Ciò che la Bibbia non dice – 1di3

CIÒ CHE LA BIBBIA NON DICE

AI PRIMORDI DELLA MITOLOGIA EBRAICA[1]

 

La creazione del mondo così come viene raccontata nella ‘Genesi’ costituisce una testimonianza dal valore incommensurabile sotto il profilo poetico e letterario, oltre che religioso.

Pochi sanno, tuttavia, che il testo pervenuto al lettore di oggi è il frutto di una evoluzione millenaria in cui sono confluite tradizioni diverse.

In una di esse, il nome del dio creatore viene denominato Yahweh, mentre in altri testi all’unica divinità viene dato il nome di Elohim.

L’anonimo compilatore dei testi biblici (forse il gran sacerdote Esdra, ma non è escluso che più mani abbiano contribuito alla stesura finale) ha cercato di conciliare tutte le varie tradizioni in un testo coerente, non senza farsi sfuggire qualche “sbavatura”. [2]

Esistono tuttavia versioni ancora più antiche, non confluite nel testo ufficiale, sulla creazione del mondo che denotano un legame evidente tra la religione ebraica e la tradizione babilonese, ugarica e cananea, nonché con i miti egiziani.

E’ peraltro verosimile che, durante il periodo in cui gli Ebrei vissero in Egitto in una condizione servile, essi siano venuti in contatto con quella comunità egiziana che, fedele agli insegnamenti del faraone Amenophis IV (altrimenti noto come Akhenaton), riconosceva come unico dio Aton, il disco del Sole, e abbiano consolidato il proprio monoteismo.

Secondo alcune interpretazioni, infatti, proprio in Egitto la religione degli Ebrei sarebbe passata dal “monolatrismo” (la prevalenza del culto di un dio sugli altri), al “monoteismo” vero e proprio, vale a dire la religione dell’unico Dio. [3]

Non è escluso neppure che alcuni Egiziani abbiano seguito gli Ebrei nella loro fuga attraverso il Mar Rosso verso la terra promessa: lo stesso nome di Mosè ha probabilmente un’origine egizia.

Le acque del Mar Rosso si aprono di fronte a Mosè

 

1.

LA CREAZIONE DEL MONDO

 

Quando Dio creò il cielo e la terra, nulla trovò intorno a sé, se non Tohu e Bohu, vale a dire il caos e il vuoto. L’abisso su cui lo spirito divino si librava era ricoperto dalle tenebre.

Il primo giorno della creazione, Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu.

Il secondo giorno, venne creato uno spazio celeste per separare le acque di sopra da quelle di sotto: e venne chiamato “cielo”.

Il terzo giorno Dio radunò le acque di sotto in un unico luogo, lasciando scoperto l’asciutto, cui venne dato il nome di “terra”; alle acque così radunate venne invece dato il nome di “mare.” Il Signore ordinò quindi alla terra di dar vita ai prati, alle erbe e agli alberi.

Il quarto giorno venne creato il sole, la luna e le stelle.

Il quinto giorno il Signore donò la vita ai pesci e agli altri animali acquatici.

Il sesto giorno Dio creò gli animali della terra, i rettili e il genere umano.

L’universo intero venne quindi creato in sei giorni; il settimo giorno, soddisfatto del suo lavoro, il Signore si riposò.[4]

Altri sostengono invece che, dopo aver creato il cielo e la terra, Dio formasse una nebbia umida per dare vita al giardino dell’Eden (il Paradiso Terrestre); solo successivamente venne ad esistenza il primo uomo, che venne chiamato Adamo, gli animali e per ultimo la donna[5].

Il giardino dell’Eden

Secondo un’altra versione, non confluita nella Genesi, Dio creo il cielo e le stelle con una sola parola di comando; in seguito, Egli si librò sugli abissi e, dopo aver cosparso di raggi luminosi le acque superiori, là edificò il proprio trono.

Mentre era intento all’opera della creazione, il Signore pose la terra su fondamenta inamovibili e, per fare ciò, affondò alcune montagne a mo’ di pilastri nelle acque dell’abisso.

Allora, le ribollenti acque inferiori si ribellarono e Tehom[6], la loro regina, minacciò di distruggere il lavoro creativo di Dio.

Montato sul suo carro di fuoco, il Signore fermò le ondate e scagliò raffiche di fulmini e saette contro i suoi nemici; dominate dalla voce tuonante di Dio, le acque si ammansirono e si dichiararono vinte; allora il Signore emise un ruggito di vittoria e le sottomise al suo volere; Egli decretò inoltre che Tehom dovesse rimanere per sempre rinchiusa dentro cancelli, sprangati con sbarre di ferro.

