Il novellino
IL NOVELLINO [1]
Racconti dal Medioevo
Il “Novellino” è una raccolta di storie brevi risalente alla fine del Duecento, redatto da un autore ignoto (probabilmente di origine fiorentina).
L’opera si compone di 100 novelle, scelte dal compilatore da una raccolta più ampia; la maggior parte di esse è tratta da fonti più antiche. I protagonisti delle novelle sono tratti dalla Bibbia, dalla mitologia classica e dalla storia antica e recente.
1.
La tolleranza religiosa (Novellino, LXXIII)
C’era una volta, in un’epoca molto lontana, un potente sovrano noto come il Sultano, il quale regnava su un territorio talmente grande che i suoi sudditi praticavano fedi religiose diverse: alcuni di loro si professavano Ebrei e riconoscevano l’autorità di un libro sacro chiamato Antico Testamento; altri, invece, venivano chiamati Musulmani e ritenevano che la volontà divina fosse stata trasmessa ai fedeli nel Corano; i Cristiani, infine, riconoscevano l’autorità del Vangelo perché in questo testo era stato raccolto il messaggio del Figlio di Dio.
Orbene, il Sultano aveva la perenne necessità di raggranellare soldi per le casse dello stato, poiché amava organizzare lussuosi ricevimenti per i suoi illustri ospiti.
Alcuni dei suoi cortigiani gli suggerirono di rivolgersi ad un famoso mercante ebreo, le cui ricchezze erano note in tutto l’impero.
Il Sultano, musulmano ed amante delle dispute teologiche, convocò a corte il suo suddito e gli domando quale fosse, secondo lui, la migliore delle religioni. In tal modo, il sovrano pensava: “Se il mercante risponderà che la fede migliore è quella ebraica, potrò dire che egli pecca gravemente contro il culto professato dal suo sovrano e gli confischerò i beni: se, invece, dirà che la religione più importante è quella musulmana, lo accuserò di empietà perché in pubblico professa la fede ebraica e, anche in questo caso, gli requisirò il suo patrimonio”.
Il mercante, dopo aver udito la domanda del suo sovrano, soppesando le parole così rispose: “Maestà, vi racconterò un aneddoto.
C’era una volta un padre di tre figli, il quale possedeva un anello con una pietra preziosa: la migliore del mondo. Poiché tutti e tre pregavano il padre affinché gli venisse lasciato in eredità questo anello, questi andò da un valente orafo e gli chiese di fabbricare due anelli uguali a quello che possedeva. L’artigiano fece un lavoro così raffinato, che nessuno sarebbe stato in grado di distinguere le copie dal gioiello originale.
Il padre chiamò i figliuoli separatamente, donando a ciascuno un anello con la raccomandazione di non farne parola con gli altri fratelli.
Alla fine, ognuno dei figli si era persuaso di possedere l’anello vero, ma in realtà nessuno conosceva la verità tranne il padre loro.
Maestà, allo stesso modo avviene oggi per le religioni: le fedi sono tre; il Dio che ce le diede sa quale sia la migliore, e i figliuoli (che siamo noi) sono tutti convinti di possedere quella autentica. A noi altro non resta che custodire con affetto il dono che ci è stato trasmesso da nostro padre”.
Il Sultano, dopo aver ascoltato l’arguta risposta del mercante, non seppe più che dire e lo lasciò andare
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