Halloween

Halloween, racconto di Lorenzo Barbieri

I gemelli erano in agitazione da quando era stata trasmessa la prima pubblicità per il prossimo Halloween. Luca e Paolo erano diventati ansiosi. Tutti i giorni incalzavano la madre per farsi fare dei costumi adatti alla ricorrenza. Entrambi desideravano essere i  protagonisti della prossima festa.

 Due anni prima, quando avevano sette anni, c’era stata l’influenza che li aveva costretti a letto. Avevano sentito i numerosi squilli di campanello dei bambini che erano venuti a bussare alla loro porta. Dalla loro camera sentivano le voci e la mamma che dava loro cioccolata e caramelle.

L’anno scorso invece un violento temporale aveva fatto desistere anche i più volenterosi nell’andare in giro a chiedere “dolcetto o scherzetto”. Quest’anno erano fermamente decisi ad essere in prima fila.

Uno dei problemi da superare, però, erano i costumi. La madre insisteva per farli uguali in quanto gemelli. Loro, invece, avevano idee diverse,volevano due costumi differenti, magari complementari fra loro, tipo Batman e Robin. Ognuno voleva il suo. Per questo motivo assillavano la mamma ad ogni momento.

“Dai mamma! sbrigati, se non fai presto finisce che quelli che vogliamo non li troviamo più”.

“Ragazzi, per favore, ho detto che ve li faccio io i costumi, non posso spendere una cifra enorme per una sola serata, vi rimedierò qualcosa e potrete andare in giro a raccogliere caramelle e cioccolata”.

“Uffa però, le caramelle c’interessano poco, ci interessa di più avere dei costumi particolari, è la prima volta che andiamo in giro ad Halloween, e vogliamo ben figurare”.

“Mamma, – dissero in coro i due – che figura ci farai, se andiamo con dei miseri panni rimediati all’ultimo minuto, per favore!”

“Quanto siete lagnosi! Non mi fate arrabbiare, altrimenti non andrete da nessuna parte, resterete a casa come gli altri anni. Ora smettetela, quando viene vostro padre stasera vediamo lui cosa decide, in fin dei conti è lui quello che porta  i soldi a casa e se non ci sono da spendere, amen, farete a meno di questa pagliacciata. Discorso chiuso, andate in camera vostra, su! Fuori dai piedi”.

A malincuore, arrabbiati, ma ubbidienti, i due fratelli, si ritirarono nella loro cameretta, borbottando.

“Non è giusto però,  ci saranno tutti i nostri amici là fuori, a sfoggiare bellissimi costumi, e noi ?”

“Dai Luca non te la prendere, che possiamo farci, se i nostri genitori non possono permettersi certi lussi non è nemmeno colpa loro. Noi non siamo mica come quello stupido del Brambilla, quello ha il padre che… non so che fa di preciso, ma è uno pieno di soldi. I costumi del Pierluigi sono i più costosi e forse anche più belli, peccato che, indossati da lui, sembrano stracci.  Vorresti essere anche tu così come lui,  viziato e brufoloso, ottiene tutto quello che vuole è vero, però, è anche pieno di problemi, non va bene a scuola, è un cretino ed è tanto grasso”.

“Hai ragione Paolo, di certo non è nostro amico, anzi, penso che d’amici non ne ha. Va e viene sempre solo con l’autista. La mamma se non può comprarci i costumi, pensiamo noi a cosa potrebbe cucirci lei, qualcosa di effetto e che non costi molto. Tu hai qualche idea?”

“Non lo so, eravamo concentrati sui costumi che volevamo e non ho avuto modo di  pensare ad altro”.

“Dobbiamo farci venire un’idea, buona però! Facciamo una cosa, andiamo su internet e vediamo quali sono i costumi che vanno di moda quest’anno”.

“Un’ idea ci può sempre scappare, no?”

“Bravo, questa è una bell’idea”.

