L’eredità dei tre fratelli

 

Fiabe dalla remota India

Il patrimonio fiabesco dell’India, noto a noi occidentali anche grazie al filtro della letteratura araba (che, soprattutto nelle “Mille e una Notte”, attinge a piene mani dal patrimonio letterario del subcontinente asiatico), è in realtà in gran parte ancora tutto da scoprire.

Le favole dell’India si ispirano al mondo della natura, senza trascurare creature fantastiche e personaggi umani.

L’incanto ed il mistero del panteismo indiano, che venera tutte le forme di vita come espressione dell’Uno-Tutto cui dobbiamo ricongiungerci, permea anche la letteratura popolare, di cui i racconti che seguono costituiscono solo un piccolo esempio.

L'eredità dei tre fratelli

C’è un’altra storia che riguarda tre fratelli che mi piace raccontarvi: si narra, infatti, che alla morte di un vecchio pastore i suoi figli stavano discutendo su come dividersi l’eredità.

Un vecchio saggio, che passava di lì per caso, udì i ragazzi litigare in maniera piuttosto animata e chiese se potesse essere loro di aiuto in qualche modo.

Fu il primo dei fratelli a rivolgersi al vecchio in modo pacato e rispettoso: “Nostro padre, prima di morire, ci ha lasciato le sue ultime volontà, ma noi non siamo in grado di adempierle.

Poco prima di esalare l’ultimo respiro, infatti, lui espresse il desiderio che la metà del suo bestiame venisse data a me, che sono il primogenito; un terzo del gregge, invece, doveva passare a mio fratello Hasan, mentre al più piccolo dei figli, Hasin, doveva toccare la nona parte degli animali.

Ora, il problema è questo: nostro padre ci ha lasciato in eredità diciassette cammelli. Come facciamo a dividerli a metà? A mio giudizio, sarebbe meglio vendere uno degli animali e poi ripartire il ricavato della vendita, prima di dividerci il resto del gregge, ma i miei fratelli non sono d’accordo”.

A questo punto, il secondo dei due fratelli esordì: “Mio fratello Husain parla bene, perché è stato maggiormente beneficiato dall’eredità. Secondo me, egli dovrebbe rinunciare ad una parte della sua quota per favorire i fratelli minori.

Inoltre, questo non è certo il momento migliore per vendere i cammelli al mercato: non ne ricaveremmo certo un buon prezzo”.

A questo punto prese la parola Hasin, il più giovane: “E’ per questo motivo che avevo suggerito di macellare uno dei cammelli e di offrire un solenne banchetto in onore di nostro padre, ma i miei fratelli non sono d’accordo, perché non intendono mantenere gli scansafatiche del paese”.

Husain sguainò un coltello da macellaio e prese nuovamente la parola: “Io non vedo alternative; dobbiamo tagliare a metà almeno una delle bestie e dividerci i resti”.

Il vecchio saggio sorrise e commentò con tono bonario e paterno: “Voglio aiutarvi; anche io possiedo un cammello e, per agevolarvi a fare la divisione, intendo farvene omaggio.

In questo modo, non dovreste avere problemi a fare le parti, rispettando la volontà di vostro padre che avrebbe certamente desiderato che voi andaste sempre d’amore e d’accordo”.

I tre fratelli, lusingati quella proposta così generosa, accettarono ed iniziarono a dividere il gregge.

Al maggiore dei figli, Husain, toccò la metà del gregge, vale a dire nove cammelli; ad Hasan spettarono invece sei animali, pari ad un terzo dei beni dell’eredità; Hasin ebbe invece la nona parte del bestiame e portò con sé due cammelli.

Al termine della divisione avanzava però un cammello; ragion per cui, il vecchio saggio esibì il sorriso più solare di cui era capace, risalì sulla sua cavalcatura e salutò amabilmente i tre fratelli, felici di aver adempiuto alle ultime volontà del padre.

CASTELLI, Fiabe e leggende dell’India, Bussolengo (VR), Demetra, 1996.

di Daniele Bello

Maggio 9, 2017

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