Flavio Carlini
Nota biografica
Flavio Carlini è scrittore, sceneggiatore e video-maker, laureato in Filosofia Politica con una tesi sul multiculturalismo.
Ha collaborato con diverse riviste e web-magazines in qualità di redattore e ha curato diverse sceneggiature per corti, reportage e documentari.
È stato cofondatore e collaboratore della web-magazine b-Hop nel 2014.
Ha esordito come scrittore nel 2008 con Le cronache del Quartiere (Aletti Editore). Nel 2009 pubblica il romanzo Downtown (Casini Editore).
Ha partecipato a diverse iniziative di reading pubblici a Roma ed è stato vincitore di due edizioni del contest letterario Premio Selvaggia.
Cofondatore del progetto Edizioni Haiku nel 2010 con Valerio Carbone, ha pubblicato con la stessa casa editrice La corte dei miracoli (2010) – edizione rivista e ampliata de Le cronache del Quartiere, tradotto e distribuito poi anche in francese e spagnolo – Lode a Mishima e a Majakovskij (2011) e il saggio Un duro lavoro (2016).
Il suo ultimo lavoro è il romanzo Venti giornate al rogo (2017), pubblicato per Letteratura Alternativa Edizioni.
INTERVISTA PER APPUNTI DI VITA
– Come si avvicina Flavio Carlini alla scrittura?
La letteratura è qualcosa che mi ha sempre colpito profondamente, mi ricordo di aver letto Agatha Christie, Edgar Allan Poe e addirittura J. W. Goethe in età in cui non avevo la minima idea di cosa stessi leggendo (né il minimo strumento per capirlo). Eppure nonostante l’incapacità di comprendere pienamente quanto leggessi ne restavo affascinato. Quando da piccolo un mio zio mi regalò la sua lettera 32 possiamo dire che segnò definitivamente la mia direzione in termini di creatività.
– Quanto tempo dedichi ogni giorno alla scrittura?
Non sono particolarmente continuo, tendo a ragionare per progetti e quindi dedicare lunghe sessioni alla scrittura quando sto lavorando a uno specifico progetto. Per scrivere comunque è necessario leggere molto e a quello dedico circa tre ore quotidianamente.
– Autopubblicazione o casa editrice? Quali strade hai scelto e cosa consiglieresti ai nuovi autori?
Sono entrambe strade con pro e contro, ma onestamente sconsiglierei l’autopubblicazione ai nuovi autori di narrativa. Rincorrere le case editrici può essere frustrante soprattutto all’inizio, inoltre è facile incappare in fregature, ma nulla che abbia un valore è esente da difficoltà.
Nessuno nasce autore e come per ogni altra attività se la si vuole svolgere seriamente bisogna affidarsi a professionisti che sappiano guidarci e aiutarci a diventare realmente autori. Il confronto con persone più esperte, capaci di esercitare uno sguardo critico sull’opera, l’editing professionale, l’indirizzamento professionale, sono tutti strumenti fondamentali per la nostra crescita.
– Se dovessi riassumere in tre parole il tuo ultimo romanzo, quali sarebbero?
Inadeguatezza, margine, redenzione
– Di cosa parla il romanzo? Senza spoiler, puoi dirci qualcosa?
“Venti giornate al rogo” in breve: Jan Novak vende poesie da due soldi ai turisti sul Ponte Carlo a Praga. La sua esistenza si consuma trascinata tra espedienti, svogliate avventure occasionali e punitivi sogni ricorrenti. Un libro di successo scritto quasi per scommessa dirotta il destino di Jan in una direzione che sembra offrirgli la chance di trovare il suo posto nel mondo, contro un insuperabile nichilismo e un senso di inadeguatezza cosmico.
Prendere coscienza della piccolezza delle proprie miserie, però, non può che accendere un certo desiderio di redenzione, incurante delle conseguenze. La storia fa da cornice ai racconti scritti dal protagonista durante la vicenda, attraverso disparati generi e stili (dal thriller alla fantascienza, dalla commedia all’horror), offrendo al lettore un’esperienza estremamente eterogenea.
I riflettori sono puntati costantemente su temi quali: la nostalgia, il perdono, l’utopia, l’ossessione; dirigendo lo sguardo di chi legge verso molteplici prospettive, invitandolo a una visione approfondita delle motivazioni esistenziali che muovono i passi di ciascuno nel mondo, evitando i facili giudizi, perché anche il fallimento prevede i suoi eroi.
– Da dove nasce l’idea di questo romanzo?
Le ispirazioni sono davvero molte, certamente le influenze della beat generation in un romanzo del genere sono evidenti, ma buona parte vengono dai miei viaggi e da vari incontri e situazioni che ho visto in giro per l’Europa. Forse anche per questo il romanzo e i racconti in esso contenuti hanno un respiro fortemente internazionale.
– C’è un messaggio per i lettori alla base del romanzo?
Ce ne sono diversi, ma se volessi riassumerli in una breve frase mi verrebbe da dire “l’innocenza non esiste, ma un qualche tipo di redenzione è sempre possibile”.
– Di solito la tua scrittura nasce prima da un’idea di base, un personaggio, un incipit…? Da cosa muovi quando inizi un nuovo romanzo o racconto?
Nasce da un’idea di base che può essere un personaggio particolare o una tematica che voglio trattare, o anche semplicemente una storia da voler raccontare.
Cerco anzitutto di capire qual è il modo migliore di comunicare la vicenda, studiando quale genere o tecnica possa risultare più efficace, dopodiché elaboro un progetto e una scaletta di massima che tenga conto di eventuali scadenze concordate. Mi rendo conto che detto così possa suonare poco poetico ma non credo molto nella “scrittura di getto che ti porta dove vuole lei”. O almeno non è un metodo che funziona per me.
– Quali sono gli altri titoli di Flavio Carlini che i lettori possono trovare in libreria o online?
Oltre a “Venti giornate al rogo” è da poco disponibile la nuova edizione de “La corte dei miracoli”, una crime-story basata su un intreccio di racconti, pubblicata anche in lingua inglese e francese. Altri titoli sono “Lode a Mishima e Majakovskij”, raccolta di racconti scritta a quattro mani con Valerio Carbone; il romanzo “Downtown”, un piccolo excursus nel mondo della vita da strada; infine c’è il mio piccolo manuale “Un duro lavoro”, dove espongo alcune ricerche su varie tecniche di scrittura creativa.
Elenco delle opere di Flavio Carlini in questo blog:
L'armonica
Joe suonava l’armonica a Leicester Square, in pieno centro, tra i ballerini di break dance da strada e i fast food pieni di turisti. Non so se avesse un altro mestiere, lo vedevo solamente lì, almeno due volte a settimana a soffiare e aspirare
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Flavio Carlini
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