Valentino Eugeni
Amabile narratore del fantastico.
La prima volta che ho usato la definizione di “amabile narratore del fantastico” gli astanti hanno storto il naso e fatto smorfie di dubbio e perplessità.
E’ per questo motivo che l’ho mantenuto: mi piace farmi guardare di sottecchi con la faccia di chi si domanda se sono davvero pazzo o se sto cercando di darmi un tono. La risposta è facile: non lo saprete mai.
Sono un eclettico studioso del tutto, dall’astrofisica alla demonologia medievale, perché cerco sempre quello che non si vede ma si sente.
Forse ero un bambino triste e solo, forse solo un bambino, ma ho da sempre la capacità di scoprire dettagli, di capire la gente, di intravedere nel crepuscolo la meraviglia che si cela anche dietro una tenda di plastica da due soldi.
Forse sono in caccia di fantastico ed è per quello che mi piace raccontare. Raccontare porta lontano, e raccontare della scintilla di meraviglia che si nasconde tra le pieghe della realtà è un veicolo potente per ogni sorta di messaggio.
Forse sono un messaggero di altri mondi, di altre possibilità, di nuove storie, di molte personalità.
Mi piace scrivere di fatti che “realmente” accadono nella mia fantasia. E dato che io li vedo, voglio che li possano vedere tutti. La scrittura è un’incudine attraverso la quale tento e ritento di innovare il genere del fantastico, martellandola col maglio della mia ostinazione.
Mi hanno affibbiato l’etichetta di “Scrittore Urban Fantasy”. Mi va stretta, non lo nego, ma quale definizione non lo sarebbe?
Per me l’immaginazione è preghiera e la narrazione un mantra attraverso il quale raggiungere una superiore percezione delle cose. Ho appena detto una verità e una menzogna: scrivere è anche divertimento ed evasione, e l’immaginazione è l’amaca sulla quale far riposare una mente stressata.
Ho letto molto, leggo molto, e leggo moltissimo fantasy e ne rimango spesso deluso: cliché, stampini, storie trite e ritrite, è per questo che sono un po’ perfezionista per quanto riguarda trame e personaggi.
Sono stanco degli eroi, sono stanco delle damigelle in pericolo, e stanco anche delle eroine in costume da bagno che tanto sono care all’immaginario collettivo dei quarantenni giocatori di Dungeons&Dragons. (Sono un giocatore di ruolo dall’85, quindi mi posso permettere un po’ di sarcasmo!)
Innovare il genere, creare il mio genere, il fantastico nel quotidiano, il gotico e il surreale nella tazzina di caffè e fantasmi nei corridoi degli uffici statali, questa è casa mia. Se vuoi puoi camminare con me.
Non mi interessa molto la fama e il soldo, mi interessano i lettori, i loro pareri, i loro insulti, ecco perché tante mie opere sono sparse nel web. Coltivo anche la perversione dei racconti brevi, spauracchio dell’editoria italiana, ma sono fatto così.
Il mio eroe personale? Salvador Dalì. Il mio autore preferito? Isaac Asimov. Il romanzo che ho letto e riletto? Il pendolo di Foucault. Il luogo che vorrei visitare da solo? La Scarzuola. L’uomo che vorrei essere? Yodorosky. Sogni nel cassetto? Trovare un artista pazzo che voglia realizzare un fumetto con me.
Per tutto il resto ho un blog personale, usalo a tuo rischio e pericolo: www.valentinoeugeni.it
Elenco delle opere di Valentino Eugeni in questo blog:
Riflessi di nulla
Tagliente. Lassù in alto, sotto un nero di velluto sporco, le guance arrossate, irritate dal vento gelido che puzzava di fumo. Luci e nastri di finto argento. Per questo lo abbiamo fatto? Registrazioni, finzioni di musica e canti. Per questo
E Parthan ci lasciò vivere…
I latrati del cane erano alti e strazianti. Echeggiavano tra le pareti nere della Torre e le impregnavano di disperazione. Il maestro aveva condotto i due allievi in una stanza nei sotterranei: pochi mobili scuri, nessuna finestra sul cielo senza
Discepoli dell’ira
“Non esiste la Luce. Dentro di noi, dentro al nostro corpo, è buio.” Voi non lo conoscete come lo conosco io, sorelle. Voi ne avete solo sentito parlare, udendo il riverbero delle sue gesta nell’ombra, ma io che ho vissuto insieme a lui in quei
Col sale grosso
“In piedi, entra la corte.” L'usciere in livrea cachi, aprì le grandi porte color noce; l'aula era in sommesso fermento, e tutti si alzarono. Il giudice dalla toga nera, da sotto i suoi occhiali di tartaruga, diede una scorsa agli atti e intonò:
La lunga marcia senza stivali
Marcél ansimava forte, il maglione logoro che indossava si gonfiava e sgonfiava scompostamente al ritmo dei suoi respiri irregolari. I capelli gli si erano appiccicati alla fronte per la sporcizia e il sudore; gli occhi, cerchiati di occhiaie,
Perché così va il mondo
Dieci. E’ reale! Io l’ho vista e non posso più smettere di guardarla. Non è un sogno, non è allucinazione: la Moltitudine gorgogliante, la nube nera, il pozzo di oscura carne, di adipe della terra. Nove. E’ solo fantasia. Sì! Benevola,
Fanny
Fanny Sedeva su un muretto, non saprei dire da quanto tempo, e osservava sconsolata l’andirivieni indifferente dei passanti. Una donna alta, quarantuno anni, capelli corti di un indefinito biondo cenere. Minacciava pioggia, lei indossava dei
Un po’ come morire
Un po’ come morire “The pomegranate tango” Three Weird Sisters Era ottobre e faceva caldo. Finito il solito giro di riscossioni, io e Bretella ce ne andiamo al bar. E’ una di quelle serate in cui anche questo schifo di città sembra
Valentino Eugeni
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