Capitolo 11. Il compleanno di Leodor
CAPITOLO 11°
Il compleanno di Leodor
«Uffa sono otto giorni che quei testardi di Rillith e Baulino non si decidono a farsi vedere. Fratellone?»
«Dimmi Karin…»
«Andiamo a cercarli? Mi manca anche Zerì…»
«Dopo i compiti andiamo da Oscar e Hea.»
«D’accordo, allora faccio subito i compiti… Però io ho detto Rillith e Baulino, anche se non mi dispiace vedere Oscar e Hea!»
«Sì io dicevo che andiamo da Hea e Oscar e insieme a loro cerchiamo Rillith e Baulino!»
«Ah, ora ho capito meglio… d’accordo fratellone, faremo come dici tu!»
Finiti i compiti, Leodor e Karin uscirono in cerca di Rillith e Baulino.
«Ciao Romì, ciao Sten!»
Sten era il marito di Romì, papà di Oscar e Hea.
Sten era alto, capelli ricciolini e occhi scuri, sul castano.
Aveva una personalità di ferro. Sempre fermo nelle sue decisioni. Pronto ad aiutare tutti, l’unico suo punto debole era la sua dolce Hea. Lei sì che sapeva come intenerirlo, era l’unica che riusciva a strappargli qualche “sì” di troppo…
«Ciao Karin, ciao Leodor!»
«Potreste chiamarci Oscar e Hea?»
«Sono già usciti, mi dispiace» rispose Sten
«Ah Leodor! Oggi è il tuo compleanno… auguri tesoro!»
«Grazie Romì.»
«Uh! Auguri piccolo!»
«Bè Sten, non sono più tanto piccolo. Oggi compio quattordici anni.»
«Giusto Leodor, da oggi avrai qualche responsabilità in più… tipo… ehm, fammi pensare un po’…»
«E dai Sten! Lo so che vuoi prendermi in giro… però papà dice che tra qualche giorno potrò anche pensarci da solo a fare quello che di solito faccio con lui, come ad esempio… usare quelle enormi forbici per potare quelle fastidiose piante invernali…»
«Ah sì eh… allora non vedo l’ora che Oscar compia quattordici anni…» sorridendo continuò Sten, poi intervenne Romì: «Dai, lasciamoli andare, fremono per stare con i loro amichetti.»
«Sì Romì, hai ragione ma io scherzo con Leodor, per me è come un figlio.»
«Certo Sten, lo so ma Leodor è già triste perché oggi non festeggia, così mi ha detto Oscar, poi sente anche te che scherzi in questo modo!»
«No Romì, tranquilla! Sten è molto simpatico. Comunque non festeggio perché domani c’è scuola. Così ha detto papà.»
«Ho capito… che ometto» asserì Romì.
«Bè, un po’ dispiaciuto lo sono, però fa nulla mi divertirò comunque.»
«Piccolo, tranquillo, ci saranno altre occasioni» lo rasserenò Romì.
Poi sorridendo, Leodor e Karin, li salutarono e si allontanarono per andare a cercare i loro amici.
«Leodor?»
«Sì Karin.»
«Scusa, non ti ho ancora fatto gli auguri.»
«Tranquilla…»
«Auguri fratellone!»
«Andiamo a cercare Oscar e Hea, su!»
«Sì, sì…»
Leodor e Karin si diressero al nascondiglio ma di Oscar e Hea; non vi era nessuna traccia e neppure di Rillith e Baulino…
«Uffa! Che brutta giornata… un compleanno da dimenticare! Torniamo a casa sorellina…»
«Uffa! E Zerì?»
«Lo vedi anche tu, non c’è nessuno in giro!»
«Uffa! Uffa! Uffa!»
«Dai Karin, andiamo…»
Nel frattempo Oscar e Hea erano a casa di Leodor, anzi nel suo giardino, a controllare che non arrivassero.
«Credi che Rillith e Baulino non faranno più pace? Sono otto giorni che non si parlano e non si fanno vedere.»
