San Valentino e i Lupercali
Storie e leggende…
Oggi è la festa degli innamorati… e voglio narrarvi come è nata questa bella tradizione, che alcuni amano e altri meno.
Anche questa volta, tutto ebbe inizio nell’antica Roma…
La festa di S.Valentino ricorre annualmente il 14 febbraio, oggi conosciuta e festeggiata in tutto il mondo.
Le origini di questa festa tanto romantica sono da ricollegare probabilmente al IV secolo, per sostituire la festa pagana dei Lupercalia, antichi riti pagani dell’antica Roma dedicati al dio della fertilità Luperco.
Questi riti venivano celebrati il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti non virtuosi in contrasto con la morale e valori dei cristiani.
La Festività Romana veniva celebrata nei giorni nefasti di febbraio, mese purificatorio (dal 13 fino al 15 febbraio), in onore del dio Fauno nella sua accezione di “Lupercus , cioè protettore del bestiame dall’attacco dei lupi.
Dionigi di Alicarnasso associò i Lupercalia al ricordo del miracoloso allattamento dei due gemelli Romolo e Remo da parte di una lupa.
Plutarco li narra come dei riti di purificazione e ne offre una descrizione minuziosa nelle sue “Vite parallele”.
La festa si articolava in vari fasi di festeggiamento e culminava quando le matrone romane si concedevano, spontaneamente per strada, alle frustate di un gruppo di giovani ragazzi spogli, devoti al selvatico Fauno Luperco.
Anche le donne in dolce attesa si sottoponevano volentieri al rituale, convinte che avrebbe fatto bene al loro bambino. Seguivano poi festeggiamenti e animali immolati agli dei per ottenere fertilità e abbondanza.
I Lupercalia furono una delle ultime feste romane ad essere abolite dai cristiani.
Nel 496 d.C. Papa Gelasio I decise di occultare questa tradizione inserendo “la festa degli innamorati”, e di spostarla al giorno precedente dedicato a San Valentino facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati.
La storia di S.Valentino iniziò a Terni, dove tra il II e il III secolo viveva Valentino da Interamna, Patrono della città umbra.
Nato da una famiglia patrizia, Valentino si convertì al Cristianesimo e divenne vescovo di Terni a soli 21 anni.
La leggenda narra che fu il primo religioso a celebrare l’unione tra un legionario pagano e una giovane cristiana molto innamorati.
La cerimonia tra Serapia e Sabino avvenne in fretta, non solo perché ritenuta scandalosa ma soprattutto perché la giovane era malata. La triste storia termina con una brutta tragedia, i giovani innamorati morirono insieme nello stesso momento in cui San Valentino stava benedicendo le loro nozze tanto desiderate e sognate.
Il matrimonio della giovane cristiana e del legionario pagano comportò notevoli problemi al Patrono, già arrestato una prima volta mentre predicava il Vangelo per le strade di Roma.
A quel tempo l’Impero era nelle mani di Claudio II, divenuto famoso per le sue persecuzioni contro i cristiani.
San Valentino, che continuava a professare la sua religione, venne arrestato, nel 273 venne decapitato e divenne un martire della Chiesa Cristiana, protettore degli innamorati.
Tale tradizione fu diffusa dai benedettini, primi custodi della basilica dedicata al santo in Terni, attraverso i loro monasteri, prima in Italia, poi in Francia e nel corso degli anni si diffuse in tutta l’Europa e nel resto del mondo.
Questa storia fa parte delle nostre tradizioni culturali, ma molte culture raccontano in vari modi il “miracolo dell’amore” tra un uomo e una donna.
Un racconto molto romantico ha origini orientali, la leggenda del filo rosso.
La leggenda narra che le anime gemelle siano legate da sempre e per sempre da un filo sottilissimo rosso, legato al mignolo della mano sinistra oppure, secondo alcune versioni, alle caviglie.
Tale filo unisce indissolubilmente due persone nonostante l’età, ceto sociale, luogo di nascita o di residenza.
Il filo rosso viene descritto estremamente lungo e per questo motivo soggetto a intrecci, grovigli e nodi, indicando in questo modo le difficoltà che possono ostacolare un rapporto.
Le due anime destinate a congiungersi, comunque e per sempre, riusciranno a sciogliere tutti i grovigli ritrovarsi e raggiugere la felicità.
La storia del filo rosso nasce in Cina, ed è ambientata durante il periodo della dinastia Tang, regnante sul paese dal 618 al 907 d.C. Il protagonista è Wei un uomo che come sogno più grande avev creare una sua famiglia, ma senza riuscirci.
Un giorno si ritrovò nella città di Song, dove conobbe un uomo che si offrì di presentargli la figlia del governatore locale, ottimo partito per lui. I due si diedero appuntamento al mattino seguente, ma Wei non riuscì a dormire per tutta la notte e già all’alba si presentò al luogo dell’incontro.
Mentre aspettava, incontrò un vecchio esperto di unioni nunziali con un grande sacco.
Wei gli racconta del suo desiderio di mettere su famiglia e gli chiese se la figlia del governatore poteva essere la donna destiata a lui.
Il vecchio saggio gli rispose che non era lei ma una bambina di soli 3 anni, che diventerà sua moglie all’età 17 anni.
Il vecchio raccontò al giovane che il grande sacco che aveva accanto conteneva “Il filo rosso del destino” per legare mariti e mogli per sempre ma invisibile all’occhio umano.
Aggiunse che la sua sposa è la figlia della vecchia Chen, che aveva un banco al mercato e che porterà molte ricchezze alla sua famiglia, poi il vecchio svanì.
Wei, deluso, chiamò il suo servo e gli ordinò di uccidere la piccolina, in cambio di 100 monete di rame. Il servitore adempì al compito; la colpì tra gli occhi e credette di averla uccisa, ma in realtà l’aveva soltanto ferita.
Wei continuò a cercare moglie, dimenticandosi quella storia. Fino a quando il governatore di Shiangzhou gli diede in sposa la figlia 17enne: erano passati 14 anni esatti dall’incontro con quel vecchio. La ragazza era bellissima e la sua storia fece tornare tutto alla memoria del giovane: suo padre era governatore a Song e morì quando lei aveva 3 anni, insieme alla madre e al fratello ed era stata cresciuta da una governante. Un giorno un uomo tentò di ucciderla, provocandole una ferita tra gli occhi.
Wei capì che il vecchio aveva ragione: la leggenda del filo rosso era vera. Raccontò tutto alla moglie, che lo perdonò. E vissero per sempre felici.
Ma forse la leggenda che preferisco è narrata da Platone nel suo Simposio, dove racconta il grande legame delle “Anime Gemelle” narrando il mito greco degli ermafroditi.
«Finalmente Zeus ebbe un’idea e disse: “Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi».
(Platone Simposio 190c-d, trad. it. Franco Ferrari) .
Platone racconta che all’origine dei tempi gli esseri umani non erano suddivisi per genere, e ciascuno di essi aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste.
Col tempo gli ermafroditi cominciarono ad essere insolenti nei confronti degli dei e questi, per punizione, li separarono in due parti con un fulmine dividendoli per sempre creando un essere antropico primordiale indipendente, un uomo e una donna.
Come conseguenza, ogni essere umano cerca di ritrovare la propria metà iniziale per raggiungere la sua completezza cercando la sua parte perduta per ricongiurgersi per sempre a questa.
Auguro a tutti voi un Buon San Valentino, e alle persone che ancora cercano l’Amore auguro di ritrovare al più presto la metà ancestrale che sicuramente le sta aspettando…
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