Capitolo 10. Sacor: La verità su Lemuria
CAPITOLO 10°
Sacor: La verità su Lemuria
L’aria fresca della sera, la folla, i giochi, i canti, le luci che si riflettevano su una scritta:
“AUGURIAMO A QUESTA PICCOLA ISOLA LA FELICITÀ CHE LE È STATA RUBATA.”
Quelle parole erano lì, incise da circa centomila millenni ma in pochi ne conoscevano il significato e comunque ormai nessuno più gli dava la giusta importanza. Per tutti era solo una specie di rito, il ritrovarsi tutti insieme a Villa Elòhir, in più era l’unico modo per divertirsi un po’.
I bambini che correvano su e giù per la villa, gli adulti che cantavano e ballavano…
Tipica era la canzone su Lemuria di cui, ormai, se ne cantava solo il ritornello e di cui in pochi conoscevano il profondo significato che nascondeva:
“Immagino un mondo dove a sognare non sono il solo, dove l’amore possa essere la più nobile tra le leggi…
I sogni divenuti realtà hanno dato vita alla mia libertà.
Il passato lo devo ricordare perché così non sarà finita la storia di una vita.”
Almeno per una volta all’anno Lemuria era unita e si faceva festa.
Per Oscar, Karin, Leodor e Hea invece, per quell’anno, fu una buona occasione per sgattaiolare da Rillith e Baulino.
Entrati nel nascondiglio, però, non videro nessuno: «Rillth, Baulino, dove siete? Siamo noi, ci annoiavamo. Dai venite fuori. Non sapevamo che fare, festeggiare? Ma cosa poi? Boh! Rillith, Baulino?»
«Ma dove si sono cacciati!» imbronciato, esclamò Oscar.
«Certo che quei due non stanno mai fermi! Io credo sia meglio ritornare in villa prima che a qualcuno venga la brillante idea di venire a cercarci. Se tutti scoprissero il nostro posto o, peggio, se addirittura vedessero Rillith e Baulino, non potremmo mai più incontrarci con loro» aggiunse Leodor.
Rillith e Baulino quella sera decisero di ritornare nei loro rispettivi regni per controllare un po’ la situazione, tanto non avrebbero rivisto i loro amici prima dell’indomani…
Allora i nostri amici sconsolati ritornarono a festeggiare.
Oscar a un tratto si fermò di scatto: «Ho sentito una voce, saranno loro… Rillith? Baulino? Se non ho capito male hanno chiamato un certo Sacor…»
«Ma va, Oscar! Ora hai anche le visioni. Dai torniamo alla villa!» esclamò Hea.
Arrivati a Elòhir si resero conto che la serata, finalmente, stava giungendo al termine.
Leodor non resistette un altro attimo, voleva a tutti i costi tornare a casa.
Quel nome gli rimbombava in testa: «Sacor… ma dove l’ho sentito?» borbottava tra sé, Leodor.
«Tutto bene fratellone? Mi sembri un po’ pallido!»
«Karin, va’ da mamma e papà e digli che sto tornando a casa, mi sento un po’ stanco e frastornato.»
«Ci vado subito, fratellone!»
«Leodor, Leodor aspetta!»
«Dimmi Oscar…»
«Dove vai?»
«A casa. Mi sento un po’ stanco… Ah, sei sicuro di aver sentito qualcuno che pronunciasse proprio quel nome? Sacor?»
«Mah! Sai non ne sono proprio convinto. Mi è parso così. Forse la musica, la gente che cantava… mi sarà risuonato in testa questo nome. Perché?»
«No no, nulla. Nulla di che, Oscar! Io torno a casa, a domani… Ah! Domani pomeriggio, dopo i compiti, al solito posto. Ho cose da raccontare!»
«Certo Leodor… a domani!»
«Oscar, tutto bene? Leodor mi sembrava un po’ turbato.»
«Sì, Hea! Era stanco… andiamo da mamma e papà, ci staranno aspettando.»
Oscar e Hea raggiunsero i genitori.
La serata era giunta al termine, tutti rientrarono nelle proprie case.
Leodor era già nel suo lettino ma non riusciva a dormire:
«Sacor… Sacor… Sacor…», ripeteva a voce alta.
