François René De Chateaubriand – i gondolieri

Friedrich Nerly (Nehrlich) – Gondoliere vor Venedig

I GONDOLIERI

Il buon umore non abbandona mai i gondolieri, questi figli di Nereo vestiti di sole e nutriti dal mare. Non sono pigri e fannulloni come i lazzaroni napoletani: sempre in movimento, sono dei veri marinai; non hanno navi né lavoro ma sarebbero ancora capaci di dominare il commercio sui mari e di vincere a Lepanto, se i tempi della libertà e della gloria di Venezia non fossero tramontati.

Arrivano alle gondole, attraccate ai pali con la prua a secco, alle sei del mattino; e subito cominciano a grattare e lavare le loro barchette ai traghetti come i dragoni strigliano, spazzolano e ripassano con la spugna i cavalli.

L’ombroso cavallo marino si agita, inquieto, mentre il cavaliere raccoglie l’acqua con un mastelletto e ne asperge i fianchi e l’interno della navicella. Ripete più volte l’operazione, badando ad allontanare l’acqua dalla superficie e a tuffare il mastello sul fondo, dove è più pura.

Poi strofina i remi, lucida gli ottoni e lustra i vetri del nero castelletto; sprimaccia i cuscini, sbatte i tappeti, forbisce il ferro tagliente della prua. E intanto rivolge battute scherzose e frasi affettuose, nel gentile dialetto veneziano, alla gondola, riottosa o docile.

Finita la pulizia della gondola, il gondoliere passa a quella personale: si pettina, spazzola l’abito e il berretto azzurro, rosso o grigio; si lava il viso, i piedi e le mani.

La moglie, o la figlia, o l’amante gli portano da mangiare in una gamella: un misto di legumi, pane e carne. Fatta colazione, i gondolieri aspettano, cantando, che arrivi la fortuna: ce l’hanno davanti agli occhi, con un piede per aria e la sciarpa al vento, che fa da banderuola in cima alla Dogana.

Appena dà il segnale, il gondoliere prescelto parte, in piedi sulla poppa, come Achille o come il cavaliere del circo Franconi, in piedi sulla groppa del destriero lanciato al galoppo…