«Hea vedrai che chiariranno, in fondo quei due si vogliono un mondo di bene… nel caso li faremo ragionare noi.»
Quando all’improvviso:
«Uh arrivano, presto entriamo e spegniamo tutto!»
«La visita a Dolcilandia ci ha insegnato tanto, eh Hea?»
«Sì Oscar, che torta meravigliosa abbiamo fatto… e i dolci? Le caramelle, la cioccolata!»
«Mmmh… da brivido!»
«Abbiamo lasciato tutti a bocca aperta!»
«Hea, veloce, entriamo, arrivano! Spegni la luce!»
Hea e Oscar si erano prodigati affinché fosse tutto perfetto per il compleanno del loro miglior amico.
Avevano pensato a ogni cosa, messo d’accordo tutti, adulti e ragazzini, amici e cugini, genitori e parenti. Anche Karin ci aveva messo del suo…
Aveva fatto sì che Leodor uscisse da casa affinché si potesse preparare questa meravigliosa festa a sorpresa per il suo fratellone… anche se il desiderio di rivedere Rillith e Baulino e la piccola Zerì erano reali, ma questo era un desiderio che li accomunava tutti e quattro.
Appena Leodor aprì la porta:
«AUGURI! BUON COMPLEANNO LEODOR!» e poi tutti scoppiarono in una gioiosa risata.
«Credevi sul serio che ti avremmo lasciato senza festa, eh piccolo mio?»
«Oh papà, mamma!»
«Vedi cosa sono stati in grado di realizzare i tuoi amici e tutte queste bontà da mangiare che hanno preparato, delle vere delizie. Sono un talento naturale. Chissà dove hanno imparato…»
Cristopher, Hella, Romì e Sten si guardarono con sospetto mentre Leodor, Karin, Hea e Oscar restarono fermi nella loro espressione di contentezza quasi a non volerli insospettire.
«Già papà, sono sul serio un talento naturale!»
«Dai, ora vieni a scartare i tuoi regali…»
«D’accordo mamma, è stata davvero una bellissima sorpresa grazie a tutti!»
C’erano tutti, ma proprio tutti: la classe di Leodor al completo, perfino i suoi tre professori preferiti.
La Signora Harada professoressa di storia che sorrideva al suo piccolo Leodor con tanta dolcezza, il professore di matematica il Signor Miura e la Signora Ota, professoressa che li seguiva nell’ora del gioco-educativo, nonché moglie del suo, un po’ meno preferito, professore di grammatica il Signor Nara che, quella sera, era lì ad accompagnare la sua mogliettina e che sembrò agli occhi del nostro piccolo amico un po’ meno severo. Gli sorrideva porgendogli il suo personale regalo, il compito di grammatica di qualche giorno prima: con grande meraviglia di Leodor c’era scritto sul suo compito in grande e di un rosso luccicante una enorme “A”, in più c’era anche una piccola dedica. “Mi auguro che questa A possa essere la prima di una lunga serie, hai dimostrato di aver studiato tanto, continua così… Auguri piccolo Leodor!”
Forse quello era il regalo più strabiliante di quella spettacolare serata, soprattutto per i genitori di Leodor che soddisfatti corsero a incorniciare e appendere quel compito come se fosse un trofeo.
E ancora, c’erano amici e cugini, tutti i parenti; ovviamente mancavano solo Baulino e Rillith ma del resto, loro, non potevano esserci.
Però nel frattempo nella stanzetta di Leodor, al buio e in silenzio: «Senza fare il minimo rumore, per favore Luinè.»
«Tranquillo Baulino! Anche se non sono abituata a questo genere di cose, lo so che non dobbiamo farci vedere da nessuno… uffa! Però è tutto buio qui…»
«Dovresti essere abituata visto che vieni dalla luna» esclamò Baulino, sorridendo alla “sua” Luinè.