Da allora, Tehom è rimasta acquattata in sottomissione nella sua cavità, anche se Dio consente ogni tanto alle acque inferiori di scaturire poco a poco, inviando ruscelli o nutrendo le radici degli alberi; in un’unica occasione venne rimosso il sigillo che impedisce a Tehom di riprendersi il dominio del mondo e ciò è stato in occasione del Diluvio Universale.

Il Signore, allora, completò la creazione ed esiliò quindi Tohu e Bohu; ancora oggi, tuttavia, è possibile riconoscere Tohu come la sottile e grigia linea dell’orizzonte, da cui ogni sera nasce la tenebra. Bohu è, invece, il nome che viene dato alle pietre luccicanti sprofondate nell’abisso marino, dove sono in agguato terribili mostri marini.

Altri sostengono, infine, che in principio Dio creò numerosi mondi ma, non essendone soddisfatto, li distrusse uno dopo l’altro: migliaia di generazioni vennero cancellate senza che ne rimanesse alcun ricordo.

Dopo questi primi tentativi, Dio rimase solo e riconobbe che nessun mondo era degno di essere creato se non abitato da uomini capaci di pentimento. Per questo motivo il Signore creò la legge, il pentimento, il trono divino, il padiglione celeste, il giardino dell’Eden, la Gehenna (l’inferno ebraico) e il Messia.

Trascorsi due giorni divini (pari a duemila anni terrestri), Dio chiese alla legge: “Cosa accadrebbe se creassi un nuovo mondo?”. E la legge rispose: “Se un re non avesse armate né campi, su cosa potrebbe regnare? E se non vi è alcuno per lodarlo, quale onore potrebbe mai avere? Tuttavia, vi è il rischio che il mondo venga consegnato alla mercé di peccatori, dominati dal male”.

Dio ascoltò, approvò e disse: “Per questo motivo ho creato il pentimento, come rimedio al male; il trono divino, come sede del mio giudizio; il padiglione celeste, per assistere ai sacrifici della penitenza; il giardino dell’Eden, per premiare i virtuosi; la Gehenna, nel cui fuoco verranno puniti i peccatori; il Messia, per raccogliere gli esuli”. E fu così che il Signore diede inizio alla creazione del mondo.

Gehenna

Stranamente, i testi ebraici non fanno menzione della creazione degli Angeli, che vengono tuttavia citati come potenze celesti attente al volere di Dio, che siedono intorno a Lui e ne cantano incessantemente le lodi.

            Solamente in un testo apocrifo, il Libro dei Giubilei (detto anche “piccola Genesi”), si dice espressamente che tra le opere di Dio del primo giorno della creazione ci furono anche Spiriti e Angeli, che Egli preparò con la sapienza del Suo cuore.

            La tradizione successiva, confluita poi nel Cristianesimo, afferma che la creazione degli Angeli avrebbe avuto inizio nel momento primordiale in cui Dio, uscendo dal suo riposo eterno, compì il primo atto da Creatore.

 

2.

CREATURE ANCESTRALI

Si racconta che prima della creazione si ribellò a Dio il terribile Rahab, il Drago gigante[7]. Quando il Signore gli comandò di trangugiare tutte le acque del mondo, il mostro gridò: “Lasciami in pace, padrone dell’universo!”. Allora il Signore lo colpì a morte e ne fece sprofondare la carcassa negli abissi marini.

Altri sostengono invece che Dio avrebbe risparmiato il drago gigante; successivamente, il Signore avrebbe ordinato a Rahab di recuperare negli abissi marini il libro di Raziel, un compendio di tutto il sapere divino inizialmente dato al primo uomo e poi trafugato da angeli ribelli.

Rahab obbedì ma, in un secondo momento, si schierò dalla parte dei nemici di Dio, per cui il Signore lo trasse a riva con una rete gigante e pose un guardiano accanto al drago, che alla fine verrà condotto avanti al giudizio supremo.

Un’altra delle terribili creature che affliggono il mondo, secondo la mitologia ebraica, è il Leviathan dalle feroci zanne: raffigurato ora come una balena, ora come un coccodrillo (o come un orribile miscuglio di entrambi gli animali), è un essere dalla cui bocca sgorgano fiamme e fuoco; il suo cuore non conosce pietà e i suoi occhi emettono spaventosi raggi di luce.