«Ci sono! Sacor, sì è lui! Che testa ragazzi! Devo correre da Oscar. Anzi vado da Rillith e Baulino. No, meglio prima da Oscar. Uffa! Ma ora come faccio? Ho detto che ero stanco… aspetterò Karin, con la sua collanina evocheremo Rillith e Baulino, fermeremo il tempo, poi si va da Oscar. Devo scoprire qualcosa su questo Sacor» esclamò Leodor, entusiasta.
Arrivata anche Karin a casa, Leodor non perse tempo.
«Dai Karin, presto! Prendi la tua preziosa collanina ed evoca Rillith e Baulino. Non c’è altro tempo da perdere.»
«Ma Leodor è tardi! Ho sonno. Avevi detto di essere stanco.»
«Dai, Karin, un piccolo sforzo.»
Karin prese la sua collanina: «Rillith e Baulino evochiamo.
Al più presto e in un baleno con noi li vogliamo…»
Leodor e Karin si guardarono intorno ma di Rillith e Baulino nessuna traccia.
«Karin forse avrai sbagliato qualche parola nel pronunciare l’incantesimo.»
«No Leodor, ti sbagli è corretto, correttissimo.»
«Riprova allora…»
«Rillith e Baulino evochiamo. Al più presto e in un baleno con noi li vogliamo.»
“Nulla.”
«Uffa, Karin, possibile che tu non riesca a evocarli? Riprova dai!»
«Leodor domani c’è scuola è tardi, dormiamo ora.»
«È importante, devo assolutamente scoprire come Oscar conosce Sacor.»
«Chiedilo a Oscar, no? E poi ora ricordo. I nostri oggetti magici qui a Lemuria non funzionano. Funzionano solo negli altri regni. Negli altri mondi.»
«E se allora fossimo in pericolo qui a Lemuria?»
«Rillith e Baulino lo sentirebbero e se dovessimo essere in pericolo qui sulla nostra isoletta non ci sarebbe bisogno della mia collanina incantata. Buonanotte fratellone!»
«Già, buonanotte, sorellina. Ecco perché non arrivano! Non siamo in pericolo. Karin, un ultimo sforzo. Se fingessimo?»
«Lo scoprirebbero! E comunque a Lemuria non funziona l’incantesimo! Buonanotte!»
«Ok, buonanotte.»
Ma Leodor non si addormentò. Si girava e rigirava nel suo letto. Si alzava, si sedeva, si ristendeva, passeggiava su e giù per la stanza… Per ore e ore la notte andò avanti in questo modo, fino a quando, stremato e stanco si addormentò seduto sul davanzale della sua finestra.
Ma, ahimè, era già mattino, quasi ora di svegliarsi.
Rillith e Baulino, nonostante non avessero parlato con Leodor, avevano percepito il suo disagio ma, essendo una follettina e un elfo saggi, non potevano far perdere una giornata di studio ai nostri amici e non ritenevano necessario usare nuovamente la magia del tempo, avevano un pomeriggio intero da trascorrere con Leodor, Karin, Hea e Oscar.
Leodor di scatto si svegliò, nel suo sogno c’era Sacor. Questa era già la seconda volta che Leodor lo sognava, ecco dove aveva sentito quel nome!
Come ogni giorno, però, doveva andare a scuola.
Sperando che le ore passassero in fretta si lavò, si vestì e di corsa uscì di casa.
Karin e la mamma si guardarono ed esclamarono: «Mah!»
«Eh, eh, eh…» sorrise Karin, «aveva molta fretta di andare a scuola. Sai mamma, oggi nella sua classe fanno una gara di grammatica. Vado anche io, eh! Ciao, ciao!»
Così anche Karin decise di seguirlo e correndo si diresse dal suo fratellone.
«Ma fa freddo e piove» sussurrò la mamma tra sé…
“La mamma di Leodor, una signora sulla quarantina, con occhi neri, capelli corti e lisci sul castano, era una donna molto tranquilla anche lei abituata alle mille stranezze dei figli… Molto amica di Romì, mamma di Oscar e Hea. Si conoscevano dall’infanzia e anche loro di stranezze ne avevano fatte. Romì era qualche anno più grande di Hella, sui quarantacinque anni, alta, capelli ricci e rossicci, occhi castani.
Erano come sorelle, non si staccavano mai e avevano mantenuto questo legame anche ora; ore e ore a chiacchierare, serate passate insieme e tante cose da ricordare.
