Vincenzo Pirozzi
Un nuovo percorso, conoscere un altro modo di espressione
Ormai tutto viaggia con i social network e pure io, seppure non li ami molto, mi sono ritrovata a far conoscere gli artisti usando questi mezzi decisamente più immediati.
Vincenzo Pirozzi, nasce a Salerno nel 1965 ed ora vive e lavora a Pescia, in Toscana; un artista poliedrico e con molto talento, spicca per la sua individualità creativa ed unica.
Il suo percorso artistico inizia come ceramista a Vietri sulla Costiera Amalfitana; anche la musica mediterranea ed etnica lo affascina e la sperimenta con dei gruppi musicali.
Ben presto avverte il bisogno di partire capendo che la sua strada non è solo ceramica o musica, ma un bisogno di conoscere se stesso e dare risposte a interrogativi che lui sente profondamente.
Si trasferisce in Costa D’Avorio una terra che rapisce chi impara a conoscerla, a viverla e qui trova la sua anima; non può che venirmi alla mente ” La mia Africa”.
In questa terra collabora con Artisti del posto e si confronta con le realtà sociali di quel popolo, impara le tecniche del batik, cera su carta e l’uso dei pigmenti naturali.
A causa di un turbolento clima politico non favorevole, ritorna in Italia scegliendo la Toscana come luogo per continuare il suo percorso artistico, essendo questa, una terra di colori caldi dove trova stimoli e terreno fertile per continuare il suo lavoro con straordinari volti che evocano ricordi etnici.
Nel suo viaggio artistico, racconta le sofferenze del mondo in cui viviamo con una grande forza espressiva in opere figurative.
Un artista da raccontare e non di facile interpretazione; la sua Arte ha una ricerca interiore molto elaborata e non si distoglie mai dal soffermarsi sulle problematiche sociali.
Nelle sue opere, che trovo straordinarie sia per i colori che per la tecnica, trova sempre il modo di catturare l’attenzione di chi le guarda coinvolgendoli in ciò che vuole esprimere, un’Africa con le sue problematiche mai lasciata.
I disagi sociali, quasi fossero suoi e le domande che si pone con se stesso lo rendono a volte un artista
irrequieto e cupo con una sensibilità molto accentuata verso l’Umanità che ritroviamo espressa nei tratti di quegli sguardi resi con colori caldi, ma anche voglia di rinascita di un Mondo migliore.
Pirozzi artista apprezzato da critici, amanti dell’arte e gente comune per il suo linguaggio; il Critico D’arte Pierluigi Chillà lo recensisce in una sua opera “Il suo grido” My scream dipinto nel 2008: “… convince per una potenza espressiva assolutamente accentuata, non presenta affinità con le avanguardie storiche ma emerge per l’ individualità creativa del suo autore …”.
Un’ opera che apprezzo e mi ha colpito molto ed a guardarla mi ha suscitato un brivido poichè è un tema che ho trattato in un articolo ed anche perchè ho memorie dirette di mio padre.
Ho visionato ogni opera dell’artista ed ognuna è come un libro che racconta! Eccezionale.
Una cosa mi piace molto dell’ultimo suo periodo artistico, l’uso della carta di sacchetti del pane, elemento della vita quotidiana, inserita nelle sue opere dando un tono monocromatico ed i segni casuali che si formano usandola, creano un vissuto naturale su visi e corpi come fossero rughe che raccontano lo scorrere del tempo.
Non gli interessa apparire sui giornali, riviste o partecipare a mostre ed eventi se non vi è invitato perché pensa che bisogna meritarselo; infatti il 16 giugno 2016 è stato invitato a Pescia ad un evento di pittura e poesia accanto a capolavori del maestri del ‘600.
Presto lavorerà alla produzione di un secondo album fotografico che racconterà la sua storia.
Quello che ho raccontato è come ho percepito l’uomo, l’artista Vincenzo Pirozzi.
Autrice: Rosanna Romano / Roro
Impaginazione: Ornella Ogliari
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