«Eh sì! Ma non conosco questo posto…»
«Hai ragione Luinè, attenta allora, qui c’è un enorme orso che cerca di rapirti…» e facendola sobbalzare tra le sue braccia scoppiarono entrambi in una lieta e spensierata risata.
«Dai Baulino, che sciocco a farmi certi scherzi, non sei proprio cambiato, sei il solito burlone. Mi mancavano questi momenti di allegria con te!»
Rillith sfortunatamente era lì a vedere e ascoltare tutto…
«Sì, sono lo stesso di un tempo. Perché cambiare? In fondo piaccio a tutti così, sono un “saggio burlone”, come mi definì una mia cara amica. Allora, metterò il regalino sul letto di Leodor così lo vedrà senza problemi. Oh guarda! Un altro pacchetto… e di chi sarà mai?»
«Credo sia un’ottima idea Baulino, lo vedrà di sicuro. Ah! Ecco l’altro pacchetto, hai ragione, forse qualcuno vuole fargli una sorpresa. Comunque ho sentito un rumore provenire da quell’angolino… e sento una presenza ma non mi sembra una presenza qualunque, ha qualcosa di magico, fatato, incantato!»
«Sì, anche io e so di chi si tratta, ed è sul serio una presenza incantevole. Piccola Rillith esci, non nasconderti…»
«Non mi nascondevo affatto, sono solo premurosa, ho sentito dei rumori e…»
«…E quando hai visto che eravamo noi sei rimasta lì per non farti vedere.»
«Bè, in un certo senso… No ma, non aveva importanza che io uscissi o no? All’inizio ho addirittura pensato che fossero i genitori di Leodor. Comunque io vado… ciao!»
«Aspetta Rillith!»
«Sì, dimmi…»
«Sono molti giorni che vado al nascondiglio ma non ti trovo mai. Stavo iniziando a preoccuparmi, sono contento di averti rivisto e che tu stia bene.»
«Sì, lo vedo come ti preoccupavi!»
«Cos’altro dovevo fare a parte recarmi ogni istante al nascondiglio? Non potevo di certo oltrepassare la barriera che separa il mio e il tuo regno… cosa sarebbe accaduto? Pensaci.»
«Non potevi fare nulla infatti, potevi solo stare con la “tua” Luinè. Ah! Questa deve essere lei, bé devo ammettere che è sul serio carina: capelli come seta, pelle chiara e morbida… Sono contenta Baulino, auguri a entrambi per il tanto sognato incontro. Di me non preoccuparti, io sto bene come puoi vedere…»
Baulino scosse la testa, non riusciva a capire la piccola Rillith che continuava a dire tutte quelle cose su Luinè e su di lui, non riusciva ad accettare questo suo improvviso cambiamento e, quindi, cercò di cambiare discorso:
«Allora quando credi di ritornare al nascondiglio? Abbiamo un compito da portare a termine…»
«Ah certo! Io lo so bene, Baulino! Perché non lo porti a termine con lei? Siete così affiatati! Credo proprio che sarebbe perfetta, anche più di me!»
A Baulino tutto sembrava strano, lui era sul serio preoccupato, credette addirittura che Rillith stesse agendo così perché il suo regno aveva bisogno di lei e le chiese:
«Non è che mi nascondi qualcosa? Non è che il tuo regno è in pericolo, se hai bisogno chiedi Rillith, faremo in modo che si possa risolvere tutto!»
«Baulino il mio regno è in perfetta armonia, tranquillo. Piuttosto, dicevamo che sarebbe il caso di far prendere il mio posto a Luinè…»
«Non ci capisco nulla, comunque no! Inoltre Luinè si occupa di altro, non ha mai affrontato questo genere di cose.»
«Potresti essere il suo maestro e poi tu sapresti in ogni caso proteggerla.»
«Allora se il tuo regno non è in pericolo ma insisti a voler a tutti i costi cedere il posto a Luinè, significa che non hai più intenzione di portare avanti il tuo compito, eh Rillith?»
