Skara, L’Urlo Barbarico
Che cos’è L’urlo barbarico?
Quella che (presto) terrete tra le mani, è la storia di un fallimento: vale a dire che l’obiettivo dell’opera si esaurisce nello stesso tentativo di esistere. Credo anzi, che questa sia la condizione comune per ognuno di noi: se potessimo ricordare cosa provavamo quando eravamo meno che feti, la sensazione principale sarebbe quella del fallimento.
La triste storia dell’io ci aspetta, da qualche parte e con essa, il desiderio di affermazione contro l’altro: un nemico mortale.
L’urlo barbarico è un’antologia poetica, ma sarebbe meglio definirla come una raccolta di raccolte: otto autori, otto collezioni, una strada uguale mano nella mano. E non a caso parliamo di una strada e di un urlo – siamo stati costretti a rivolgerci all’America, a una particolare forma di eredità culturale. Sentivamo che bisognasse tornare indietro dall’ultima grande avanguardia del continente, così indietro fino a ricongiungerci con la poesia degli albori: «Io urlo il mio barbarico YAWP / che risuona sopra i tetti del mondo» disse molti, molti anni prima Walt Whitman.
E tuttavia, o forse proprio per questo sentore di universalità, abbiamo cercato di spersonalizzarci, di liberarci dall’idea malsana della figura dell’autore. La prima raccolta si apre con un nome, Iuri Lombardi, poeta fiorentino di una generazione precedente la nostra che ci lascia una staffetta importante – tocca a voi, pareva dirci.
Ecco quindi una carrellata di falsi-nomi che nascondono l’identità di ciascuno di noi: pseudonimi, uno dopo l’altro. Ma alla fine, quando a tutti sembrava di avercela fatta (e con noi, il lettore), l’ultima raccolta si apre di nuovo con un nome reale: Alfonso Canale.
Ci eravamo illusi, avevamo sbagliato tutto: tornavamo a esistere. Ma forse, era giusto così – ogni costruzione necessita prima di una pars detruens: avevamo la sciocca idea di essere come i barbari che mettevano fine all’impero romano.
Elenco delle opere di Skara in questo blog:
Dopo
Poesia tratta dall’antologia poetica “L’urlo barbarico” ed. Le mezzelane, 2017 Dopo Sempreverde era vivere poi divenne vuoto e stretto. Oggi anelo i fuochi di me stessa o i postulati di una leggerezza precisa. Ora ingorghi di domande
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.