Forse anche per questo lasciavano i figli ai loro momenti di stravaganza, del resto c’era una fiducia reciproca nei figli sia dell’una che dell’altra.
I padri, anche loro amici sin da quando erano piccoli, anche se un po’ più severi, lasciavano ai figli la possibilità di fare le loro esperienze in quella isoletta. Per fortuna li consolava il fatto che avevano ottimi voti a scuola e che ogni tanto svolgevano qualche lavoretto in casa.”
Leodor aveva proprio una gran fretta, la sua sorellina non riusciva a stargli dietro, si fermò, tornò indietro e si diresse verso la scuola.
Leodor passò dal nascondiglio, Baulino e Rillith ancora non c’erano.
C’era ancora tempo prima che la campanella annunciasse l’entrata in classe, allora si sedette su una roccia…
«Questo Sacor non va via dalla mia mente. È tutto strano, il sogno di Oscar e quello mio. I nostri sogni di ieri avevano qualcosa di sospetto e io devo scoprire cosa. Erano legati da qualcosa ma non so ancora cosa. Io come al solito non ricordo mai tutto con lucidità, nomi, posti, eventi, ma Sacor…
Sacor lo ricordo bene, il suo volto, i suoi occhi blu, la sua espressione fredda ma sofferente allo stesso tempo. Ma perché Oscar lo ha nominato? Nel suo sogno non c’era… c’ero io, nel mio invece, c’era solo Sacor. Ah no! Sacor e io, sì io… Uffa! Non ci capisco niente. Sarà meglio andare, prima di fare tardi anche oggi… Forse ci sto dando troppa importanza ma anche io voglio raccontare il mio sogno a Rillith e Baulino, o meglio quel che ricordo del mio sogno di domenica.»
Le ore scolastiche per Leodor, quel giorno, sembravano interminabili, inoltre, a peggiorare la situazione ci pensarono tutte quelle interrogazioni andate male.
Domanda di storia: «Come si chiamano le epoche storiche giapponesi che vanno dal 710 al 794 e poi dal 794 al 1185? Leodor, rispondi tu…»
«Ehm sì, lo so… Sacor… Ma come mi viene in mente? Sacor nell’ora di storia, proprio con la professoressa che mi crede uno degli alunni più brillanti tra tutti. Che vergogna. Tutti ridevano, la professoressa fa cenno di sedermi e mi domanda:
“Sacor? Cos’è una nuova epoca che la cultura giapponese ha assimilato oltre a quella cinese? Ah, non lo sapevo! Grazie Leodor per questa tua importante informazione, poi mi dirai cosa ti è successo oggi ma non posso non metterti un brutto voto, mi dispiace piccolo Leodor.”
Poi da dietro una vocina timida: “Lo so io… allora il periodo Heijokyo dal 710 al 794 con lo spostamento della capitale a Heijokyo e il periodo Heian dal 794 al 1185 con lo spostamento della capitale a Heiankyo.” Era Shara, proprio lei. Non ha mai parlato in vita sua soprattutto alle interrogazioni e oggi invece sottolinea il mio errore… Per giunta la professoressa, soddisfatta, le mette anche dieci e sorridendo mi dice: “Leodor se hai bisogno di ripetizioni la nostra Shara sarà felice di aiutarti…”
Poi la giornata scolastica si conclude con una bella caduta nell’ora della professoressa Ota… tutti a ridere… Ah, ah, ah… rido anche io… tutta colpa di Sacor! Io avevo studiato, l’ora del gioco educativo tra noi la amo, in matematica sono il “Genio delle tecniche del calcolo”, così mi ha soprannominato il professore.
Oggi invece ho deluso tutti… Oh, grazie Sacor! Dopo aver raccontato una piccola bugia alla professoressa di storia, “ho avuto un po’ di febbre questo fine settimana e ho studiato poco”, anche se in realtà queste epoche dovrei conoscerle a memoria perché sono periodi che abbiamo studiato e ristudiato e considerando che non è una storia trapassata, visto che siamo nel 1498, la professoressa mi ha lasciato andare a casa senza, per fortuna, dare troppa importanza alla mia bugia o fare ulteriori domande… Fiù! Che bello, finalmente, il mio lettino.»
