Simone Martini
Siena 1284 ca. – Avignone 1344
In un sonetto di Francesco Petrarca Simone vola fino in Paradiso per ritrarre “il bel viso” della mitica Lura amata dal poeta. Niente sappiamo di quel ritratto su pergamena, che costituirebbe il primo esempio a sè stante nella storia ritrattistica occidentale.
Certo alla fama immediata del raffinato artista senese contribuisce non poco l’amicizia con Petrarca: per lui Simone illustra anche una coltissima Allegoria virgiliana nel frontespizio di un codice oggi a Milano, Biblioteca Ambrosiana. Esperto in piccoli formati come in grandi opere, Simone, titolare a Siena di una bottega con diversi “chompagni”, è attivo anche a Pisa, Orvieto, Assisi e alla corte angioina di Napoli.
Se negli affreschi assisiati sembra quasi gareggiare con Giotto, più spesso resta fedele a un personale, aristocratico linguaggio, dove il colore ha un ruolo primario nel conferire luminosità e profondità. Lavora infine ad Avignone, allora sede papale, dove muore.
Restaurato nel 1994, l’affresco è dominato dalla Madonna con gli angeli e santi. La prima patrona di Siena siede sul trono d’oro, incoronata da regina, sotto un baldacchino di stoffa. Malgrado il restauro, i preziosi colori delle vesti, dati “a secco”, sono quasi del tutto perduto.
Prima opera certa di Simone a noi nota, mostra, oltre a una complessa iconografia, il sicuro distacco dai modi bizantini. L’intera composizione, alta oltre sette metri e larga quasi quindici, resta la più grandiosa figurazione murale dell’epoca, che si estende lungo tutta una parete della sala allora destinata al Consiglio generale della repubblica, composto da circa trecento cittadini. Non a caso, il cartiglio retto da Gesù bambino esorta i governanti ad amare la giustizia: Diligite iustitiam qui indicatis terram.
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