Henry Beyle/ Stendhal

Henry Beyle/ Stendhal

Prendere alloggio da Dufur, in piazza Castello (la camera 30 o 47), pranzare secondo la lista. Soprattutto vale la pena di passeggiare lungo la via Po fino al ponte costruito da Napoleone su questo fiume.

Se le gambe sono buone, si può andare fino a Superga, il Saint-Denis di Casa Savoia; la chiesa non è un gran che, ma la vista è superba.

A Torino sono d’obbligo da 5 a 6 chiese, specialmente quella che ha un’insolita cupola; se il Re è assente, si vedono i quadri pagando 1,50.

Si potrebbe andare a Genova con la diligenza, ma è molto meglio prendere un vetturino, c’è il vantaggio di vedere da vicino 4 o 5 italiani e di conoscerli più a fondo di quanto non si farebbe con cinquanta visite.

Con 10, 11 franchi al giorno, il vetturino vi fa fare 30 miglia d’Italia (10 leghe comuni di Francia). Egli paga la cena e la camera, e al momento di ripartire si dànno 30 centesimi al cameriere. In tale occasione quasi tutti gli italiani non pranzano e a mezzogiorno si accontentano di un caffè.

Il vetturino parte alle cinque di mattino, si ferma da mezzogiorno alle tre e fa di tutto per arrivare al tramonto: proprio in questo momento, che chiamano l’Ave Maria, o a mezzanotte i ladri si danno da fare. Durante io viaggio la scelta dell’albergo spetta al vetturino.

A Genova bisogna andare alla pensione Svizzera, vicino ai Banchi (la Borsa ha questo nome), bisogna chiedere la camera 26 al quarto piano, dalla quale si vedono il porto e la montagna. Bisogna dire: “Mi dia la camera che un russo ha occupato per 22 mesi”. Costa un franco, un franco e venticinque il giorno. Di fronte c’è un ristorante dove si può mangiare scegliendo dalla lista.

Portare la lettera alla signora Mojon, in contrada Balbi; è questo uno dei tre nomi dell’unica grande via, che è anche la più bella d’Italia.

Si prende un ragazzino, gli si dànno 4 soldi e vi guida al porto e alla chiesa Carignano; è anche una delle più belle vedute d’Italia: il mare e la costa fino a Savona.

Tornando indietro si vedono la cattedrale e il famoso quadro di Giulio Romano.

Vedere l’ospedale o Albergo dei poveri: bassorilievo attribuito a Michelangelo; vedere il palazzo del Re; quattro collezioni di quadri in palazzi della via principale; vedere la sala di ricevimento Serra che costò un milione ottanta anni fa; vedere la passeggiata d’Acqua Sola.

Di domenica, come in tutte le città d’Italia, c’è la messa elegante e poi passeggiata da 1 a 3 ore nella strada principale. La sera verso l’ora del tramonto passeggiata all’Acqua Sola.

Per 36 franchi e in tre giorni e mezzo il vetturino porterà a Livorno. Se la Magra è in piena, attenti a non affogare: si prende una barca, si traghetta d’un quarto di lega marina, si arriva sull’altra sponda; questa è la strada più bella d’Italia. Più lentamente si va, meglio è.

… A Firenze prendere alloggio dalla signora Imbert, baccano di un grande albergo, 25 camerieri, disordine, la camera costa 30 crazie.

Cenare al San Luigi Gonzaga o al Leona Bianco, in via della Vigna; c’è un Bacco dipinto in fondo al corridoio: è una copia del famoso Bacco di Michelangelo. Si cena molto bene per 25 crazie. Alle 5 si mangia ottimamente dalla signora Imbert, ma si spendono 5 paoli e si incontrano 30 Inglesi.

Bisogna soprattutto cercare di cenare con Italiani, non bisogna trascurare nessuna occasione per conoscere il carattere di questo popolo che da qualche anno in qua è diventato ancora più diffidente.

Henry Beyle/ Stendhal “Viaggio Italiano (1828)”

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