Hella, preoccupata, avendo saputo da Karin tutto quello che Leodor le aveva raccontato sulla sua giornata, andò nella stanza di Leodor ma vide che il suo piccolo dormiva e decise di non svegliarlo.
«Oggi pranziamo senza Leodor, dorme, sarà stanco!»
«Leodor stanco? Ma se è sempre di corsa, le sue pile non si scaricano mai. Non sta bene?» chiese il papà di Leodor.
Cristopher, un uomo alto e un po’ robusto, capelli cortissimi e lisci neri, una folta barba ben curata; dà l’aria di essere severo ma in realtà è buono, è solo giusto e pretende un ottimo comportamento da parte dei figli.
«Andrò a vedere, oggi che sono a casa per pranzo voglio tutti a tavola.»
Allora Cristopher andò da Leodor: «Piccolo, piccolo mio svegliati!»
«Papà, sono sveglio. Mi dispiace oggi vi ho deluso. Sei qui per rimproverarmi vero? Oggi non esco promesso… anche se ci tenevo particolarmente, sai Oscar, Hea… Vabbè prima che ti spazientisci di più vengo a pranzare.»
«Leodor! Ma ti senti bene?»
«Sì papà, sono solo stanco e frastornato.»
«Ora vieni a mangiare, alla punizione ci pensiamo dopo, al massimo dopo i compiti mi aiuti a pulire il giardino e poi sei libero.»
«Grazie papà…»
Finalmente tutti a tavola. Nessuno parlava di brutti voti o di cadute, tutto sembrava normale.
Nel frattempo, Oscar e Hea che avevano trascorso una mattinata tranquilla e avevano anche finito i compiti, si diressero da Baulino e Rillith.
«Ah finalmente! Ma dove eravate? Ieri volevamo stare con voi.»
«Siamo tornati nei nostri regni per controllare la situazione e salutare i nostri amici.»
«Leodor e Karin dove sono?»
«Non sono ancora arrivati» rispose Rillith rivolgendosi a Oscar.
«Leodor aveva fretta di parlarci. Ieri era strano. Molto strano.»
«Sì Oscar, abbiamo percepito il suo disagio ma non potevamo fare nulla. Oggi vi chiariremo le idee…» aggiunse Bulino.
«Chiarire riguardo a cosa?»
«Aspettiamo ancora un po’, tra un attimo dovrebbero arrivare Leodor e Karin.»
Nel frattempo, Rillith e Hea passeggiavano su e giù nel piccolo nascondiglio, parlando e ridendo.
Oscar parlando con Baulino, gli chiese del suo regno:
«Beh Baulino, come procedono le cose nel tuo regno?»
«Bene! Non ho fatto molto, i miei amici sono grandi lavoratori, mi hanno mostrato i loro lavori e in più mi hanno fatto una bella sorpresa.»
«Sarebbe?»
«Prevedendo il mio arrivo avevano invitato Luinè. La meravigliosa elfetta della luna. Ci conosciamo da quando avevamo cinque anni, stavamo sempre insieme. Poi i nostri compiti ci hanno portati lontani l’una dall’altro, non la vedevo da molti, moltissimi anni anzi millenni… Devo ammettere che è molto cambiata. Ha un carattere bellissimo, allegra e saggia… aspetto giovane come si addice a ogni elfo di qualsiasi età. Abbiamo trascorso l’intera giornata insieme, parlato del passato e fatto lunghe camminate. Il tempo nel nostro regno trascorre molto lentamente ma con lei è volato.»
«Ah sì! Eh Baulino! Dimmi, se è così saggia, brava e bella perché non viaggi con lei?»
Tutti si guardarono con aria esterrefatta.
Non avevano mai visto Rillith impuntarsi così tanto su qualche cosa. O meglio non l’avevano mai vista così: in viso era rossa, più rossa di una ciliegia.
«Ma Rillith! Che ti prende?»
«È questo che fai quando torni nel tuo regno? Passeggiare con la bella Luinè?»
«Io non ho detto che sia bella, anche se a pensarci bene… già, capelli ricci lunghi e argentati, occhi celesti con striature argento, alta quasi quanto me e magra, ieri poi aveva un non so che di speciale. Non la vedevo da anni, mi ha fatto molto piacere.»
«Oh Baulino sei insopportabile» concluse Rillith e con un battito d’ali sparì.