I due si misero al computer e cominciarono a visionare tutto ciò che potevano, sulla festa di Halloween.

Di costumi e travestimenti ce n’erano a centinaia, un’infinita scelta di possibilità. I gemelli si deliziarono nel vedere scorrere tutte quelle immagini, fino a, quando la madre non li venne a chiamare per la cena.

“Ragazzi. È ora di cena su, venite! E’ arrivato anche vostro padre, tutti a tavola!”

Durante la cena nessuno parlò, né i ragazzi, né i genitori, i quali si scambiarono dei cenni d’intesa come a voler tastare il terreno.

Se i gemelli non parlavano dell’argomento perché avrebbero dovuto farlo loro! Fu dopo cena, quando il padre e la madre si sedettero sul divano, nell’attesa  dei programmi serali in televisione, che i due tornarono alla carica.

“Allora papà, la mamma ti ha detto dei costumi per Halloween? Noi volevamo due costumi differenti, per scambiarci magari i ruoli, lo facevamo, anche per voi, per non farvi fare brutta figura nei confronti del quartiere. Non ci va di passare per gente che non si può permettere nemmeno un costume per i figli, tu che ne dici?”

I due restarono in silenzio, aspettavano con ansia la sua risposta, non gli diedero il tempo di chiedere, con uno sguardo, un aiuto alla madre. Il poveretto si vide assalito e accerchiato, in cuor suo avrebbe voluto accontentare la loro richiesta, l’avevano posta così con garbo che gli piangeva il cuore dove negare loro il permesso.

“Mi dispiace ragazzi, voi avete ragione, quello che avete detto è giusto, ma purtroppo le nostre finanze sono limitate e non possiamo distogliere nemmeno un euro per spese superflue.
Mi dispiace tanto, ma non si può. Vedete di mettervi d’accordo con vostra madre se può farvi dei costumi adatti. Lei è brava, vedrete qualcosa ne uscirà fuori, l’importante che vi divertiate e che andiate in giro”.

“Ok! Da bravi adesso, lasciateci riposare e vediamo se possiamo seguire qualche programma in tv. Voi andate in camera vostra”.

I gemelli con il viso contrito e  deluso si ritirarono. Una volta rimasti soli in camera, ripresero a parlare.

“Lo sapevo, immaginavo che finiva così!   Lo so, me lo hai detto anche prima, non si può fare, ho capito sai, non sono mica stupido. Il fatto è che mi arrabbio lo stesso”.

“Forza allora torniamo a vedere in rete se possiamo rubare qualche idea”.

Poco dopo dovettero interrompere le ricerche perché la madre salì in camera per chiudere la luce ed augurare loro la buonanotte.

L’indomani, al ritorno dalla scuola ripresero la ricerca al computer. Le scelte erano moltissime e tutte belle ai loro occhi. Dopo tante discussioni decisero di lasciar perdere il computer che riusciva  solo a confondere le poche idee che avevano e si concentrarono su quello che avevano già visionato.

“Hai fatto caso che tutto sommato i costumi sono sempre quelli, sono più o meno ricchi nella confezione, ma alla fine c’è  poco da scegliere. A questo punto hanno ragione i nostri genitori, perché spendere tanti soldi per poi avere il solito vampiro, lo scheletro, frankstein, o mostri di pura fantasia. A questo punto penso sia meglio deciderci e farceli da soli”.

“Da soli, ma sei matto? Io non saprei come fare e nemmeno tu, mi risulta, sai cucire”.

“Certo, anche io non sono capace, intendevo da soli, per dire che noi diamo l’idea di cosa vogliamo e la mamma ci da una mano a farli”.

“Beh! Così è diverso. Allora hai già un’idea?”

“Hai visto sul computer quante foto dedicate agli zombi, i morti viventi?”

“Si, moltissime”

“Se  facciamo una versione nostra? cosa ne dici! Può essere abbastanza economica e non dovremmo star male, con due disegni e due colori diversi, faremmo colpo”.