Questo orribile mostro vaga a suo piacimento sulla superficie delle acque oppure si immerge negli abissi più profondi facendo ribollire il mare come una pentola. Persino le creature dei cieli temono il Leviathan.

Altri, tuttavia, sostengono che il Signore avrebbe domato il Leviathan, confinandolo in una caverna dell’oceano. Il gigantesco corpo del mostro è stato collocato sopra le acque inferiori, impedendo a Tehom di inondare la terra.

Behemoth fu invece la prima creatura terrestre creata; simile ad un enorme ippopotamo, ha la coda grossa come il tronco di un cedro e governa sulle creature della terra, così come il Leviathan domina su quelle del mare.[8]

Si dice che ogni anno, durante il solstizio d’estate, Behemoth si sollevi sulle gambe posteriori emettendo un ruggito spaventoso.

Le leggende sulla sorte di queste due creature sono molto diverse tra di loro. Alcuni sostengono che, inizialmente, Dio abbia inviato gli arcangeli Michele e Gabriele per sconfiggere queste creature immonde e che, vedendoli impotenti a domarle, abbia provveduto Egli stesso in prima persona.

Secondo un’altra versione, i due mostri si affronteranno nel giorno del giudizio. Dopo uno scontro che scatenerà un maremoto, le corna ricurve di Behemoth squarceranno Leviathan, che tuttavia ferirà a morte il suo avversario con le sue pinne aguzze. La carne di queste creature servirà per imbandire la mensa dei giusti, nel giorno del giudizio.

Behemot contro Leviathan

[1]    Citazione tratte da GRAVES-PATAI, I miti ebraici, Milano, Longanesi, 1980.
[2]    In GENESI, VII, 11-34, si legge: “Nell’anno seicentesimo della vita di Noè, il diciassette del secondo mese, in questo giorno si ruppero tutte le fonti del grande abisso e si aprirono le cateratte del cielo e la pioggia cadde sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti […] Fu così sterminato ogni essere esistente sulla faccia della terra, dall’uomo agli animali domestici, ai rettili e agli uccelli del cielo; tutto fu dunque sterminato sulla terra: rimase solo Noè e coloro che erano con lui nell’arca. E le acque rimasero alte sopra la terra per centocinquanta giorni” (citazione tratta da La Bibbia Concordataria – Antico Testamento – Pentateuco, Milano, Mondadori, 1995, pp. 48-49).
[3]    Altri studiosi sostengono invece che la cultura ebraica giunse a piena maturazione, sotto il profilo teologico, durante l’esilio babilonese, a seguito dei contatti con la religione dei Persiani.
[4]    La prima versione della creazione (Genesi, I, 1- II, 3) venne probabilmente composta a Gerusalemme dopo il ritorno dalla cattività babilonese e in essa Dio viene chiamato Elohim. L’eco della visione babilonese del mondo è evidente, soprattutto nella concezione negativa dell’acqua, che in Mesopotamia era sì fonte di vita ma anche causa di devastanti alluvioni; l’opera più complessa nella creazione di Dio, infatti, è proprio quella di dar ordine al cosmo, separando le acque di sopra da quelle di sotto; le acque di sopra sono quelle che, filtrando ogni tanto dalle aperture poste nella volta celeste (“cateratte”), producono le piogge.
[5]    La “seconda” Genesi, in cui Dio viene denominato “Yahweh”, è stata concepita in epoca antecedente all’esilio babilonese e risale, forse, al periodo di Re Salomone (Genesi, II, 4-22). È importante notare che quella accezione negativa dell’acqua che permeava la prima versione della creazione del mondo non sussiste in questo capitolo della Bibbia; l’ignoto autore delle storie sul giardino dell’Eden conosceva le privazioni che vivevano all’epoca gli abitanti della Palestina, una terra semidesertica afflitta da una grave penuria d’acqua: per questo il Paradiso Terrestre viene descritto come una terra fertile e lussureggiante, ricca di sorgenti.
[6]    È evidente, qui, il richiamo a Tiāmat, per la quale si rinvia al Capitolo III.
[7]    La descrizione di Rahab, il drago gigante, è sicuramente tratto dal poema mesopotamico Enuma Elish, per il quale si rinvia al Capitolo III.
[8]    Il Leviathan (noto anche come il Leviatano) e Behemoth richiamano le descrizioni contenute nei poemi egizi.

 

 

di Daniele Bello

 

Ottobre 17, 2017

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