Il sonetto
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Il sonetto
Si tratta dell’eredità più duratura della Scuola siciliana.
Stando alla tradizione provenzale originaria il nome “sonet”, piccolo suono, indica un breve componimento dotato di un accompagnamento musicale.
I poeti siciliani ne fanno largo uso insieme alla canzone; se questa veniva scelta per argomenti più elevati e complessi, il sonetto invece era impiegato in contesti meno solenni, per lo scambio di impressioni e battute tra i poeti.
Questo tipo di componimento, tuttavia, restava aperto a temi di varia natura: amorosi, morali, politici, artistici e polemici.
Il sonetto è il componimento più usato nella lirica fino al ‘500 non solo in Italia. Dopo aver eletto a modello il Canzoniere di Francesco Petrarca, i lirici spagnoli, francesi e inglesi lo adottarono come forma metrica d’eccellenza.
La struttura:
Originariamente la struttura era composta da una prima parte con 8 endecasillabi con rime alternate ABABABAB e da una seconda parte con 6 endecasillabi rimati secondo l’ordine CDECDE o CDCDCD.
Lo schema venne modificato ben presto.
Verso la fine del XIII secolo, nella prima parte prevalse la forma a rime incrociate ABBA ABBA e nelle terzine si manifestò una maggiore libertà con schemi come CDC CDC, CDD DCC, CDD CDD, CDE ECD, CDE CDE (preferito da F. Petrarca), CDE DEC e il più raro CDE EDC.
L’intera struttura metrica subì varie sperimentazioni dando origine a forme disparate, tra le quali il sonetto caudato (dove dopo le terzine si aggiungevano uno o due endecasillabi, o di un settenario e due endecasillabi). Nella poesia giocosa cinquecentesca prenderà piede la sonettessa, dove il segmento della coda sarà replicato due volte.
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