«Ma che le è preso?» esclamò, sbalordito, Baulino
«Baulino, forse si è ingelosita, Rillith è molto affezionata a te. Voi maschietti non le capite proprio le cose, eh!»
«Ma se non mi sopporta, mi rimprovera sempre e comunque Luinè è una mia amica. Anche Rillith avrà passato la giornata con i suoi amici e magari sola con qualche bel folletto…»
«Smettila Baulino, sei assurdo. Non sono stata sola con nessuno e poi non sono affatto gelosa.»
«Ah sarei io l’assurdo? Comunque, dove sei? Ti sento ma non ti vedo. Dai Rillith, ti sembra il modo di comportarti? Ora ci sono anche Leodor e Karin.»
«A me lo dici che non è modo di comportarsi?»
«Ah eccoti!»
«Mettiamo fine a questa discussione, ho altro a cui pensare.»
«Mah, non ti capisco!» concluse Baulino.
Poi Rillith si avvicinò a Oscar e imbronciata si sedette sul suo ginocchio.
«Allora Leodor, cosa volevi dirci?»
«Ehm, Rillith! Sono Oscar…»
«Uffa, ma lo so!» e volò verso Leodor.
Tutti sorrisero ma in silenzio.
Leodor iniziò a raccontare: «La notte tra sabato e domenica mattina anche io come Oscar ho sognato draghi e lotte. Non ricordo bene il sogno ma da quando ieri Oscar ha pronunciato il nome di “Sacor”, mentre tornavamo a Vuran Lã Elòhir[1], non ho più smesso di pensarci. Praticamente mi sono chiesto come faccia Oscar a conoscere questo Sacor dato che nel suo sogno non c’era o comunque noi non conosciamo nessun Sacor.»
«Ricordi qualcosa di più di Sacor?» intervenne Baulino.
«Posso per una volta occuparmi io dei nostri amici?» esclamò stizzita Rillith.
«Oh Rillith, dai!»
«Nessun “Oh Rillith, dai.”! Torna pure dalla tua piccola Luinè.»
«Ok, mi andrò a fare un giro.»
«Dai ragazzi, proprio oggi avete deciso di litigare? Se io non ho sognato Sacor e non ho mai sentito parlare di lui ma ho sentito pronunciare il suo nome, mentre Leodor lo ha sognato, non vi pare che ci sia qualcosa di strano? Dai Rillith, lascia che anche Baulino si occupi del caso come del resto è successo fino a oggi!»
«D’accordo Oscar, ma non voglio che mi rivolga la parola.»
«Sarà fatto! Sei acida e non voglio farmi del male.»
«E tu sei insopportabile… Allora, continua Leodor.»
«Nel mio sogno c’era Sacor, un nobile cavaliere, un umano, accompagnato da una creatura di cui non ricordo granché. Sacor indossava un’armatura verde acqua e aveva uno scudo e una lancia. Ricordo che nel momento che ha indossato l’armatura e ricevuto in dono lo scudo, quest’ultimo è stato chiamato “Scudo del Drago”.
Accanto a lui c’era un’altra persona, sempre un cavaliere. Forse ero io, non posso dirlo con sicurezza perché aveva il capo coperto da un elmo d’oro e indossava un’armatura straordinaria sempre in oro. Mi sembra che fossero in contrasto tra loro e il cavaliere Sacor ha colpito la maestosa creatura, ferendola a morte. L’altro cavaliere urlava e si disperava: “Perché Sacor? Eri il suo protetto, ci avevano promesso felicità eterna e tu li hai traditi, ci hai traditi e ingannati.”
Questo ricordo. Sacor aveva uno sguardo freddo e distaccato ma malinconico, come se costretto ad agire in quel modo ma contro la sua volontà… era triste. Potete aiutarmi a capire cosa c’entra tutto questo con Oscar, il nostro nascondiglio e chi ha chiamato Sacor ieri sera?»
«Allora ragazzi, vi porterò in un posto e vi spiegherò ogni cosa. Seguitemi…»
«Baulino non vieni?»
«No! Tanto c’è Rillith che tutto sa e tutto conosce. Io resto qui…»
«Oh! Bravo, resta pure, non abbiamo bisogno di te.»
«Menomale che siete saggi! Dai forza Baulino, seguici anche tu!» esclamò, sconsolato, Leodor.
