François René De Chateaubriand – Roma

ROMA 1828

Quanto alla società romana, nei giorni di concerto e di ballo ci si potrebbe credere a Parigi: stesse toilettes, stesso tono, stessi usi. La Altieri, la Palestrina, la Zagarola, la Del Drago, la Lante, la Lozzano ecc. non sembrerebbero delle straniere, nei salotti del faubourg Saint-Germaine: solo, qualcuna di queste signore ha un’aria spaventata che, credo, derivi dal clima.

L’affascinante Falconieri, per esempio, se ne sta sempre vicino alla porta, pronta a fuggire sul Monte Mario, se la si guarda; la villa Mellini è sua; un romanzo ambientato in questo villino, tra cipressi, sul mare, non sarebbe male.

Ma, a parte i mutamenti nei costumi e nei personaggi che si sono verificati attraverso i secoli, in Italia si nota un’abitudine alla grandezza che a noi, poveri barbari, è negata. A Roma ci sono ancora le tracce del sangue romano e delle tradizioni dei padroni del mondo.

A vedere i forestieri stipati nelle nuove casette a Porta del Popolo o alloggiati nei palazzi divisi in abitazioni e bucati dai fumaioli, si ha l’impressione di vedere dei topo che grattano ai piedi dei monumenti di Apollodoro e di Michelangelo e che, a furia di rodere, sono riusciti a fare dei buchi nelle piramidi.

Oggi, i nobili romani rovinati dalla rivoluzione, vivono chiusi nei loro palazzi, parsimoniosamente, e sono diventati gli amministratori di se stessi.

Quando si ha la fortuna (cosa che capita di rado) di essere ammessi in casa loro la sera, si attraversano casti saloni senza mobili, appena illuminati, dove tra l’ombra fonda baluginano delle statue antiche, simili a fantasmi o a cadaveri appena esumati.

In fondo a queste sale, il lacchè cencioso che vi guida vi introduce in una specie di gineceo: lì, attorno a un tavolo, sono sedute tre o quattro donne, vecchie e giovani, disordinate, intente a qualche piccolo lavoro, alla luce della lampada e a scambiare qualche parola con un padre, un fratello, un marito semisdraiato su una poltrona lisa…

François René De Chateaubriand “Memorie d’Oltretomba”, trad. Vittorio Di Giuro

Torna alla lista ←

Lascia un commento