“Mi piace! Cosa pensi di usare, come vestiti!”

“Io avrei pensato a dei sacchi, sai quelli che si vedono al negozio del signor Pasquale. Quelli con i fagioli, i ceci…possiamo chiedere se ce  ne regala un paio vuoti. Magari svolgiamo qualche incarico per lui, può darsi che dopo ce li regala”.

“Basta farci un buco per la testa e due per le braccia, un paio di scarponi di papà larghi, e poi utilizzare solo colori, rosso, grigio, nero bianco, copiando qualcosa dovremmo riuscire a fare qualcosa di buono. La mamma sarà contenta, vedrai; ci darà una mano volentieri”.

I due ragazzi erano euforici, stavano dando vita ai loro desideri, con le proprie idee e questo li gratificava di più  che non comprare dei vestiti, magari ben fatti, ma che costavano decisamente troppo. Molto più divertente, crearseli da soli.

Nel giro di una settimana i gemelli riuscirono a recuperare il materiale occorrente e, stranamente, quando seppe dell’iniziativa dei figli, anche il papà volle collaborare alla riuscita di quell’impresa. Alla fine, una settimana prima della festa, i due costumi erano pronti.

Dopo varie misure e interventi adesso erano perfetti. I genitori erano contenti che i figli avessero capito l’importanza del bilancio familiare. I ragazzi erano più che soddisfatti del loro impegno e, i costumi appena finiti, rispondevano in pieno alle loro aspettative. Venne finalmente il giorno tanto atteso.

 Il tempo era abbastanza buono. L’aria era frizzante, fresca, tanto da costringere ad indossare qualcosa di più pesante, così si poteva stare bene anche  in strada. I due gemelli si dedicarono alla vestizione e al trucco.

Con polvere di gesso e di carbone dipinsero la maglietta bianca messa sotto il sacco. Doveva evidenziare la pelle dei defunti, chiara e gelida come il marmo. Il sangue era stato messo nei punti strategici e le occhiaie scure davano un effetto di vuoto molto orripilante.  I due, stando insieme, erano davvero mostruosi e molto appariscenti.

Felici e impazienti, i due  gemelli si unirono agli altri amici del vicinato e iniziarono la loro caccia di dolcetti. Ognuno di loro era munito di un sacchetto, sempre di iuta come il loro vestito, in modo da non sfigurare e, quando fu pieno fino all’orlo di dolciumi, dovettero fare una sosta  per svuotarlo.

Molte persone, quando aprivano la porta restavano sorprese dalla verosimiglianza dei costumi dei gemelli, furono molti quelli che fecero i complimenti ai due ragazzi, quando spiegavano che era stata una loro idea.

La serata terminò presto, per mancanza di porte dove bussare. Oltre non potevano andare, c’era da attraversare molte strade e stando con altri bambini più piccoli poteva essere pericoloso. Si ritirarono, stanchissimi, un po’ infreddoliti, ma felici oltre ogni previsione.

Il bottino in dolciumi era cospicuo, troppo, anche per dei divoratori come loro. Su consiglio della mamma decisero che, il giorno dopo, avrebbero portato un bel sacchetto di dolci alla parrocchia, in modo che il prete potesse distribuirlo ai bambini più poveri che non avevano potuto partecipare alla festa.

Decisero, inoltre di aggiungere ai dolci, anche una discreta quantità di giochi, sempre per i bambini meno fortunati. Loro erano stati, fortunati nell’ottenere tanti riconoscimenti e tanti dolci.

Si ripromisero per l’anno a venire, d’escogitare altri modelli per travestirsi, di regalare i due costumi appena usati a qualche ragazzo meno fortunato. Si ritirarono per la notte, ma non fecero in tempo, nemmeno il tempo di mettersi il pigiama, nel giro di pochi minuti, già dormivano. Il loro viso era sereno, disteso in un sorriso di soddisfazione.

di Lorenzo Barbieri

 

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