Rillith restò in silenzio.
«Ah allora si tratta di questo! Sarà una delusione per i nostri amici.»
«Smettila Baulino! Ci sono ragioni più profonde, non puoi capire.»
«Cerca di farmele capire o non accetterò mai il tuo abbandono.»
«Non insistere, accetta e basta. Luinè è perfetta per questo compito, accettalo e basta…»
«Se è questo che vuoi, esaudirò questa tua triste richiesta… Luinè impara tutto in fretta, è una delle sue tante qualità.»
«Meglio! Inoltre recupererete il tempo perso.»
«Cosa ne pensi Luinè?» le chiese Rillith, con aria altezzosa.
«Io non so neanche a cosa vi stiate riferendo…»
«Te lo spiego subito: Baulino è così entusiasta di averti ritrovata che non vuole più perderti, quindi io ho deciso di farmi da parte e tu prenderai il mio posto. Dovrai esaudire, insieme a lui, i desideri di avventura di quattro straordinari ragazzini. Bada bene a trattarli con amore perché io gli voglio un gran bene.»
«Ho capito! Ma come mai vuoi che io prenda il tuo posto?»
«Io non credo di poter continuare a questo punto…»
«Quale punto, Rillith? Io non ti sto capendo.»
«Baulino dici di essere percettivo…»
«Sì, lo sono ma tu mi spiazzi!»
Il compleanno di Leodor, intanto, procedeva tranquillamente.
Leodor aveva ricevuto dei regali strabilianti: dai suoi genitori, una nuova altalena rossa, come lui aveva sempre desiderato e una trottola nuova coloratissima.
Da Oscar e la sua famiglia il gioco d’abilità con i bastoncini colorati, lo Shangai.
Dalla sua classe, un pallone e ancora, da cugini e parenti il gioco della Dama. Poi magliettine, pantaloni, una meravigliosa giacca, caldissima per affrontare il rigido inverno; insomma tanti, tantissimi regali. Inoltre, mancavano da scartare quelli di Rillith e Baulino che, a sua insaputa, erano ancora su, nella sua stanzetta.
«Oscar?»
«Dimmi Leodor!»
«Chi ha avuto quest’idea della festa a sorpresa?»
«Il tuo papà e noi abbiamo fatto in modo che Karin ti facesse uscire per poter preparare tutto… ci siamo messi tutti d’accordo!»
«Certo che ci sono proprio cascato in pieno! Papà era così serio quando mi ha detto che non avrei festeggiato il compleanno che mi sono sul serio rattristato. Comunque non avrei potuto desiderare un compleanno più bello di questo!»
«Bé Leodor, anche la festa che ti ha preparato Dolcilandia è stata una “super festa”, direi magica!»
«Ah sì è vero… una festa davvero commovente, anche quel giorno non mi aspettavo tutto quel calore. Una festa entusiasmante! A proposito di Dolcilandia, non vi hanno chiesto nulla dei dolci? E dove avete trovato tutti gli ingredienti?»
«Non ci hanno chiesto nulla, ci hanno lasciato agire come meglio credevamo! Che fortuna! Comunque alcune cose, se ricordi, le abbiamo portate da Dolcilandia, al resto ha pensato Baulino.»
«Baulino? Hai visto Baulino? E Rillith? Come stanno? Hanno fatto pace?»
«Ehi! Calmati. Sono solo andato al nascondiglio due giorni fa e c’era Baulino che cercava Rillith. Era preoccupato. Io gli ho detto che forse Rillith ce l’ha con lui ma che non so il motivo, dopo gli ho detto della festa e lui mi ha aiutato procurandomi qualche prelibata e dolciosa ricetta. Comunque più tardi, quando vanno via tutti, noi quattro saliamo nella tua stanzetta. Le sorprese non sono finite! Ora torniamo a festeggiare insieme a tutti gli altri…»
«Ok Oscar!»
«Leodor?»