«D’accordo Leodor, lo farò per voi!»
«E per chi altri avresti dovuto farlo? Tutto quello che fai di certo non lo fai per me!»
«Basta! Non voglio più che discutiate…» asserì Karin imbronciata e dispiaciuta.
Rillith e Baulino si zittirono e tutti insieme, finalmente, si incamminarono.
«Siamo arrivati.»
«Rillith, ma questa è Vuran Lã Elòhir!» esclamò Karin.
«Sì! Qui tutto ha inizio, o meglio, fine!»
«Fine di che?» domandarono Oscar e Leodor.
«I sogni di Oscar e Leodor sono molto vicini tra loro… Il potente Bestor è esistito davvero e Sacor era il suo protetto. Bestor negli anni aveva imparato a fidarsi di lui. Sacor fu nominato cavaliere e insieme a lui c’era una meravigliosa fanciulla, Shila. Quest’ultima era stata cresciuta dalla Draghessa d’oro Matgar che la prese in custodia quando ancora era in fasce… un giorno parleremo anche di questo. È lei che hai sognato al fianco di Sacor. Leodor, non eri tu…»
«Mamma che confusione…»
«Draghi, regni e cavalieri… chi avrebbe immaginato tutto questo!» esclamarono Oscar e Leodor esterrefatti.
«Il regno di Bestor si trovava ad Ailar, come ha sognato Oscar. Bestor aveva un figlio, North, amato da Atma. Sacor, benché il prescelto di Bestor, non aveva un cuore puro al cento per cento, sapeva fingere bene, bastò il semplice sguardo di North per capirlo. Bestor per quanto saggio aveva troppa fiducia in tutti.
North bramava il Cristallo di Luce, negatogli da Matgar affinché potesse vivere con Atma. Sacor di nascosto fece sì che North potesse ottenerlo. In fondo era spinto da un irrefrenabile desiderio di potere e felicità eterni, proprio come North. Nessuno ancora sapeva che Sacor e North stavano tradendo tutti.
Una tragica notte Shila scoprì tutto e, benché amasse Sacor, non riuscì a tradire Bestor e chi le aveva dato la possibilità di vivere. Corse da Bestor, il quale, dopo aver provato più volte a persuadere Sacor, decise di cacciarlo. Sacor allora si diresse a Nyra, potente regno dei Draghi D’Oro, portando Shila con sé contro la sua volontà.
Shila però non aveva scelta, doveva seguirlo a causa di un ricatto. Infatti se non lo avesse seguito avrebbe distrutto Nyra o almeno così ci è stato raccontato e tramandato dai nostri avi. Inoltre se Matgar non avesse dato a Sacor riparo, lui avrebbe ucciso Shila. Nel frattempo tra North e Bestor iniziò una dolorosa battaglia.
North distrusse Ailar e volò verso Hilo, terra dei draghi verdi, dove c’era la famiglia di Atma o meglio, il padre di Atma e altri draghi della loro razza. Atma aveva perso la madre quando era ancora piccola.»
Tutti ascoltavano Rillith in silenzio, non riuscivano a credere a quanti segreti potesse avere il mondo… regni e altri esseri viventi… vissuti chissà quanti secoli e millenni prima di loro e oggi riapparsi nei loro sogni con gli stessi sguardi e paure, con le stesse emozioni.
«Purtroppo North era crudele e più il suo cuore si riempiva di cattiveria più cresceva in lui questo desiderio di potere e distruzione» continuò Baulino.
«Perché North è cresciuto così aggressivo? Eppure Atma lo amava, Bestor era un padre perfetto…»
«Piccolo Oscar, North ha sempre desiderato il Cristallo di Luce, ha sempre desiderato il potere eterno, quando tutto questo gli è stato negato ha accettato la situazione per poco tempo, poi tutto gli è sfuggito di mano. Amava Atma ma bramava il comando su tutto e tutti, era accecato dalla sete di potere e forse desiderava tutto questo anche per Atma… ma questo lo portò alla devastazione, allo sterminio totale.
Distrusse Hilo, Tarà e altri regni, rase al suolo definitivamente anche Nyra. Lì trovò solo Bestor e Sacor. Suo padre, arrivato prima di lui, riuscì a mettere tutti in guardia facendoli fuggire e fuggì anche Shila, col tempo divenuta Cavaliere dei Draghi d’Oro.
