“Lenghelo” il folletto dispettoso del Bosco di Albano Laziale

Una leggenda che si tramanda nella tradizione pagana Laziale racconta i dispetti del folletto “Lenghelo”.

Ma chi sono i folletti?

I folletti sono creature leggendarie tipiche della tradizione popolare; vengono raffigurati generalmente come esseri di piccole dimensioni, burloni, agili e sfuggenti, capaci di volare e di rendersi invisibili.

La figura del folletto sembra aver avuto origine dai Lari, geni familiari della casa.

Abita in tane nei boschi soprattutto di conifere presso le case degli uomini, nei cortili e nei granai. Esce quasi sempre solo di notte per divertirsi a fare dispetti agli animali delle stalle e a scompigliare i capelli delle donne, a disordinare gli utensili agricoli e gli oggetti delle case.

È difficile stabilire la sua personalità in ragione del grande numero di ruoli che può ricoprire: legato tanto alla foresta, all’acqua, all’aria, alle dune o ai prati, protettori del focolare, dei bambini e degli animali, poi demoni notturni, ladri, banditi, dispettosi; è sopravvissuto attraverso racconti e scritti di folclore popolare, trasmessi per tradizione orale durante i secoli.

In origine, i folletti non avevano una dimensione caratteristica. La loro prima descrizione è quella dell’inglese Gervasio di Tilbury, verso il 1210, il quale afferma che i “nuitons” hanno l’aspetto di vecchietti con la faccia ridente, sono vestiti di stracci cuciti insieme e sono alti mezzo pollice, vale a dire meno di 2 cm. I folletti, proprio come i nani, sono quasi sempre visti come “vecchi e piccoli”, ma non sempre quanto quelli di Tilbury.

Le storie medievali non precisavano se avessero la barba, eppure le testimonianze del XIX secolo e in particolare i valloni insistono su questo aspetto.

Pierre Dubois dice che “niente è più complicato che descrivere un folletto”, ma evoca una taglia “da un mezzo pollice a 30 cm”, la presenza di capelli folti e di una barba “che cresce da 300 anni”, vestiti di stracci verdi e bruni e con un cappello appuntito rosso o verde sulla testa.

La capacità di modificare sembianze e cambiare di statura è una delle particolarità tra le più tipiche dei folletti. Tale abilità si trova anche presso i nani delle tradizioni popolari in stretta relazione con le credenze medioevali del doppio. Il loro ritratto psicologico (taciturni e schivi) spiega che la maggior parte del tempo sembrano essere di piccola statura.

Mentre stando a quanto detto in epoche più lontane, sembra probabile che in caso di minaccia, i folletti possano crescere istantaneamente e raggiungere in statura il loro aggressore.

Gli autori dei testi medioevali avrebbero sdoppiato il folletto originale dal folklore in un piccolo e debole nano, sempre visto in anteprima, e il suo protettore.

I folletti assumono anche le sembianze degli animali e si mutano in oggetti.

Le loro metamorfosi animali sono varie, includendo soprattutto il cavallo e la rana, poi il gatto ed il serpente.

Come le fate, alcuni folletti si dice che rubino dei bambini umani dalle culle e li sostituiscono con uno di loro, scambiandoli. Quest’ultimo ha delle volte l’aspetto di un bambino folletto, altre volte l’aspetto di un folletto molto vecchio.

Nei racconti popolari laziali si può osservare in varie situazioni: cammina sulle scale di legno, oppure si nasconde nei sottoscala. Disturba con scherzi coloro che non rispettano i propri familiari o semplicemente le persone a lui antipatiche letteralmente saltando loro sulla pancia durante il sonno. Inoltre, nasconde o rompe piccoli oggetti nella casa, ma può anche far trovare soldi o dare numeri vincenti al lotto.

Questo spiritello dispettoso ma non malvagio, viene descritto alto e longilineo, da cui il nome lenghelo, cioè “lungo” o “allungato”.

I lengoletti dei boschi, chiamati così per distinguerli dagli altri, sono descritti come spiriti cattivi, in quanto confondono i sentieri agli esseri umani e spaventano gli animali che ci vivono.

Come si fa a riconoscere un bosco frequentato da questo folletto?

È molto semplice, se ci troviamo in un bosco cupo e molto silenzioso e non si vedono volare uccelli né si sente il loro canto e se non si incontra nessun animale, è segno che quello è il territorio di un Lenghelo.

Il Lenghelo ha vari nomi a seconda dei luoghi: Lenghelu a Marino, Lengheretto ad Ariccia e Lengheru neru a Grottaferrata, quest’ultimo, a differenza degli altri, era lo spirito a guardia di un tesoro.

La figura del lenghelo è parallela a quella del Genius Loci dell’antica Roma e, nel caso del lenghelo delle case, a quella dei Penati.

I Lengheli sono divisi in tre tipi: quelli della casa, quelli del bosco e quelli dell’orto e della frutta.

La leggenda racconta che nel bosco di Albano si aggira questo folletto cattivo e dispettoso, che confonde i sentieri agli esseri umani e spaventa gli animali.

Queste leggende hanno sempre un fondo di verità forse era un modo per gli anziani di spaventare i bambini per non farli avventurare da soli nei boschi e tutelarli da incontri spiacevoli che di magico avevano ben poco; infatti ai Castelli Romani molti boschi erano abitati da briganti che rapinavano ogni poveretto che incrociava il loro cammino.

Autrice: Dott.ssa Mariachiara Patriarca

Fonte:
 https://abitarearoma.it/streghe-dei-castelli-romani/
https://it.wikipedia.org/wiki/Folletto
Disegni di Mariachiara Patriarca

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