«Dimmi mamma!»
«È arrivato il momento di soffiare sulle candeline…»
«Sì! Che bello!»
«Hella?»
«Sì Cristopher!»
«Ma dove avranno visto e soprattutto preso tutte queste cose: candeline? Torte? Caramelle? Non se ne vedono dai tempi di…»
«Cristopher… sta zitto! Del resto lo sai che vanno sempre alla ricerca di cose nuove, avranno letto qualche libro e avranno usato la loro fantasia affinché tutto fosse perfetto o magari a scuola…»
«Non avranno mica oltrepassato…»
«Ma cosa dici, Cristopher?»
«Rifletti, solo così avrebbero potuto conoscere cose del genere, sono i soli ad avere tecniche così avanzate…»
«Sì ma lo sai meglio di me che non si può. A meno che… ma no, no. Non è possibile. La biblioteca di Lemuria è piena di ricettari, sicuramente quei furbacchioni, curiosi come sono, li avranno letti tutti…»
«Allora anche tu non hai dimenticato…»
«Dimenticare? E come? Comunque è come dico io…»
«Sarà…»
«Ora, Cristopher, pensiamo a festeggiare il nostro giovanotto.»
Leodor, con un solo soffio, spense le quattordici candeline accompagnato dal battito di mani di tutti che in coro cantavano e suonavo chi il flauto dolce, chi il liuto, Romì la cetra e la madre di Leodor suonava persino l’arpa.
Leodor era emozionatissimo.
Dopo aver tagliato e mangiato la torta e dopo aver giocato un altro po’ con i suoi amichetti, mentre gli adulti chiacchieravano tra loro, i festeggiamenti giunsero a conclusione.
Leodor salutò e ringraziò tutti e chiese ai genitori il permesso di far restare Oscar e Hea a casa, per passare la notte con loro.
Si affrettarono, così, a salire in camera.
Leodor non aveva dimenticato le parole di Oscar:
“Le sorprese non sono finite.”
Così, ansioso e trepidante, accelerò il passo e aprendo subito la porta, entrò per primo nella sua stanza.
Leodor intravide Baulino e Rillith che, al buio e a bassa voce, ancora discutevano, inoltre poté scorgere anche la presenza di un altro elfo, una sagoma femminile, che era immobile vicino al suo letto e di cui ancora non conosceva nulla ma aveva già il sospetto di chi potesse essere.
Baulino e Rillith si zittirono e Leodor felicissimo corse ad abbracciarli, lo stesso fecero Hea, Karin e Oscar.
«Finalmente! Rillith, Baulino. Che bello rivedervi…» esclamarono i quattro amici.
«Sono contenta anche io, amici miei!»
«Anche io sono contentissimo di rivedervi tutti, finalmente di nuovo tutti insieme!» esordì Baulino.
«Già ci siamo tutti, anzi siamo anche di più…» borbottò tra sé Rillith, «Ah, Leodor, questo regalino è per te.»
«Grazie Rillith. Anche se al dire il vero il regalo più bello è che voi siate qui.»
«Oggi compi quattordici anni, eh Leodor?»
«Sì Baulino! E questa è già la seconda volta!» sorridendo, Leodor, si rivolse ai suoi amici.
«Comunque, questo pensierino invece, è da parte mia.»
«Oh Baulino! Grazie anche a te…»
«Scarta, su dai, forza!»
«Eh sì Oscar, scarto! Quanta fretta… Wow! Stupendo, Rillith! Un nuovo scudo. È bellissimo!»
«L’ho fatto con le mie mani, prima che io e Baulino litigassimo.»
«Litigassimo? Io non ho litigato con nessuno. Tu mi hai messo il muso da quando siamo rientrati dai nostri regni.»
«Ecco che ricominciano… saggi o no, sono un vero disastro e io che pensavo che tutto fosse tornato come prima. Ehi ragazzi! Posso continuare a scartare i regali…? Se proprio non potete fare a meno di discutere, lo farete in un altro momento, anche se sarebbe il caso di finirla ora. Sono già otto giorni che va avanti questa situazione» concluse Leodor.
