Mangia? Sballa? Che fa?»
Tremante, la Ministra rispose:
«Il servizio Informazioni delle Forze Armate non esiste. Non è mai esistito, visto che da duemila anni in qua le guerre hanno regole fisse che qualsiasi Robogenerale conosce. E nessun robosoldato è mai sopravvissuto a una battaglia, tanto da poter riferire fatti.»
«Questo non lo sapevo» riprese l’ Imperatrice «A questo punto visto che Klea sta rivoluzionando l’arte della Guerra con un’arma segreta e con una strategia sconosciuta suppongo che l’Onorevole Mayflower si sia data da fare per la creazione di un’arma segreta nostra da contrapporre al Superregno.»
«Chiaramente Maestà. Ho qui tre progetti mandatimi da tre programmatrici di robot. Ecco qui»
E lo porse ad Alexandra.
L’ Imperatrice li lesse. Un minuto dopo sbottò in un’ennesima sfuriata.
«Ma mi stai prendendo in giro?? Progetto Uno: un robot dalle linee armoniche e dai movimenti piú eleganti.
Progetto due: un robot dalla vernice più scintillante.
Progetto tre: un robot con un cannoncino extra inserito in un ombellico metallico.
Qui ci serve qualcosa di veramente micidiale. Un intero sistema strategico. Ma per la Dea, qui l’Impero sta crollando e mi proponete robot dalle linee eleganti e dalla vernice scintillante e da un cannoncino nell’ombellico. Incompetenti!»
«Maestà» pigolò la Ministra «Ci sarebbe un’ultima possibilità oltre alle tre sopracitate: cinque anni fa circa ci venne proposto un programma tattico strategico chiamato ROBOSTRATEGO.
Il programma consisteva in attacchi diversivi alle spalle del nemico e altre innovazioni mai provate…»
Alexandra interruppe riprendendo.
«Quello che fa per noi al momento. Perché il ROBOSTRATEGO non mi è stato presentato ora invece di tutte queste scempiaggini di robot dalle movenze eleganti, vernici scintillanti e cannoncini ombellicali?»
«..Perché.. » esitó la Ministra «… il ROBOSTRATEGO PROJECT venne … buttato via.»
«Buttato via?» esplose Alexandra.
«Vedete, Maestà, come detto prima si trattava di un programma completamente rivoluzionario. Basato su attacchi alle spalle, spionaggio, guerriglia. Tutto contro le regole della guerra. Troppo .. innovativo.»
«Imbecilli, cretine! Klea sta proprio usando quella strategia … rivoluzionaria, e il Ministero della Difesa Imperiale butta via un programma che potrebbe portarci alla rivincita. Chi era la programmatrice del ROBOSTRATEGO?»
«Una certa Mandy Miller.»
Alexandra sorrise.
«Bene. trovatemi Mandy Miller promettetele un lauto onorario e mettetela al lavoro con il ROBOSTRATEGO»
La Ministra rispose
«Impossibile Maestà: Mandy Miller è una criminale condannata per essere stata sorpresa a leggere le Storie Proibite.»
«Impossibile?» Esplose Alexandra «sono o non sono la reggente dell Impero, padrona incontastata di due terzi della…. »
Si fermò in tempo ricordando che al momento attuale all’Impero restava si e no un quarto della Galassia le cui fette erano state arraffate dal Superregno.
«Insomma, la mia maestosa persona mi da il potere di firmare un’amnistia e di lavarne la fedina penale e la reputazione. Ed è quello che farò. Vi do tre giorni per presentarmi qui la Miller.»
«Maestà, la Miller era detenuta su PURGATORIO 3…»
«Per la Dea!!» Piagnucolò Alexandra «il primo pianeta assalito dalle truppe di Klea. La vacca ha sicuramente liberato le detenute e ha assunto la Miller al suo servizio… Un momento, l’Onorevole Ministra ha detto “era”?»
«Si Maestà. La Miller riuscí ad evadere un mese prima dell’ invasione.»
Il volto di Alexandra mostrò un sorriso Imperiale raggiante.
«Il che significa che la Miller è ancora a piede libero.»
Il sorriso si trasformò in un secondo in una smorfia Imperiale di disappunto
«Per la Dea, ma come ha fatto a evadere? Dalle prigioni imperiale è impossibile fuggire.»
«Pare che sia riuscita a riprogrammare un robot di guardia e che abbia rubato una navetta. La cosa era stata messa a tacere per … insomma non è una bella propaganda per le Prigioni Imperiali a prova di evasione.»
La smorfia divenne un ghigno imperiale.
«Riprogrammare un robot guardiano. Quella donna è un genio. E io la voglio qui. Sguinzagliate agenti della Polizia Segreta, setacciate la Galassia, ma portatemi qui Mandy Miller su un piatto d’ argento.»
«Maestà, è da più di un anno che la Polizia Imperiale si da da fare, ma…»
«Allora vuol dire che alla ricerca della Miller si daranno da fare anche gli Agenti dell’ Inquisizione»
Alexandra si rivolse alla Papessa sempre meno interessata alle faccende terrene e al Potere temporale dell’Imperatrice. Ma Sua Santità dopo uno sbadiglio disse:
«Maestà, l’Inquisizione si muove soltanto contro le Eretiche o coloro che trasgrediscono al Dogma.»
«Leggere le Storie Proibite è contrario al Dogma» ribattè Alexandra.
«Ma anche contrario alla legge Imperiale. La Miller fu condannata dal tribunale Imperiale. Non può essere condannata due volte da due tribunali.» argomentò la Papessa.
«Ma trovarla per salvare l’Impero è un atto di Fede. La Dea è con noi»
«Non è detto. Klea non ha infranto nessuna legge Biblica. Sta soltanto facendo la guerra in un modo poco tradizionale…»
«Vostra Santità é o non è quindi dalla parte dell’ Impero.»
«Impero e Papato sono stati rivali per un certo periodo. Ora abbiamo fatto la pace ma non significa che siamo alleate…»
Lo sbadiglio papale avrebbe potuto concludere la discussione quando all’improvviso una messaggera entrò trafelata nella sala e senza essere interpellata, troppo spaventata per stare ad osservare certe formalità. Un attimo dopo urlò.
«Maestà, Santità, una cosa tremenda è accaduta. Truppe del Superregno hanno attaccato il Pianeta Sacro.»
La Papessa si svegliò dal suo torpore. Si alzò in piedi in piena adunata e invasata declamò:
«Klea è l’Anticristina. Nel nome della Dea Noi Giovanna Gregoria Trecentotrentatreesima vicaria di Cristina sui pianeti dichiariamo la Guerra Santa al Superregno e daremo il Nostro contributo alla sconfitta delle forze del Male. Sua Maestà Imperiale può contare fin da ora sull’ Inquisizione. Ci daremo da fare per trovare Mandy Miller.
Sia lodata Giusi Cristina.»
«E sempre sia lodata» continuò Alexandra allietata dalla nuova possibilità di trovare l’unica persona in grado di salvare l’Impero e in cuor suo fregandosene altamente dei fatti spirituali.
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