Bestor, per quanto saggio potesse essere, purtroppo, si fece un’altra volta intenerire dallo sguardo di Sacor: i suoi occhi blu erano così profondi e penetranti da raggiungere nel profondo l’animo di Bestor fino a pietrificarlo.
Bestor gli ordinò di mettersi al riparo, di fuggire, di raggiungere la sua amata per farsi perdonare. Iniziò così la battaglia estenuante tra Bestor e North. Bestor, per paura che il Cristallo di Luce potesse creare una catastrofe, non sferrava colpi tremendi e questo lo portò a indebolirsi. Sacor, che era ancora lì, pensò di sottrarlo a North. Bestor fu libero di iniziare la sua battaglia.
Vedete questo è quello che è rimasto di Nyra, una roccia nella quale, come un fossile, è incastonato un frammento del Cristallo di Luce. In quel frammento c’è tutta una vita, una storia gloriosa. Il Cristallo conteneva effettivamente il fulmine del potente Bestor.
La storia narra che il potente drago non sia riuscito a sconfiggere il figlio North, perché, nonostante avesse riposto nuovamente fiducia in Sacor, lui lo tradì una seconda volta. Sacor lanciò il Cristallo mentre era su North e insieme a lui si allontanò da Nyra.»
«Che fine hanno fatto North, Sacor…» incuriosita chiese Hea.
«E Shila? Matgar? Eh Rillith? Qual è stato il destino di tutti gli altri?»
«Queste sono storie che pian piano scoprirete. Non possiamo trattenerci a lungo in questo posto e le motivazioni le conoscete… sarebbe un bel problema se qualcuno ci vedesse!»
«D’accordo. L’importante è che vi ricordiate di raccontarci al più presto tutto questo…» esclamò Oscar.
«Allora, dicevamo!» riprese Rillith, «Di Nyra non è rimasto più nulla. Il Cristallo, dopo il lancio, si distrusse provocando la fine di cinque regni, oltre a Nyra stessa. Con gli anni il fulmine si spense, il Cristallo andò perduto e una volta ritrovato ormai era in pezzi.»
«Chi ha custodito il frammento?» domandò, incuriosito, Leodor.
«Elfi e Folletti esistono sin dagli albori dei tempi e loro si sono prodigati affinché questo piccolo pezzo di Cristallo potesse vivere nei millenni…» poi Baulino continuò «solo questo frammento rimasto incastonato in questa pietra di Lemuria fa ricordare quale sia stato il passato di questa isoletta ormai dimenticata. Il frammento fu ritrovato da Shila. Di Bestor non rimasero che le ceneri e fu Shila a scrivere su questa roccia la famosa frase, anche se con il tempo si è cancellata, prima recitava:
“SPERO CHE I MONDI, I REGNI, LE CREATURE CHE VERRANNO DOPO NYRA POSSANO REGNARE SERENI IN ETERNO.
CON AMORE SHILA, ATMA E BESTOR.”
Chi è venuto dopo ha cambiato man mano le parti cancellate fino alla scritta recente.
Il nome del parco dove si celebra la festa in onore di Lemuria è antichissimo e significa “Fulmine”.
Gli fu dato da Shila, in più la scritta era in elfico ma poi si pensò di trascriverla nella vostra lingua altrimenti non si sarebbe capita… fu Leròn, elfo dei Boschi, a trascriverla.
Se non ricordo male in lingua antica recitava:
“Galdor Vénenár, Nęss, Ķatűr falirin p’ő Nyra, maglor tasardur fingon.
Celebrindal Shila, Atma ëlǒ Bestor”.»
Tutti erano sbalorditi non credevano ai loro occhi e alle loro orecchie.
«E Shila? Shila cos’ha fatto dopo? Dov’è andata, con chi ha vissuto?» domandò Hea.
«Anche questo lo scopriremo più avanti» asserì Rillith.
«Lemuria? Nyra? Che fine ha fatto Atma? I draghi d’oro e la razza verde?» chiese, ulteriormente, Leodor.
«Ma com’è possibile che io sia riuscito a sognare qualcosa di cui non ho mai sentito parlare?» intervenne Oscar.