Allora Baulino e Rillith guardandolo:
«Sì, hai ragione Leodor, non è per niente il caso di continuare.»
Poi Rillith spiegò a Leodor:
«Allora, dicevo, Baulino mi ha fornito del prezioso materiale, proveniente dal regno elfico, il mithril. È un metallo elfico, appunto, dotato di proprietà magiche e io l’ho forgiato in modo da renderlo resistente ma leggerissimo. Per il colore ho scelto l’argento e ci ho inciso un drago rosso… so che il rosso è il tuo colore preferito. Tra l’atro questo drago è esistito davvero, si chiamava Gome, era potente e saggio e anche lui sapeva forgiare il mithril. Era l’unico a possedere dentro sé il fuoco ed era un maestro nel padroneggiarlo, per questo lo
Usava per modellare armi e armature per i guerrieri che erano al servizio del regno di DriéTur[1]. I draghi appartenenti alla razza rossa, inoltre, lo usavano per proteggere il regno. Ma questo è accaduto molti secoli prima che io e Baulino nascessimo. Gome era denominato Drié Shul[2].Questo magico scudo guerriero lo chiameremo Akinaro Shul[3],che ne dici?»
«Wow! Sì questo nome è adattissimo, significa che questo scudo ha in sé anche il potere del fuoco, che spettacolo! Ma come mai lo hai fatto tondo e non triangolare come quello che mi avete donato all’inizio della nostra avventura?»
«Ho pensato…»
Intervenne poi Oscar: «A proposito di nomi, che ne dite se dopo facciamo un bell’elenco dei nostri nomi sia in elfico che in… ehm… mi verrebbe da dire “follettese” ma so che non è così. Rillith la tua lingua è difficile da pronunciare…»
«Ok Oscar! Non ti sfugge mai nulla, eh? Comunque la mia lingua si chiama Marvén Forion. È il nome dello scudo di Leodor, è proprio in Forion, per abbreviare.
Dicevo, Leodor, l’ho fatto tondo perché ho pensato che non solo ti sarebbe servito per difenderti ma anche per attaccare e quindi durante il lancio taglia meglio l’aria e ritorna più facilmente da te…»
«È spettacolare, Rillith… Grazie!»
«Ora scarto il tuo Baulino. Mmmh…che buon profumo! Si beve?»
«Sì, Leodor. È una miscela di fiori, miele e un ingrediente segreto proveniente dalla luna. Si chiama Londir Elvę[4].
Di solito non permettiamo a nessuno di berla, è una nostra bevanda pregiata che ci permette di rigenerare lo spirito e il corpo dopo una lunga e faticosa battaglia. Comunque la usiamo ogni tanto come bevanda dissetante durante le feste. Essendo molto pregiata, non possiamo consumarne in grandi quantità ma voi siete speciali… se vuoi puoi farla assaggiare anche agli altri.»
«Certo, ci mancherebbe! Ho piacere a condividere ogni cosa con i mie amici…»
«Sì Leodor! Ho proprio voglia di assaggiarla, emana un profumo invitante…»
«Aspetta Oscar, prima io… dopotutto sono il festeggiato.»
Dopo averla assaggiata tutti a turno, Baulino riprese a parlare:
«Inoltre, proprio perché Luinè mi ha dato il permesso di farti questo regalo, ho deciso di portarla con me per farla conoscere anche a voi. Sapete, questa deliziosa bevanda è preparata da Luinè.»
Nel frattempo, Rillith tra sé borbottava qualcosa del tipo:
«Oh Fin! Arfin, yaveti érè! Fin de, Fin vrin… erestor!»[5]
«Hai detto qualcosa Rillith?»
«No no, Baulino! Continua le presentazioni e non badare a me, altrimenti qui si fa ancora più tardi …»
«D’accordo. Luinè, hai voglia di farti conoscere? Perché ti sei resa invisibile?»
