C’era una volta… Alba Longa
Quando si raccontano le meraviglie della storia dei Castelli Romani, non si può non citare la leggendaria Alba Longa.
Antichissima città del Lazio localizzata sui Colli Albani, fondata 30 anni dopo la fondazione di Lavinium, da Ascanio figlio primogenito di Enea.
Questa città leggendaria ha suscitao molto interesse negli storici che cercarono di trovare una risposta al grande mistero del suo nome coniando varie teorie.
Secondo l’interpretazione classica, il nome di Alba Longa deriva dal significato di due parole latine, alba (= bianca) e longa (=lunga).
Il colore bianco lo ritroviamo nel racconto della fondazione della città da parte di Ascanio che lo associa ad un candido suino albino che gli indicò il luogo dove fondare la città.
Altre teorie narrano che Monte Cavo veniva chiamato albus; l’attributo “bianco” sarebbe stato applicato a moltissimi monti, Alpi comprese, probabilmente per la presenza di neve o per un richiamo alle nuvole.
Successivamente è stata proposta anche un’altra etimologia: “Alba” che deriverebbe da una radice indoeuropea che significa “altura”, “monte” oppure “pascolo montano”, “alpeggio”, attestata nel vicino sabino e nelle lingue celtiche.
La localizzazione dell’antica città latina è stata questione molto dibattuta già dal XVI secolo, sulla base del racconto della sua fondazione narrata dallo storico greco di età augustea Dionigi di Alicarnasso, che parla di una sua collocazione tra il Monte Cavo e il lago i Albano.
Il sito era stato identificato con il convento di San Paolo nella località di Palazzolo, presso Rocca di Papa, oppure nella località di Coste Caselle, presso Marino, o infine nel luogo occupato dall’odierna Castel Gandolfo.
Molto probabilmente l’impotesi di localizzazione più attendibile è in prossimità delle pendici del “Monte Albano” (Monte Cavo).
Alba Longa era la capitale di un’antica lega religiosa dei prisci latini composta da 30 piccole comunità.
Nel santuario situato su monte Cavo si celebravano ogni anno le Feriae latinae, in cui tutte le città appartenenti alla confederazione dei popoli latini si riunivano per sacrificare al dio un toro bianco, le cui carni venivano poi distribuite tra tutti i partecipanti. Si trattava dunque di un culto federale e la sua posizione presso Alba Longa ci testimonia l’egemonia che questa doveva esercitare sugli altri centri della regione, tra cui doveva esserci anche la stessa Roma.
Dopo il regno di Ascanio, avrebbero regnato circa undici re fino alla fondazione di Roma fondata da Romolo discendente della famiglia reale di Alba Longa.
I dati archeologici disponibili per l’età del ferro ci mostrano l’esistenza di una serie di villaggi, ciascuno con la propria necropoli , disposti lungo il lato sudoccidentale del lago Albano che saranno le future città albane di Tusculum, Aricia, Lanuvium,Velitrae, Labicum.
Al momento della distruzione da parte di Roma i villaggi dovevano essere in una fase ancora preurbana, nella quale andavano aggregandosi intorno ad un centro maggiore che potrebbe essere situato nell’attuale Castel Gandolfo.
Solo in epoca tardo-repubblicana il territorio albano (Ager Albanus) sarà interessato dall’insediamento di numerose ville residenziali, note dalle fonti e testimoniate dai resti tuttora conservati (tra queste la villa imperiale di Domiziano nell’odierna Castel Gandolfo). In seguito Settimo Severo vi stabilì gli accampamenti della Legio II Parthica, che presero il nome di Castra Albana e dai quali prese origine la città di Albano Laziale.
Secondo Dionigi di Alicarnasso la zona di Alba Longa in origine sarebbe stata abitata dai Siculi, poi cacciati dagli Aborigeni, che vi avrebbero vissuto come tali, fino all’arrivo dei Troiani.
Dall’unione dei due popoli sarebbero derivati i Latini.
Da Ascanio sarebbe quindi discesa una dinastia di Re albani, di cui conosciamo solo i nomi, fino ad arrivare a Numitore ed Amulio, figli del re Proca.
A quel tempo i domini di Albalonga si estendevano fino al Tevere.
Ma chi fondò la città eterna? Chi erano Romolo e Remo?
Tutto partì dai discendenti di Ascanio, i regnanti di Alba Longa.
Numitore figlio del re Proca, fu cacciato dal fratello Amulio che si impadronì del trono. Una profezia predisse che Amulio sarebbe stato deposto da un discendente di Numitore.
Per questa ragione Amulio uccise tutti i discendenti maschi e costrinse Rea Silvia, unica figlia di Numitore, a diventare vestale, cosa che comportava automaticamente voto di castità per 30 anni, in questo modo Numitore non avrebbe più avuto successori legittimi.
Secondo la leggenda, Rea Silvia venne sedotta dal dio Marte e successivamente partorì i gemelli Romolo e Remo.
Tito Livio racconta che la povera vestale, probabilmente subì uno stupro forse da parte di un giovane pretendente o forse dallo stesso Amulio.
Successivamente Amulio informato della nascita dei due bambini, ordinò che venissero uccisi, ma questi furono invece abbandonati in una cesta e lasciati nel fiume Tevere, poi trovati e allattati da una lupa e cresciuti da una coppia di contadini.
Da Adulti i due gemelli scoprirono le loro origini e rivendicarono il trono che gli spettava di diritto. Cacciarono Amulio e restituirono il regno al nonno Numitore; successivamente ottennero il permesso di Fondare una nuova città, Roma.
Con il crescere della potenza di Roma, sotto il re Tullo Ostilio ( metà del VII secolo a.C.), le due città vennero a contrasto e il re di Alba Longa, Mezio Fufezio decise di fare una guerra a cui seguì una disfida fra tre fratelli romani, gli Orazi contro tre fratelli di Alba Longa, i Curiazi, che si concluse con la vittoria dei campioni romani.
In seguito alla battaglia di Fidene, durante la quale Mezio Fufezio aveva tentato di tradire l’esercito romano, di cui era alleato, la città di Alba Longa venne distrutta dai Romani e non fu mai più ricostruita. I suoi abitanti furono trasferiti a Roma e si insediarono sul Celio, andando ad ingrandire così la città eterna.
Dopo la distruzione di Alba Longa e la sostituzione di Roma come centro egemone, la tradizione ricorda l’erezione di un vero e proprio tempio dedicato a Iuppiter Latiaris sul Mons Albanus sotto il regno di Tarquinio il superbo e lo stesso tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio, costruito nel 507 a.C., era destinato a rimpiazzare le funzioni del santuario federale latino, spostandone il centro religioso a Roma.
Dell’antico santuario rimangono oggi solo alcuni filari dei blocchi che ne delimitavano il perimetro, ora fuori posto, e notevoli resti della via lastricata, la via Sacra, che ne costituiva l’accesso e si staccava dalla Via Appia presso l’odierna Ariccia, giungendo nel territorio dell’odierna Rocca di Papa.
Ogni pietra, rudere, collina, lago, hanno tanto da raccontare basta osservare con attenzione e la storia riaffiora, narrando le grandi imprese dei nostri avi in questo luogo che fu la culla della civiltà romana.
I castelli romani ci regalano sempre storie avvincenti e affascinanti dove miti, leggende e archeologia si fondono donandoci delle radici storiche uniche che non vanno dimenticate.
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