«Di tutto questo ne parleremo un’altra volta è già tardi, piccoli miei. Posso solo accennarvi che Lemuria è la Nyra di tanti millenni fa. Atma ha continuato la sua vita con Shila ma di loro se ne persero le tracce, nessuno seppe più nulla di loro… Shila chiese il permesso alla potente draghessa d’Oro di vegliare su Atma, rimasta ormai sola. Aveva perso anche il padre e tutti i suoi compagni. La razza dei draghi verdi venne annientata e sconfitta. Ora Baulino, rispondi a Oscar…»
«Bé Oscar! I sogni a volte non vengono soli. Il saggio Bestor del resto continua a vivere attraverso Lemuria e forse ha scelto te per essere ricordato. Ieri era un giorno di festa. Da oltre ottocento millenni si festeggia la ricostruzione di Lemuria, un tempo Nyra. Nessuno sa sul serio quale sia stata la verità. Solo in pochi e, di certo, un fatto così tragico non viene raccontato ai ragazzini.
Voi siete speciali, forse Sacor ha voluto redimersi e ha scelto Leodor per arrivare a Bestor e Bestor ha scelto te affinché il suo animo potesse essere liberato… tu sei puro di cuore. Un giorno affronteremo un viaggio unico nel suo genere dove potrete scoprire, conoscere e vedere molto più che una semplice pietra.»
«Scusa Baulino! Io non sarei puro allora?» lo interruppe Leodor.
«Oh, certo piccolo Leodor. Infatti Sacor ti ha scelto per farti arrivare dove giace Bestor. Sei sicuro che non ricordi altro del sogno? Una frase?»
«Devo pensarci, Baulino, un attimo!»
«E comunque il potente Bestor non lascia intravedere le sue intenzioni neanche a me e neanche a quel testone di Baulino» esclamò Rillith con voce stanca.
«Allora Leodor?»
«No! Nulla Baulino, sei sicuro che sono buono?»
«Oh ma certo, altrimenti non staresti qui con noi…»
Tutti sorrisero…
«Quanto sei tenero fratellone!»
«E dai Karin! Non darmi tutti questi bacetti… mi imbarazzi.»
«Ora è il momento di andare.»
«Sì, d’accordo! Baulino, io e Leodor vorremmo restare un attimo soli qui, vicino a questa roccia, vicino a Bestor.»
«Ok! Io vi aspetto qui, mentre Rillith accompagna le vostre sorelline.»
«D’accordo!» esclamarono Oscar e Leodor.
«Ah Baulino! Io ritorno alle mie cascate dopo aver accompagnato Karin e Hea. Buona notte!»
«Va bene Rillith! Io faccio un salto sulla luna…»
«Sei insopportabile, tremendo. Addio!»
«Rillith!»
«Cosa vuoi ancora?»
«Mi piace farti innervosire, sei più carina» e le strizzò l’occhio mentre lei sorridendo, senza farsi vedere, si allontanava.
Nel frattempo, Oscar e Leodor erano fermi vicino alla roccia che ricordava Bestor: «Leodor avresti mai pensato che la piccola Lemuria avesse così tanto da nascondere?»
«No Oscar! E pensare che ci annoiavamo…»
«Sono felice di aver condiviso i miei sogni con voi. Se non lo avessi fatto non avremmo mai incontrato Baulino e la dolce Rillith e non avremmo mai scoperto tutte queste cose!»
«Esatto!»
«Salutiamo Bestor e promettiamogli che non lo tradiremo mai.»
Ponendo le loro mani sulla pietra pronunciarono queste parole: «Io, Oscar, posso sentire la tua forza, bontà e saggezza. Per me sarai sempre vivo.»
«Io, Leodor, non ti abbandonerò mai e se Sacor mi riverrà in sogno gli farò capire l’enorme sbaglio che ha commesso nel tradire te, Shila e quanti credevano in lui…»
Poi raggiunsero Baulino e con lui si diressero verso le loro case.
Erano millenni che nessuno ricordava Bestor.
Il suo spirito finalmente era libero. Purtroppo lotte e guerre inutili ancora lo tormentavano soprattutto da quando a Lemuria si introdussero alcune razze di Drago.
Ora, invece, aveva trovato la pace che cercava.
[1]Vuran Lã Elòhir: Villa di Cristallo.
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di Annalisa Vozza
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