Luinè stava osservando tutto e tutti in silenzio e con molta ammirazione, forse, nel profondo del suo cuore sperava sul serio di poter prendere il posto di Rillith e in questo modo poter iniziare un nuovo cammino sempre al fianco di Baulino… e distrattamente rispose:
«Eh? Ah! No no, eccomi, Baulino… non sono sparita ero solo qui, dietro di voi. Hai per caso perso il tuo senso acuto e percettivo?»
«No! O almeno credo…» entrambi sorrisero.
«Ciao ragazzi, come avrete ben capito sono Luinè. Auguri Leodor!»
«Grazie Luinè, la tua bevanda è davvero sensazionale, non ho mai bevuto qualcosa che sapesse di luna…» sorridendo, Leodor si rivolse a Luinè e poi continuò, «Grazie per aver dato a Baulino il permesso di portarla nel mio mondo.»
«Di nulla Leodor, non avrei mai potuto negarglielo, voleva un regalo speciale per uno dei suoi più cari amici. Baulino, o
meglio Dąëron Ġalđioŗ[6], visto che vi piace l’elfico, mi ha parlato molto di voi e a dire il vero anche di Rillith. Sono contenta di potervi conoscere di persona.»
«Ciao Luinè, anche noi siamo contenti di conoscere altre creature magiche, io sono Oscar…»
«Ciao, io sono Hea, sorella di Oscar. Baulino ci ha parlato del tuo regno. Sono felice di fare la tua conoscenza, la tua razza come si chiama?»
«Io faccio parte della razza Elōţ Ńenmäcil[7]» rispose Luinè.
«Ciao Luinè, sono Karin. Posso toccare i tuoi capelli? Sono bellissimi e sprigionano un profumo che non avevo mai sentito fino ad ora.»
«Oh piccola! Certo che puoi, questo è il tipico profumo lunare. Sai, Baulino mi aveva detto quanto tu fossi dolce; ora capisco perché si è affezionato così tanto a tutti voi, siete dei ragazzi straordinari!»
Karin arrossì e scappò vicino alla sua Rillith.
«Allora Luinè! Avevi sentito parlare anche di me?»
«Certo Rillith. Baulino è molto affezionato a tutti voi. Non mi lascerebbe mai pren…»
La interruppe subito Baulino: «Luinè, ĥon-ċalafaläŝ đŕeth…[8]»
«Ťùòr…[9]»
«Di che parlate? Baulino cosa non lasceresti?»
«Oh nulla Oscar, dai, che ne dite se vi traduco i nomi in “follettese”?» intervenne Rillith.
«Sì sì, era ora! Ci avete fatto aspettare tanto!»
Nel frattempo, Baulino e Luinè chiacchieravano.
Luinè era molto dispiaciuta, Baulino le spiegò che se proprio Rillith era convinta della sua scelta avrebbe dovuto essere lei a parlarne con i ragazzi.
«Allora Leodor, il tuo nome in Forion è: Eleden[10], il tuo Oscar è Amaral[11]. Piccola Karin, il tuo è Arede[12] che è un nome che si da alle follettine appena nate perché la loro pelle è profumata come l’ambra, cioè una resina che si trova negli alberi e, infine, ma non per questo meno importante, il tuo Hea è Leira[13]. Sono nomi importanti e derivano dal Forion antico, non quello che noi folletti parliamo giornalmente…»
38 Ƕęroë: Trionfo Glorioso.
39 Ărmolänì: Stella d’amore.
40Ĥįsardor: Eroi del cielo.
41 Ěsihër: Spirito dolce.
«Wow… Eleden! È anche facile da ricordare!»
«E il mio, allora? Porta dentro di sé la luce di un antico guerriero, mi si addice proprio.»
«Il mio è più bello, Leira…»
«E io? Profumo sul serio di ambra?»
Rillith guardava i “suoi” quattro amici commossa, per fortuna nessuno vide quella piccola lacrimuccia che le rigava il viso, ancora non era arrivato il momento giusto per parlare con loro.
Per fortuna Baulino, tempestivo come al solito, attirò l’attenzione dei quattro ragazzini.
«Allora, ora tocca a me: il tuo nome Oscar è Ƕęroë[14], in antichità veniva dato agli elfi capaci di oltrepassare le barriere spazio-temporali e uscirne vincitori; Hea il tuo nome invece è Ărmolänì[15]; Leodor si traduce con Ĥįsardor[16]; poi, dolce Karin, il tuo nome, sai è importantissimo…»
«Ah lo sapevo di essere la più importante, dai Baulino dimmi…»
Sorridendo teneramente tutti guardavano la piccola Karin che assonnata ma incuriosita si stringeva al suo elfo preferito.
«Allora Karin, il tuo nome in elfico è Ěsihër[17], veniva dato alle elfette che si prendevano cura dei fiori appena sbocciati.»
«Io sono proprio fortunata, ho la pelle profumata e ho uno spirito dolce…» abbracciando Baulino, pronunciò, assonnata.
«Baulino, prima Luinè ti ha chiamato con un altro nome era sempre elfico?» chiese incuriosito Oscar.
«Certo, era elfico, ma elfico antico, Luinè parla per lo più in elfico antico. Il suo è l’unico regno ad aver mantenuto questa tradizione. L’attuale lingua ha tratto qualche parola dal dizionario elfico antico, il resto è Telpërien puro…» concluse Baulino.
Poi Leodor esclamò: «Ragazzi oggi ho avuto un compleanno super! Grazie, grazie a tutti.»
«Ora che siamo di nuovo tutti insieme i giorni finalmente potranno continuare come prima. Giusto Rillith? Giusto Baulino?» esordì Oscar.
«Bè certo, finalmente ci siamo ritrovati, era quello che speravamo tutti. Vero Rillith?»
«Ùl namo Baulino! Tasar nion ùl mir… sà ryc.»[18]
«Ehi non ci capiamo nulla noi, ho capito solo Baulino. Rillith ci spieghi cosa ti sta prendendo? Anche prima borbottavi nella tua lingua Dai, non è che per caso ce l’hai ancora con Baulino?» asserì Oscar.
Rillith e Baulino si guardarono, poi intervenne Luinè:
«Iën Rillith ĥoň orőnar śilùn h’ įlàren sà Leodor?»[19]
«E io che centro? Ma di che parlate? Uffa!»
«Oh Luinè sta zitta, io non rovino nulla ma non è il caso di andare oltre, lo vedi che addirittura ti intrometti?»
«Scusa, io volevo solo…»
«Luinè, lascia che me ne occupi io, infatti, forse è meglio che tu ne resti fuori per ora…»
I quattro amici si guardarono tra loro e Karin rivolgendosi a Rillith disse:
«Rillith?»
«Sì Karin…»
«Dai, non fare così, siamo stati tutti tristi in questi giorni. Per fortuna i preparativi per la festa di Leodor ci hanno distratti. Ora che siete di nuovo tutti e due qui vorremmo che
tutto tornasse come prima. Ok, Baulino è testardo ma in fondo ci ama tutti, quindi non è più necessario stare così.»
Rillith era silenziosa, abbracciò la sua Karin e poi a turno tutti gli altri, li salutò rimboccando loro le coperte e dopo aver aspettato che si addormentassero sparì.
Lasciò lì al buio, o quasi, Baulino e Luinè.
Rillith aveva deciso che non era il momento adatto per parlare a Leodor, Karin, Hea e Oscar.
Poi, a tarda notte, anche Baulino e Luinè lasciarono la stanza di Leodor.
Baulino si diresse al nascondiglio e per fortuna c’era Rillith, la fermò e decise di parlarle. Ora erano liberi di farlo.
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